mercoledì 1 novembre 2023

Ifigenia LIII. la casa di Pesaro 4. E colpo e contraccolpo e pena su pena si posa

A. Feuerbach, Iphigenie (1862)
Dopo pranzo, fatti gli auguri alle zie, mi avviai verso la riva del mare, il confidente antico dei miei dolori e delle mie gioie. Come le montagne a Moena e la grande foresta
 nelle estati di Debrecen.
Soffrivo e cercavo di raccapezzarmi. Certo: la telefonata era stata quella di una nemica che voleva darmi pena. Rimuginavo cercando una via di uscita. Disprezzavo quella donna che aveva cercato di ingelosirmi, tuttavia avevo paura di perdere la ragazza che mi donava il suo corpo bello, sodo e mi riempiva di gioia  in alcune giornate.
Le mostruosità di quel solstizio andavano ribattute e sconfitte con la forza della delicatezza.
Dovevo imparare a impiegarla sempre durante le crisi. L’alternativa era la guerra con la nemica fino alla distruzione di uno dei due, o di entrambi gli amanti avvinti nella morte.
Giunsi sulla spiaggia dove mi rifugiavo fin da bambino quando la confusione rabbiosa delle persone di casa mi faceva scappare in cerca di quiete. D’estate mi confortavano i sorrisi del sole riflessi e immillati dal tremolare della marina.
Ma quel 24 dicembre il mare in burrasca era battuto da venti contrari tra loro che spingevano ad accavallarsi grandi onde giallastre, quindi a rompersi come mucchi di uova marce sul lido coperto di spazzatura e di bestie affogate, prive di vita e di memoria come palle coperte di pelo lurido e appiccicoso. Quel giorno la confusione sembrava eccessiva. Si sentiva un fragore come di urla gridate dal mare e dal vento. Mi tornavano in mente le tante liti sofferte fin da quando ero bambino: in casa, per strada, a scuola. Avevano maltrattato buona parte della mia persona: “dove i venti soffiano per possente necessità e colpo e contraccolpo e pena su pena ai posa. Dice queste parole la Pizia”. Le avevo lette in Erodoto e mi erano rimaste impresse nell’anima.
Quindi pensai: “travagliosa era mia vita: ed è, né cangia stile”
Trassi una strana consolazione da queste amicizie celesti.
 La letteratura mi salvava ancora una volta dalla disperazione.
Un compagno mi scuola poi collega mi ha sempre accusato di essere ipersensibile. “Meglio che rozzo e privo di carità come sei tu”, gli rispondo ancora
 
Bologna 1 novembre 2023 ore 16, 37 
giovanni ghiselli

p. s.
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