Virgilio, mosso a compassione dal dolore di Didone abbandonata da Enea, e non volendo del resto incolpare il suo “eroe”, ritorce e fa ricadere sull'amore la maledizione indirizzate all’amante in fuga dall'amante abbandonata.
"Improbe Amor, quid non mortalia pectora cogis!" scrive il poeta protetto dal potere (Eneide, IV, v. 412), malvagio Amore, a cosa non spingi i petti mortali!.
E' un'apostrofe contro l'amore che viene messo allo stesso livello dell'auri sacra fames , la maledetta fame dell'oro che ha spinto il re di Tracia a sgozzare l'ospite Polidoro:"Quid non mortalia pectora cogis, auri sacra fames! " (Eneide , III, 56-57).
Commento: quello di Enea e Didone non è stato amore, almeno da parte del profugo troiano che, arrivato naufrago a Cartagine fuggendo da Ilio in fiamme, aveva bisogno della protezione della regina.
Dopo essere stato rifocillato e accolto nel talamo ha abbandonato la donna.
Auerbach trova addirittura grottesco il fatto che Dante nel Convivio interpreti "la separazione di Enea da Didone come allegoria della temperantia" (Studi su Dante, p. 73.)
Ma sentiamo Dante:"chiamasi quello freno Temperanza…E così infrenato mostra Virgilio, lo maggior nostro poeta, che fosse Enea, ne la parte de lo Eneida ove questa etade si figura; la quale parte comprende lo quarto, lo quinto e lo sesto libro de lo Eneida. E quanto raffrenare fu quello, quando, avendo ricevuto da Dido tanto di piacere…e usando con essa tanto di dilettazione, elli si partio, per seguire onesta e laudabile via e fruttuosa, come nel quarto de l'Eneida scritto è!" (Convivio, IV, 26).
L’amore di Virgilio del resto è come quello di Enea: amore della protezione ricevuta dai potenti.
Didone non è stata amata bensì strumentalizzata dalla spietatezza del “pius eroe” troiano.
Allora: le ragazze vanno messe in guardia anche da questo tipo di pseudo amore che di fatto è sfruttamento della giovane donna finché serve.
Gli pseudo amori finiscono sempre con i grandi dolori di chi si è lasciato ingannare. Un avvertimento che rivolgo ai giovani inesperti, ragazze e ragazzi. Quando un amante o un’amante- del tipo di Enea- se ne va non è il caso di suicidarsi ma è piuttosto il momento di fare festa: certi farabutti è molto meglio perderli che trovarli.
Lo scrivo per tutte le citte e i citti -i ragazzi e le ragazze come li chiamano a Sansepolcro- raggirati da profittatori o addirittura da pazzi criminali.
E aggiungo che è una truffa quella di chi vuole fare ricadere l’efferato delitto di un ragazzo su tutto il genere maschile.
E c’è una complicità in chi non condanna altre uccisioni come quelle causate dalle guerre o quelle dei lavoratori malpagati e non protetti nel lavoro.
Bologna 20 novembre 2023 ore 10, 42 giovanni ghiselli
p. s.
Statistiche del blog
All time1424771
Today371
Yesterday1593
This month8217
Last month8695
Nessun commento:
Posta un commento