Il manierismo è, come il classicismo, una forma ritmica della storia culturale europea. Chiarisco subito.
Se per questo eterno manierismo intendiamo la
coscienza da parte degli artisti della necessità di conoscere le forme e le
categorie delle precedenti esperienze artistiche e di accettarne, anche
creativamente, le possibili conseguenze, allora non è d'uopo aspettare il
periodo successivo al sacco di Roma da parte della "barbarie tedesca"
denunciata dal Guicciardini la cui Storia d'italia (scritta
tra il 1537 e il 1540) è tutta permeata dal clima epocale della disfatta.
Voglio dire che già Eschilo denunciava il proprio
manierismo quando
diceva che
le sue tragedie erano fette del grande banchetto omerico (Aijscuvlo" … o}" ta;" auJtou' tragw/diva" temavch ei\nai e[legen
tw'n JOmhvrou megavlwn deivpnwn"[1]);
e così pure Callimaco[2] scrivendo:
"ajmavrturon oujde;n ajeivdw"[3],
non canto nulla che non sia testimoniato.
Del resto "nelle "democrazie comunali"
e nei "principati" italici spesso in catastrofica contrapposizione
tra loro quello che risultava preminente era un modello culturale-ossia un modo
di sentire, di comportarsi, di presentarsi, di "sembrare" italiani,-
non politico"(Asor Rosa, Machiavelli e l'Italia, p.
119) .
Così i poeti
alessandrini della corte dei Tolomei d'Egitto erano greci culturalmente
riprendendo la maniera letteraria dei Greci, non politicamente. E pure Polibio
che ripeteva formule tucididèe in greco, era greco culturalmente ma
politicamente era romano, funzionale all'imperialismo romano
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