sabato 25 novembre 2023

Ifigenia LXXIV. Due lettere: una alla splendida Nike e una al primo fra tutti gli dèi

A. Feuerbach, Iphigenie (1862)
Cara Nike,

uso uno pseudonimo perché tu agli occhi miei significhi la Vittoria sulle tristezze  miei e su i mali  del mondo. Con te ho sconfitto tante precedenti miserie della mia vita. Negli ultimi anni, e l’estate scorsa in particolare,  mi sono disperso in parecchie relazioni prive di profondità emotiva e mentale comportandomi da festivus amasius non abbastanza attento ai sentimenti e all’umanità delle mie diverse amanti. Con te invece ho trovato un’intesa che ha modificato il mio sentimento amoroso rendendolo sensibile, delicato e vibratile come le ali di una farfalla.
Tu hai la forza della natura e scegliendo me hai donato  all’umbraticus doctor,  e pure al giocoliere erotico che ero, la forza di uno studioso vivo, l’efficacia di  un educatore egregio, la  soddisfazione di un uomo contento di sé, in quanto  molto contento di te”.
 
Ho riletto queste righe con attenzione e le ho copiate senza correggerle, anche se lo faccio sempre quando mi rileggo perché nel correggere le parole che ho scitto, correggo me stesso. Ma non ho voluto correggere il mio stato d’animo di quel momento felice   
Mi firmai e aggiunsi questo post scriptum: “Remissa erunt peccata mea multa quoniam dilexi multum, te dilexi  multum et diligo semper”.
Nel pomeriggio di quel 20 marzo, mentre ero seduto al tavolo del mio lavoro e vedevo il sole calare tra gli alberi delle colline, quindi sparire con un ultimo sorriso intorno alle 18, 10, scrissi una preghiera piena di gratitudine all’astro degno di farsi esempio di Dio[1]
dio, ti ringrazio perché sono sano, perché mi piaccio, perché amo Ifigenia.
Ti ringrazio per questa tua presenza nel cielo dopo le sei di sera, una borsa di studio dopo il buio dell’inverno -
Ti ringrazio per avere illuminato e svelato con i tuoi raggi santi me a Ifigenia e Ifigenia a me.
Oggi pomeriggio ho corso i 5000 metri. Ali sembravan le mie gambe snelle abbronzate e vivificate dalla tua luce eroica.  Dedico questa fatica gioiosa a te, Mente dell’universo, mio luminoso Signore.
Non posso nominarti senza gioia e riconoscenza.
Ti prego Signore del mondo, aiutami a diventare migliore, tu che sei il primo di tutti gli dèi, e nutri la vita. Conservami e accrescimi i magnifici doni elargiti dalla tua grazia che avrà la mia gratitudine in saecula saeculorum
 
Non ho cambiato nessuna di queste parole recuperate dal mio antico autografo dilavato e graffiato perché quello fu un giorno di tanta pienezza vitale e soddisfazione mentale che ho voluto ricordarlo come l’ho pensato vivendolo e buttandolo giù nel quaderno.
 
Bologna 25 novembre  2023 ore 19, 40.
 
p. s.
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[1] Cfr. Dante, Convivio, III, 12.

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