NOTTURNO di Gianfranco Rosi (2020) |
Questo frammento probabilmente faceva parte di un partenio recitato durante una festa notturna, e, da poesia di occasione, è divenuto un topos con un lungo seguito nella letteratura europea , tanto che non è il caso di fare l'elenco delle imitazioni. Si può notare che non mancano echi di formule omeriche, come del resto è di derivazione epica l'osservazione attenta del mondo della natura. Tale attenzione è conseguenza di un rapporto vivo con il mondo ed è rivolta alla quiete e all'armonia di un cosmo da cui l'uomo non è ancora escluso.
Il contrasto rilevato da Virgilio tra la quiete della natura e l’inquietudine di Didone invece si trova in Apollonio Rodio quando cala la notte che porta il desiderio del sonno a tutti ma non a Medea tenuta sveglia dal desiderio di Giasone: "quindi la notte portava la tenebra sopra la terra; nel mare i marinai fissarono l'Orsa Maggiore e le stelle di Orione dalle navi, e qualche viandante e custode di porte desiderava il sonno, e un denso torpore avvolgeva una madre di bambini morti; né c'era più abbaiare di cani per la città, né chiasso sonoro: il silenzio possedeva la tenebra che diventava nera. Ma il dolce sonno non prese Medea: molti pensieri la tenevano sveglia poiché le mancava Giasone e temeva la possente forza dei tori" (Le Argonautiche , III, 744-753).
Già in questo poeta (III sec. a. C.) alla natura forte e sana del lirico arcaico è succeduto un mondo che incornicia il dolore degli uomini. Quella madre di bimbi morti sembra anticipare vedove, orfani e simili creature che soffrono nelle poesie di Pascoli.
Dedico questo post alle madri di bambini e ragazzi uccisi durante le due guerre che sono ancora in corso, un corso empio.
Bologna 16 novembre 2023 ore 10, 23
giovanni ghiselli
p. s.
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