mercoledì 29 novembre 2023

La giusta misura - Est modus in rebus

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La giusta misura - Est modus in rebus -
mesovth~ -
La  stolta dismisura delle bocche senza freno.
 
Il modus,  la giusta misura è topicamente la quintessenza del rectum, in Orazio:"est modus in rebus, sunt certi denique fines,/quos ultra citraque nequit consistere rectum " (Satire , I, 1, vv. 106-107), c'è una misura nelle cose, ci sono limiti definiti dopotutto al di là e al di qua dei quali non può sussistere il giusto.
Per Seneca il modus si identifica sempre con la virtus: "cum sit ubique virtus modus " (De Beneficiis , II, 16, 2). Dietro questa concezione "vi sono secoli di filosofia ellenistica: la mesovth" - qualità o quantità o condizione  media - era stata peripatetica; la metriovth" la giusta misura era stata definita e propugnata dall'accademico Crantore, poi dal neostoico Panezio, il quale aveva avuto sulla morale della classe colta romana una grande influenza"[1].
 
 L'eccesso è la quintessenza di ogni male nella cultura greca classica.
La formulazione più chiara e sintetica è quella del Solone di Plutarco. Quando Creso, il pacchiano re barbaro  gli fece vedere i suoi cospicui tesori e gli chiese se conoscesse qualcuno più felice di lui,  nominò personaggi non famosi e non ricchi, ma "belli e buoni".  Allora Creso lo giudicò strambo (ajllovkoto") e zotico (a[groiko"), tuttavia volle  domandargli se lo mettesse in qualche modo nel novero degli uomini felici. Il legislatore ateniese quindi rispose: "Ai Greci, o re dei Lidi, il dio ha dato di essere misurati (metrivw" e[cein e[dwken oJ qeov"), e per questa misuratezza ci tocca una saggezza non arrogante ma popolare, non regale né splendida "[2]. Erodoto e Sofocle, in quanto seguaci della religione delfica condannano spesso la dismisura.
La stolta dismisura
Diamo la formula del Secondo Stasimo dell'Antigone:" Sia nel tempo prossimo sia nel futuro/come nel passato  avrà vigore/ questa legge: nulla di smisurato/ si insinua nella vita dei mortali senza rovina" (oujde;n e{rpei - qnatw`n brovtw/ pavmpoluv g j ejkto;~ a[ta~ vv. 611-614). - e[pei cfr. latino serpo
Anche il "sacrilego" Euripide considera questo valore: "ajcalivnwn stomavtwn - ajnovmou t j  ajfrosuvna" - to; tevlo" dustuciva, cantano le Baccanti  nel Primo Stasimo (vv. 387-389), di bocche senza freno, di stupidità senza misura, il termine è sventura.
 
Pensate la chiacchiera insignificante di quanti voglio mettersi in mostra  anche approfittando delle sventure. O anche alle contraddizioni dei politici i quali  ogni volta  che si esibiscono fanno una scena finalizzata ad accaparrarsi dei voti, cadendo pure in contraddizione. Sull’euro per esempio.
 
Più avanti il coro canta che Dioniso odia chi non si prende cura di tenere il cuore e la mente lontani dagli uomini straordinari[3]:ajpevcein prapivda frevna te ;;;;;;- perissw'n para; fwtw'n" (vv.427-428).
La virtù che consiste nell'evitare la dismisura si presenta in vari saggi della letteratura antica: ricordo il Catone Uticense della Pharsalia  celebrato da Lucano come uomo ricco di virtù in testa alle quali c'è quella serbare la giusta misura ("servare modum ", II, 381).
Secondo questa concezione, l'amore, in quanto dismisura, è vizio che può addirittura arrivare all'abominio di una Pasife, cui Sileno nella VI bucolica  rivolge un' apostrofe, carica di pathos simile a quella diretta a Coridone:"A, virgo infelix, quae te dementia cepit? " (v. 47).
Pasife del resto non era vergine quando il toro divenne il sui ganzo“ et Minos a bove victus erat” (Ovidio, Ars amatoria, I, 302), Minosse era stato superato dal toro
 
Bologna  30 novembre 2023, ore 10, 33 
giovanni ghiselli

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[1] A. La Penna, Orazio, Le Opere. Antologia , p. 16.
[2] Plutarco , Vita di Solone , 27.
[3] In Delitto e castigo  di Dostoevskij, "gli uomini si dividono in -ordinari- e -straordinari-.Quelli ordinari devono vivere nell'obbedienza e non hanno diritto di violare la legge, perché essi, vedete un pò, sono appunto ordinari. Quelli straordinari, invece, hanno il diritto di compiere delitti d'ogni specie e di violare in tutti i modi la legge, per il semplice fatto d'essere straordinari"(p.290).

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