NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

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martedì 17 settembre 2019

Personata felicitas, Felicità mascherata




Seneca Ep. 80
La felicità di molti, specialmente quella dei potenti e dei ricchi è mascherata e recitata, non è reale.
Horum qui felices vocantur hilaritas ficta est aut gravis et suppurata tristitia ( Seneca Ep. 80, 6), la gaiezza di costoro  che sono chiamati felici è finta o è una pesante e incancrenita tristezza, anche se per loro necesse est agere felicem, è necessario recitare la parte dell’uomo felice. 
Questo humanae vitae mimus, farsa della vita umana, assegna dei ruoli.  .
 Omnium istorum personata felicitas est. Contemnes illos si dispoliaveris- ( 8), la felicità di tutti questi è mascherata. Li riterrai di poco conto se li avrai smascherati.


Felicità è vivere secondo natura. Osservare la terra madre, sollevare gli occhi dai propri piedi e guardare il cielo.
"Il destino dell'uomo è inserito nell'ordine divino del mondo; e quando l'ordine divino e il disordine umano vengono al cozzo, si sprigiona la scintilla della tragedia"[1].

Secondo i maestri Stoici la felicità consiste nel vivere razionalmente, secondo natura (kata; fuvsin), secondo virtù (kat j arethvn)  e in modo coerente.

Seneca ribadisce che vivere secondo natura per gli uomini è vivere secondo ragione: sequitur autem ratio naturam. "Quid est ergo ratio?" Naturae imitatio. "Quod est summum hominis bonum?" Ex naturae voluntate se gerere. (Ep. 66, 39), la ragione segue la natura. Che cosa è dunque la ragione? Imitazione della natura. Qual è per l'uomo il sommo bene? Comportarsi secondo la volontà della natura.


Ricorro a  Dostoevskij per significare che uno stato d’animo attento alla natura e favorevole alla vita prova gioia nell'osservarla e nel sentirne la presenza in sé:" Io non so come sia possibile passare accanto a un albero e non sentirsi felici di vederlo. Parlare con una persona e non essere felice di volerle bene! Oh, io non so esprimere bene i miei sentimenti (...) ma quante cose belle vediamo ad ogni pie' sospinto, belle al punto che l'uomo più abbietto non può che vederle sempre belle? Guardate un bambino, guardate l'alba divina, guardate come cresce un fuscello, guardate negli occhi che vi guardano a loro volta e vi vogliono bene."[2]. 




[1]        V. Ehrenberg, Sofocle e Pericle  (1956),  p. 40.
[2]        L'idiota  (del 1869),  parte quarta, capitolo settimo (p. 700)

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