sabato 21 settembre 2019

Guicciardini, Machiavelli, Alberto Sordi e Papa Bergoglio



Uno dei Ricordi di Guicciardini (28)  dichiara: "Io non so a chi dispiaccia più che a me la ambizione, la avarizia e la mollizie de’ preti (…) Nondimeno el grado che ho avuto con più pontefici, m’ha necessitato a amare per el particulare mio la grandezza loro; e se non fussi questo rispetto, arei amato Martino Luther quanto me medesimo (...) per vedere ridurre questa caterva di scelerati a ‘ termini debiti, cioè a restare o senza vizi o senza autorità".    
Machiavelli dal canto suo dopo essere stato "segretario" della seconda cancelleria della Repubblica abbattuta dal ritorno dei Medici (1512) seguito (1513) dall'elezione a Papa (Leone X ) di Giovanni figlio di Lorenzo il Magnifico,  chiede  ineusastamente alla "magnificenzia" dei signori di Firenze, che lo avevano cacciato con carcere e tortura, la possibilità di servirli,  pur "se dovessino cominciare a farmi voltolare un sasso" 
Questa scissione fra etica e politica, fra pensiero e azione, è la conformazione mentale del nostro ceto dirigente e fa parte del modo di vivere della maggior parte degli Italiani ben rappresentati dal compianto attore cinematografico Alberto Sordi . 
Tanto è vero che un Papa del tutto diverso da quella scellerata caterva denunciata da Guicciardini, dico Francesco I,  Papa Bergoglio, riceve critiche e anatemi da più parti, comprese non poche della Chiesa cattolica occupata e disonorata tante volte anche non antiche da chierici farabutti. 
Certi Pontefici compresi.

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