giovedì 1 febbraio 2024

Ilaria e Concita.

Leggo su “la Repubblica” di oggi un pezzo di Concita che mi è piaciuto molto.
E’ intitolato
Una maestra
Come Ilaria
Non ho  risparmiato critiche a questa giornalista quando ha scritto parole che non mi convicevano, o addirittura mi disturbavano, ma questa volta voglio elogiarla.
Come maestro approvo quanto scrive sulla maestra Ilaria.
 
Trascrivo alcune parole
“A differenza di Matteo Salvini io sarei invece molto contenta di avere avuto che i miei figli avessero maestri capaci di insegnare cosa sia credere in un’idea, il coraggio di esprimerla a viso aperto, difenderla anche e soprattutto quando non è l’idea della maggioranza”.
Lo stile non è ineccepibile ma il contenuto è ottimo.
Altre due parole di Concita: “E siccome insegnare significa prima di tutto incarnare, non si insegna che con l’esempio, sarei tranquilla di sapere i bambini guidati da qualcuno che mostra loro che cosa sia la responsabilità, che assumersela comporta sovente dei rischi” etc. Pagina 23
Mi fa piacere che una giornalista interna al sistema scriva queste parole forse anche un po’ rischiose.
Approvo del tutto  l’affermazione che si insegna con l’esempio.
A pagina 36 del medesimo giornale c’è una foto di Ilaria Salis che, pur ammanettata, sorride. In questa non ha il guinzaglio. E’ carina.
Se fosse stata mia collega in una delle scuole dove insegnavo le avrei detto: “brava per il tuo coraggio!”.
Il titolo di quest’altro articolo cita le parole della ragazza:
In cacere mi chiamano
Giovanna d’Arco
E il sottotitolo:
“Sono contenta per il clamore sollevato, ora mi seguono di più”
Sono contento anche io di vederti sorridente e rifiorita.
E sono contento della delusione certamente subita dagli sciacalli  e delle iene che vogliono gettare via la chiave di una prigione disumana dove è rinchiusa e maltrattata da mesi una giovane donna che non ha ancora avuto un processo.
 
Bologna 1 febbraio 2024 ore 19, 31 giovanni ghiselli.
p. s.
 
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