A. Feuerbach, Iphigenie (1862) |
Domandai a un’altra più intelligente perché suo marito l’avesse abbandonata.
“Perché io non gli piacevo più e ha trovato una che gli andava a genio”.
Quindi mi domandò di quanti amori avessi fruito io, giovanotto di belle speranze.
“Quattro speciali e una trentina banali” risposi
“Tra le speciali qual è stata quella davvero ottima?”
“Una collega finlandese, Elena dalle bianche braccia”, risposi
“Che cosa aveva di speciale?”
“Che era bella, buona e del tutto gratuita. Non voleva altro che essere amata e mi ha insegnato ad amare senza calcoli né secondi fini”.
Tra queste persone più attempate di me, soprattutto più stanche e disincantate, mi sentivo molto vitale, sebbene il rapporto con Ifigenia stesse togliendomi tante illusioni e speranze.
Infatti di notte mi svegliai per l’inquietudine. Ifigenia non era soltanto fonte di piacere e compiacimento ma anche causa di preoccupazioni. Avrei voluto conoscerla meglio. Per questo però avrei dovuto frequentarla di più e a quel punto della mia vita avevo capito che moltiplicare le ore di frequentazione non fa bene ai rapporti umani. Quando amavo le tre finlandesi ero contento che quelle ragazze avessero altro da fare durante le ore del giorno e tutto sommato mi attiravano anche perché sapevo che se ne sarebbero andate presto lontano, molto lontano da me. L’amore, anche il più bello, non è tanto amore di una persona bensì è incantamento davanti a una situazione speciale, è amore di amore. Forse potrebbe durare a lungo con una donna impegnata nella preparazione di un’opera simile o uguale a quella che riempie l’anima e il tempo del compagno. Una che avesse dentro un fuoco sacro simile al mio.
Ieri sera vedendo l’impegno delle ragazze cantanti e orchestrali impegnatissime nel preparare Le nozze di Figaro pensavo che forse avrei potuto amare una creatura siffatta. Ma con una donna in casa priva di forti interessi simili ai miei l’amore non reggerebbe alla prova di una settimana corta.
Ifigenia si faceva pensare tramite la gelosia. Un mezzo ordinario, scadente e distruttivo del bene velle anche se per qualche tempo poteva attizzare la libidine. Quella sera prima di andare a letto l’avevo cercata senza trovarla e l’avevo maledetta. Avevo poi incolpato me stesso per le pose da esteta assunte con lei spingendola a reagire in maniera analoga. Se era andata davvero così, potevo rimediare smettendo di posare al seduttore kierkegaardiano dal cervello esacerbato, o al superuomo nicciano che trasgredisce ognora la morale del gregge, o al libertino dannunziano che tante donne meravigliosamente conobbe.
Potevo cambiare parte e assumere quella del nuovo Socrate dedito al culto del Bene, all’ottimo maestro capace di suscitare energie morali in chi lo ascoltava.
Nell’anno che sta chiudendosi avevo fatto l’amore con 8 donne: un’insalata di femmine umane. “Nel 1979 mi dissi-cercherò di assumere un ruolo di amante serio attraverso un calcolo sobrio- nhvfwn logismov"- che mi porti a una stabilità affettiva”. Ma era un proposito che non teneva conto della reazione di Ifigenia. Costei durante l’estate farà saltare il mio piano annuale. Avevo fatto un calcolo ebbro.
Bologna 4 novembre 2023 ore 16, 37
p. s.
Sto guarendo: sono contenti i benevoli e dispiaciuti i malriusciti malevoli pieni di risentimento, rosi dall’invidia di ogni mio benessere
Rumpitur invidia, quod legimur quodque probamur:
Rumpatur, quisquis rumpitur invidia.
Marziale, 9, 97, 11-12. Crepa d’invidia poiché siamo letti e apprezzati. Crepi, chiunque crepa d’invidia.
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