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mercoledì 11 settembre 2019

Menzogne e verità nel mito


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Le Muse dell'Olimpo si presentarono a Esiodo con queste parole : “noi sappiamo dire molte menzogne simili al vero, ma sappiamo, quando vogliamo anche far sentire la verità”[1].

Pindaro Olimpica I
Certo sono molti i portenti, e in qualche modo, credo, anche le favole (mu'qoi)
diceria dei mortali oltre la verità,
intarsiate di variopinte bugie-deidadalmevnoi yeuvdesi pokivloi"
traggono in inganno ( ejxapatw'nti, vv. 43-47).

Cfr. la Sfinge dell’Edipo re di Sofocle: “Ai versi 130-131 Creonte dice:"La Sfinge dal canto variopinto (hJ poikilw/do;"  Sfivfx) ci spingeva a guardare/quello che era lì tra i piedi, e a lasciare perdere quanto non si vedeva (tajfanh'). Se identifichiamo quest'ultima parola con i fatti dello spirito, o con le idee di Platone, non visibili attraverso i soli occhi del corpo, soprattutto quando sono rivolti in basso, e "quello che era lì tra i piedi", ossia "to; pro;" posi;", con gli oggetti terreni e materiali, ecco che il canto della ragazza alata (v.508) significa un invito a nozze per l'eterno filisteo, per "l'uomo privo di ogni bisogno spirituale", o "  a{mouso" ajnhvr" che dire si voglia. La pubblicità, come ho detto più volte, è la Sfinge dei nostri tempi.

Da Esiodo  sono prediletti i miti che esprimono la concezione pessimistica e realistica della classe contadina: il mito di Prometeo (in entrambi i poemi), con il quale il poeta trova risposta al problema del lavoro e della pena;
il mito delle cinque età del mondo (Opere);
 il mito di Pandora (Opere e Teogonia) dal quale traspare un apprezzamento crudo e malevolo della donna.
Zeus si era sdegnato poiché Prometeo l’aveva ingannato"ejxapavthse"(Opere, 47-48). Una volta gli uomini potevano vivere senza lavorare, ma Zeus li punì per colpa di Prometeo: nascose il fuoco, kruvye de; pu'r (50) che poi Prometeo rubò. Così il Cronide decise che agli uomini in cambio del fuoco avrebbe dato un malanno: "Toi'" d& ejgw; ajnti; puro;" dwvsw kakovn", 57.  
Quindi Zeus comandò a Efesto di mescolare terra con acqua formando un incantevole corpo di vergine simile nel volto alle dèe immortali;
Atena dovette insegnarle l'arte di tessere la variopinta tela, quindi le diede il cinto e gli ornamenti;
le Grazie e la Persuasione le posero collane d'oro intorno al collo;
le Ore la incoronarono con i fiori di primavera;
Afrodite ricevette l’ordine di versarle sul capo la grazia e la passione struggente"cavrin () kai; povqon ajrgalevon (66) con gli affanni che fiaccano le membra.
Cfr. Teogonia, 120-121:  [Ero" ( ...) lusimelhv".
Ermes dovette infondere in lei un animo sfacciato (kuvneon novon, da cane) e un costume da ladro ( kai; ejpivklopon h\qo", Opere, 67), menzogne, discorsi seducenti e un carattere scaltro.
 Inoltre il messaggero Argifonte le diede la parola  e la chiamò Pandora poiché tutti le avevano dato un dono (81). Ma era una sciagura (ph'm j, 82) per gli uomini che mangiano il pane
 Epimeteo non ascoltò il consiglio di Prometeo di non accettare doni da Zeus e si lasciò rifilare Pandora. Ella tolse il coperchio dell'orcio "pivqou mevga pw'ma" e fece disperdere i mali che vi stavano racchiusi. Dentro rimase solo la Speranza (96), forse un male anche questo.
 Le malattie arrivano agli uomini tacitamente (sigh'/) poiché metiveta Zeuv"  ha tolto loro la parola (Opere, 104).
La donna dunque per Esiodo è una cosa bella e cattiva: "kalo;n kakovn" (Teogonia, 585), un malanno bello. Le donne sono esperte di opere malvagie (Teogonia, 601 sgg.), e chi sposa una donna cattiva ha un'angoscia costante e il  male è senza rime. dio kai; ajnhvkeston kakovn ejstin (612). Del resto Esiodo non escludo che un uomo possa avere un destino di nozze con una moglie bione e saggia compensando il male con il bene (Teogonia, 608-609).

Considerare la donna causa di ogni male è un apprezzamento estraneo alle concezioni cavalleresche. La Nausicaa di Omero paragonata da Odisseo al   virgulto ammirato con meraviglia e spirito religioso presso l'altare di Delo (Odissea, VI, 162-163), è più simile alla donna angelicata di Dante: "e par che sia una cosa venuta/da cielo in terra a miracol mostrare"(sonetto Tanto gentile della Vita Nuova).


[1] Esiodo, Teogonia , vv. 27-28.

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