giovedì 30 novembre 2023

Ifigenia LXXVIII. Contro le droghe

A. Feuerbach, Iphigenie (1862)
Nell’ultimo pomeriggio della gita scolastica, a Montefiascone, ascoltai una ragazzina di una classe non mia, una che diceva di assumere droghe leggere.

Le domandai perché lo facesse.  Rispose che aveva iniziato per imitare una sua amica. Diceva che l’ammirava perché l’aveva trovata più degna di rispetto di tanti giovani che deplorano lo squallore della società però vi si adattano e combinano affari meschini. Parlava stancamente e con una tristezza che contrastava con lo scherzare  e il ridere degli altri adolescenti.
Cercai di dissuaderla dal procedere sulla via dell’autodistruzione.
Le dissi: “prova a osservare la vitalità delle gemme, dei fiori, i colori della terra e del cielo, la forza dei voli degli uccelli contenti, l’ordine dei movimenti del sole, e cerca di essere più naturale, più viva, più sana e più bella anche tu”. Mi ringraziò e promise che avrebbe cercato di emanciparsi.
 
Oggi penso che quanti si drogano lo fanno perché non trovano a casa né a scuola modelli di forza mentale, caratteriale  e di pulizia morale; viceversa la debolezza, il vuoto spirituale e la prepotenza di cui tanti adulti e ragazzi danno spettacolo osceno da diversi palcoscenici e pulpiti, contagiano gli animi dei poveri d’identità propria, la povertà più esposta al rischio della mortificazione cioè dell’indifferenza, antipatia, ostilità e in definitiva dell’odio per la vita.
 
La sera finalmente telefonai a Ifigenia dicendole che mi mancava  la sua presenza vitale e radiosa. Ne fu contenta e si rassicurò sul mio amore per lei. Fui certo a mia volta del suo per me. Rimasto solo, pensai che non mi avrebbe lasciato o tradito neppure se Giove stesso o Gesù Cristo in persona le avessero fatto la corte.
Invece un paio di anni più tardi mi abbandonò per seguire un fanfarone in una notte di mezza estate.
Ora so che questo è stato un bene, ma allora ne piansi al lume della luna, bianca sulla spiaggia e tremula sul mare di Riccione.
Ogni amore finisce quando non esiste più e non ha più ragione di essere.
Questo si dovrebbe insegnare agli uomini che ammazzano le donne stanche di loro. Chi mi ascolta e mi legge lo sa.
 
Bologna 30 novembre 2023 ore 12, 06
giovanni ghiselli.

p. s
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