domenica 26 novembre 2023

Ifigenia LXXV. Una collega simpatica. Est, est, est

A. Feuerbach, Iphigenie (1862)
La sera del 23 marzo ero di nuovo a Viterbo, questa volta in gita scolastica.

Ifigenia a Bologna si aspettava una telefonata che non potei farle. Quando la vidi un paio di giorni più tardi mi disse che aveva passato diverse ore vicina al telefono aspettando che la  chiamassi. Veramente ne venni ostacolato ma sappiamo tutti che se uno ha tanta voglia di fare una cosa come telefonare, trova il modo di farla. Dopo la cena in effetti mi ero messo in fondo a una piccola fila di giovani rumorosi in attesa del mio turno di fare la chiamata promessa.
A un tratto mi si accostò una collega  simpatica, Teresa, una cinquantenne ben messa e vispa davvero. Aveva in mano un grosso cartoccio grigio e un poco unto.
Disse: “vieni Gianni Ghiselli,  vieni con me: ti faccio assaggiare un’offa buona da impazzire.
“Cioè? Che cosa mi offri? Una prelibatezza locale, un lusso adatto a un ventre  erudito? Il mio è quasi analfabeta, abituato com’è a pane ordinario e rape cotte. Quando va bene un morso di cacio”, le dissi per stare al gioco.
“Una sorpresa” rispose a bassa voce protendendo l’offerta che mandava odore di porchetta molto pepata.
Ero incuriosito dalle mosse della donna che all’epoca consideravo troppo matura viro, ossia per il vir  che ero allora, non ancora trentacinquenne.
Salimmo dunque nella sua camera. Quando fui entrato, la signorina appoggiò l’involto sul tavolino, lo spalancò con mossa rapida, quasi felina e disse: “guarda che meraviglia! Mezzo chilo di porco cotto e drogato!”.
Mi venne in mente un capitolo dell’Ulisse di Joyce che stavo studiando: “Calipso, la colazione”
La vispa seguitò: “ Il cibo sciapo del ristorante non mi ha appagata. Sicché ho girato qui intorno cercando una rosticceria e ho trovato questa delizia.
Poi c’è una seconda prelibatezza: una bottiglia di vino vero, sostanziale, tre volte essenziale: Est, Est, Est di Montefiascone!” E lo tirò fuori dall’armadio posandolo sul tavolino accanto alla porchetta.
La cena era stata davvero modesta ma non mi ero meritato di più con il  movimento perciò non allungai le mani sulla carne di porco che pure mi piace. La collega invece prese il pezzo più grosso e pepato, quindi me lo allungò dicendo: tieni caro collega, ti offro il boccone più grande e più condito, un brano di carne sapida e palpitante:  sei giovane e snello: goditi la vita!”
Devo chiarire che questa donna era una brava insegnante e aveva una buona educazione. Era carina e umana. Quando parlava si teneva a metà tra l’ironica predilezione crepuscolare per le buone cose di pessimo gusto e il compiacimento felliniano della mostruosità stupefacente. Tutto con ironia.
Risposi che la sua ospitalità era regale, ma io non avevo fame. Ne avrei mangiato un pezzo il giorno dopo se me l’avesse serbato.
“Non sai  quello che perdi, ghiselli. La porchetta oltretutto è un ottimo afrodisiaco. Ovidio  nell’Ars amatoria consiglia :"bulbus et, ex horto quae venit herba salax/ovaque sumantur, sumantur Hymettia mella/quasque tulit folio pinus acuta nuces", tu me lo insegni ma io ti avverto che questo boccone è più efficace. Vero è però che tu con la splendida ragazza che hai tra le mani non hai bisogno di altri stimoli. Sicché non insisto. Il vino quintessenza però devi accettarlo.
“Sì volentieri, collega, compagna e cara amica Teresa”.
 
Bologna 26 novembre 2023 ore 17, 25 giovanni ghiselli.
p. s.
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Ne sono contento.

        

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