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martedì 13 febbraio 2024

Desiderio di umanesimo acuito dalla visione di un film

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In greco il desiderio di una cosa che manca si dice oJ povqo~.
Nell’Odissea lo spettro di Anticlea, la madre di Odisseo, dice al figlio che non è stata la malattia a farla morire ajlla; so;~ povqo~ (XI, 202) ma la mancanza di te, il tormento dovuto alla tua assenza.
 
 Oggi in molti di noi soffriamo per la mancanza di umanesimo, di amore per l’umanità, di solidarietà tra gli umani.
Patisce questa mancanza soprattutto chi, vecchio oramai come chi scrive, ha vissuto in altri tempi e ha fruito e gioito di rapporti umani del tutto diversi da quelli attuali.
 Sono stati gli ultimi anni Sessanta e i primi Settanta gli anni d’oro della solidarietà diffusa tra gli umani. Poi le stragi hanno cambiato l’atmosfera e un poco alla volta questa si è saturata di paura, diffidenza, ostilità.
 
Faccio un esempio: nel luglio del 1972 ero in traghetto verso la Finlandia con un amico. Si avvicinarono alcuni giovani finlandesi e ci chiesero dove andassimo e dove avremmo dormito. Rispondemmo che avremmo cercato un albergo. Allora un ragazzo e una ragazza ci invitarono a passare la notte in casa loro: c’era posto e non dovevamo perdere tempo e denaro. Incredibile oggi. L’anno prima avevo chiesto a una ragazza che cosa volesse dire la parola amore per lei. “Significa amore umanistico- rispose- amore per l’umanità”. Era “di moda” allora, quando la moda non era sorella della morte e dell’odio, bensì era associata all’amicizia e all’amore.
 
Ieri sera ho visto un film che mi ha fatto ricordare quegli anni, belli non solo perché ero giovane. Green Border diretto da  Agnieszka Holland racconta di profughi siriani, afghani, e altri ancora, tormentati atrocemente nel territorio di confine tra Bielorussia  e Polonia dai poliziotti e dai cani a guardia di quella zona. Nuovi tormenti e nuovi tormentati rispetto a quelli cui siamo stati abituati e assuefatti qui in Italia.
 Durante le due ore del film si assiste con orrore e compassione a scene terribili di antiumanità assoluta. Per fortuna non mancano nemmeno là, in quella terra fredda e desolata, alcuni casi di solidarietà e alcune persone umane, donne in particolare, che cercano di aiutare i perseguitati.
I persecutori vengono aizzati da una propaganda menzognera che presenta come pericolosi terroristi o terribili untori quei disgraziati in fuga da paesi dove subivano altri mali. Molti di questi fuggiaschi vengono picchiati e non pochi perdono la vita.
Purtroppo questo odio reciproco, o per lo meno una vicendevole diffidenza, è diffusa oggi in diverse parti del mondo.
 
Concludo con alcune citazioni.
Nell’Eneide di Virgilio  Didone, la regina di Cartagine, rassicura i profughi troiani dicendonon ignara mali miseris  succurrere disco, Eneide, I, 630, non ignara del male imparo a soccorrere gli sventurati.   
 
Quindi Seneca:" Vivit is qui multis usui est, vivit is qui se utitur " (Epist. ad Luc, 60, 4) vive chi si rende utile a molti, vive chi si adopera.
E ancora :" Natura nos cognatos edidit cum ex isdem et in eadem gigneret. Haec nobis amorem indidit mutuum et sociabiles fecit. Illa aequum iustumque composuit; ex illius constitutione miserius est nocere quam laedi ". (Epist..  95, 52), la Natura ci ha messi al mondo come parenti, siccome ci ha fatti nascere con gli stessi elementi e per gli stessi fini. Questa ci ha ispirato un amore reciproco e ci ha fatti socievoli. Essa ha stabilito l’equità e la giustizia; secondo il suo ordinamento è cosa più triste offendere che essere offesi.
 L’ultima affermazione è ricavata dal Gorgia di Platone  dove Socrate dice a Callicle: Duo‹n oân Ôntoin toà ¢dike‹n te kaˆ ¢dike‹sqai  me‹zon mšn famen kakÕn tÕ ¢dike‹n,  œlatton d tÕ ¢dikesqai, essendo due i mali , il commettere ingiustizia e subirla, noi diciamo che è più grave il commetterla, meno il subirla.
  
Marco Aurelio, imperatore (161-180 d. C.)  e filosofo, scrive: noi siamo nati per darci aiuto reciproco ("pro;" sunergivan"), come i piedi, le mani, le palpebre, come le due file dei denti. Dunque l'agire  uno a danno dell'altro è cosa contro natura ("to; ou\n ajntipravssein ajllhvloi" para; fuvsin", Ricordi , II, 1).
 
Sentiamo un paio di autori moderni
 Questa idea  di humanitas  è stata e sarà ripresa nei secoli dei secoli : in Devotions upon Emergent Occasion di  John Donne (1572-1631)  leggiamo: "Nessun uomo è un'isola conclusa in sé; ogni uomo è una parte del Continente, una parte del tutto. Se il mare spazza via una zolla, l'Europa ne è diminuita, come ne fosse stato spazzato via un promontorio (…) la morte di qualsiasi uomo mi diminuisce, perché io appartengo all'umanità, e quindi non mandare mai a chiedere per chi suona la campana ("for whom the bell tolls "[1] ); suona per te.
 
L’odio reciproco dunque è contro natura per noi umani: ci viene inculcato da una propaganda infernale, fallace  e ci rende infelici
Sentiamo anche: Hermann Hesse che  scrive:" In nulla al mondo, infatti, io credo così profondamente, nessun'altra idea mi è più sacra di quella dell'unità, l'idea che l'intero cosmo è una divina unità e che tutto il dolore, tutto il male consistono solo nel fatto che noi, singoli, non ci sentiamo più come parti inscindibili del Tutto, che l'io dà troppa importanza a se stesso. Molto dolore avevo sofferto in vita mia" (La Cura , p. 77)
 
Concludo con l’idea della parentela reciproca di tutto quanto vediamo nel mondo. Non dovremmo mai dimenticarcene.
Platone scrive che tutta la natura è imparentata con se stessa (th'" fuvsew" aJpavsh" suggenou'" ou[sh", Menone, 81d).
 
Dostoevskij fa dire allo stariez Zossima che "il mondo è come l'oceano; tutto scorre e interferisce insieme, di modo che, se tu tocchi in un punto, il tuo contatto si ripercuote magari all'altro capo della terra. E sia pure una follia chiedere perdono agli uccelli; ma per gli uccelli, per i bambini, per ogni essere creato, se tu fossi, anche soltanto un poco, più leale di quanto non sei ora, la vita sarebbe certo migliore" (F. Dostoevskij, I fratelli Karamazov , libro III, capitolo 6.)
 
Questa è l’informazione che devo ai miei lettori, una controinformazione rispetto a quella divulgata dalla parte peggiore dei media.
 
 
Bologna 13 febbraio 2024 ore 10, 21 
giovanni ghiselli

p. s.
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[1] E', notoriamente, il titolo di un romanzo di  Hemingway, 1940

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