Ribadisco che sono contro l’ergastolo, una pena
più dura di quella capitale e tale che esclude la “rieducazione del condannato”
prescritta dall’Art. 27 della Costituzione nostra. Trenta anni di carcere sono
una pena sufficiente anche per i delitti peggiori. Oggi aggiungo che tali
crimini riguardano non solo le donne giovani uccise da maschi
frustrati, idioti, ignoranti e criminali, ma pure tanti vecchi-uomini e
donne-bambine e bambini. Allora una sentenza di condanna del delitto non deve
essere, come scrive in prima pagina “la Repubblica” di oggi 12 settembre- una “sentenza
per tutte le donne”, ma una sentenza per tutti noi, donne e uomini.
Tolto l’ergastolo, credo che tutti gli omicidi
debbano essere severamente puniti con anni di carcere diversi, comunque
parecchi. Invece uccidere con le automobili pedoni e ciclisti è reso praticamente “licito in nostra legge e
costume”, le stragi di Stato sono coperte dal segreto e i mandanti non sono mai
stati individuati. Penso a un uomo nobile e antico come Aldo Moro lasciato
ammazzare dalla “ragion di Stato” che dovrebbe essere la vita dei cittadini. Penso
a quelli indicati come autori di tale crimine e rei confessi quali mani armate. Costoro hanno avuto pene irrisorie e
sono stati pure corteggiati dai media. Sicuramente quali sicari utili, se pure
sono stati loro. Comunque non si è fatta nessuna chiarezza.
Le sentenze dunque non devono essere per tutte
le donne come proclama il quotidiano più venduto in Italia, ma per tutti noi. Io
vorrei sentenze giustamente dure contro chi ha ucciso fior di intellettuali
come Pasolini e Moro, contro chi ha massacrato o mutilato centinaia di persone
con le stragi, a partire da quella del dicembre del ’69 attribuita dopo poche
ore a Pietro Valpreda.
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