Alcibiade fu allievo magari degenere di Socrate e
comunque, seppure in modo del tutto diverso, anche lui amò il rischio.
Tucidide racconta che aveva
passioni più grandi di quanto consentissero le sue ricchezze, sia per
l'allevamento dei cavalli, sia per le altre spese, e molti lo temevano per le sue stravaganze,
per la grandezza e l'eccentricità delle sue vedute (VI, 15).
D'Annunzio
ricorda questa descrizione di antimediocrità quando in Maia gli pone la domanda :"E qual gioia/ti parve più fiera?",
quindi gli attribuisce la risposta:"La gioia/d'abbattere il limite alzato".
Poi una seconda domanda: “qual fu il tuo buon
dèmone?”
“Lo
snello pantère versicolore” risponde : “Il rischio,/il rischio dagli occhi
irretorti”
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