Scrivo due righe di
ringraziamento alle generazioni di studenti di tutte le età cui ho insegnato
dal 1969 a
oggi.
Ieri sono andato alla
libreria Ambasciatori di Bologna per seguire la presentazione di un libro.
Il direttore Romano Montroni,
persona molto nota da decenni qui a Bologna, mi ha detto: “Sei stato un
mito per tanti tuoi ex studenti che mi hanno parlato di te”.
Vorrei chiarire per i
colleghi giovani quali possono essere le cause e gli ingredienti di un
risultato così bello e gratificante.
Il motivo è quello che si
trova nella dedica preposta da Niccolò Machiavelli al suo Principe: “non ho trovato intra la mia suppellettile cosa quale io
abbia più cara o tanto existimi quanto la cognizione delle azioni delli uomini
grandi imparata con una lunga esperienza delle cose moderne et una continua
lezione delle antique”.
Ho studiato
molto per attirare l’attenzione dei miei allievi, ma da giovane ho trovato anche il tempo di ingaglioffarmi con certe donne e
certi uomini o di angelicarmi e nobilitarmi con altre e altri .
Oltre la mente ho sempre
esercitato il mio corpo con la bicicletta e la corsa. Quasi sempre poiché tra i
19 e i 21 ho sofferto di un declino della mia identità, una vera degradazione mentale e fisica. Ingrassai di 15 chili.
Poi ho capito e ho detto a Dio e a me stesso: “redde me meo Ioanni”, rendimi al
Giovanni che sono. Tum denique delapsa
est deformis ac ferina facies (cfr. Apuleio, Metamorfosi, XI, 2 e 13). Mi aiutò il ’68, mi hanno aiutato le
donne e gli uomini buoni, ma soprattutto gli studenti a partire da quelli della
scuola media Ugo Foscolo di Carmignano di Brenta. Anche i migliori tra i
colleghi di là.
A scuola ho avuto subito
successo. Credo sia dipeso dal fatto che gli alunni vedevano in me la volontà di
informarli, di educarli, di aiutarli a crescere, poi, a mano a mano che crescevo
con questi ragazzini che a loro volta mi curavano l’anima, le mie lezioni
acquistavano spessore, potenza, e sprizzavano non solo informazione ma anche
vitalità. Sapevano di studio e pure di vita.
Benedico e ringrazio le non
poche donne, i diversi amici, i tantissimi
allievi e alcuni colleghi che mi hanno aiutato. Sono grato alla scuola che mi ha
dato tutto.
Continuerò a impegnarmi per l’educazione
dei giovani fino al mio ultimo giorno. Spero di morire insegnando o scalando
una salita con la bicicletta, comunque dando e ricevendo sempre amore.
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