venerdì 3 novembre 2023

Ifigenia LVII. “Mille torbidi pensieri/mi s’aggiran per la testa”

A. Feuerbach, Iphigenie (1862)
Il freddo chiudeva le nostre bocche imbavagliate dalle sciarpe e limitava la visione: ciascuno stava rinchiuso nel proprio giaccone: anche
 la testa e  gli interi visi cagnazzi tenevamo riparati dal gelo con i baveri alzati fino agli occhi. Pensavo fervidamente a Ifigenia per sentire un po’ di calore che mi salvasse la vita finché non avessi trovato un riparo. Immaginavo di tenere appoggiata la testa intirizzita tra le cosce di lei dove poteva rinvigorire e pensare alla vita non mortificata da quel ribrezzo mortificante.
Quindi sognavo di succhiare il suo seno traendone un latte dolce di amoroso conforto e di miele anche perché avevo fame siccome ero digiuno dalla sera prima secondo la mia frugale abitudine di non mangiare fino alle 9 di sera se durante il giorno non posso fare del moto impegnativo e dispendioso di calorie.
La deformità dei venti anni mi aveva  insegnato a non desiderare il cibo immeritato.
 
Ai pensieri amorosi del resto mentre si allungavano le ombre della sera precoce succedevano pensieri denigratori: “No, Ifigenia non è della mia levatura: è troppo frivola, vana, civetta: mi rende geloso. Un amore non deve essere un cancro”. Ogni tanto rivolgevo un sorriso agli amici Lidia e Silvano, ma senza smettere di redarguire da lontano l’amante assente: “Tu mi rendi geloso. Dai il tuo numero di telefono al primo tanghero che ti ferma per strada. Così mi disonori. Tu mi rendi furioso”.
Però poi mi correggevo: “No, fai come ti pare, tanto io non posso, non devo e non voglio sposarti. Tu non hai le qualità della moglie: non porti ordine in casa, ma un vento di turbinosa libidine. Mi riduci a una testa intronata colpita da folate violente. Tu sei adatta a fare l’amante a tempo determinato. Amante a perdere. Ora che sono lucido, mi dico: spero che ti innamori di un tanghero, magari esotico e che poi vada a vivere con lui, lontani da me: a Singapore per fare solo un esempio
Tu non sei la mia donna ideale, sei appena reale. Non puoi comprendermi. Non cape in quella tua angusta fronte né il pensiero mio né il mio sentimento”. Vagavo dalla desiderio amoroso al risentimento rancoroso.
Il fatto è che dopo l’abortimento deciso da Päivi con la mia vile acquiescenza mi sono messo a cercare compagne sempre più giovani per sostituire la creatura attesa dall’ultima donna che avevo amato, e con queste donne immature cercavo di arrestare l’inesorabile marcia del tempo che  mi calpestava.
Ifigenia del resto mi piaceva assai e tutto il mio pensarla malevolmente non poteva confutare il sentimento che di quella ragazza avevo bisogno come della luce del sole. Sentivo che la mia vita in sua assenza non era cosa salda e presente: era solo una larva dissanguata, un’ombra in un  crepuscolo invernale gelido come quello  che stavo vivendo nella desolazione e tra le contraddizioni.
 
Infine trovai un compromesso tra il desiderio e la paura di lei.
 
Bologna 3 novembre 2023 ore 11, 33 
giovanni ghiselli   

p. s
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