NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

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venerdì 27 settembre 2019

La conoscenza degli autori greci e della loro lingua salva la vita



 Il greco salva la vita: Plutarco (Vita di Nicia: Euripide che emancipa dalla schiavitù) e Canetti (La lingua salvata).
Per invogliare i giovani allo studio delle lingue cosiddette morte si può  raccontare un episodio dal quale risulta che la conoscenza della lingua e della letteratura greca salvano la vita. Nella Vita di Nicia  Plutarco narra che alcuni Ateniesi finiti nelle Latomie di Siracusa "kai; di j Eujripivdhn ejswvqhsan" (29, 2), si salvarono anche grazie ad Euripide. Infatti i Greci di Sicilia amavano il tragediografo e desideravano citarlo. Alcuni dei superstiti da quella catastrofe dunque, tornati a casa, andarono ad abbracciare affettuosamente Euripide e raccontarono che erano stati affrancati dalla loro schiavitù "ejkdidavxante" o{sa tw'n ejkeivnou poihmavtwn ejmevmnhnto" (29,4) poiché avevano insegnato quanto ricordavano dei suoi drammi. 
Plutarco nella Vita di Lisandro (15) racconta che nel 404, dopo la sconfitta di Atene, Lisandro imponeva la distruzione delle mura agli Ateniesi e questi riluttavano. Allora un tebano Erianto, propose di radere al suolo la città. Poco dopo i condottieri vincitori si riunirono in un convito e un focese cantò la parodo dell’Elettra di Euripide. Plutarco ne cita i primi due versi
Jj Agamevmnono" w\ kovra , h[luqon,  Helevktra Poti; sa;n ajgrovteiran aujlavn (167-168), o figlia di Agamennone, Elettra, sono venuta alla tua dimora di campagna
All’udire il focese che recitava Euripide, tutti si intenerirono e sembrò loro un atto crudele eliminare una città che produceva uomini tanto grandi

In effetti lo studio di Euripide e di autori significativi può avviare tante persone sulla strada dell'emancipazione.
Elias Canetti racconta che il nonno di sua madre una volta, "mentre era a dormire in coperta", in un battello sul Danubio "aveva udito due uomini che, parlottando tra loro in greco, stavano progettando un omicidio". Ebbene, grazie alla conoscenza di questa nostra amatissima lingua, l'uomo poté denunciare la trama assassina "e quando i due delinquenti arrivarono per compiere la loro impresa, subito furono agguantati". Sicché l'autore comprese subito quanto fosse importante padroneggiare le lingue:"con la conoscenza delle lingue si poteva salvare la propria esistenza e anche quella altrui"[1].
Non il greco e il latino dunque sono lingue morte , bensì la ciancia dei più che imitano il linguaggio ingannevole della pubblicità.


[1] E. Canetti, La lingua salvata  (del 1977), p. 46.

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