C. Brancusi, Il bacio |
Alle donne
che ho amato e a quelle che amerò
Leopardi
nella Storia del genere umano sostiene che il massimo della
felicità e della forza amorosa è concessa da "Amore, figliuolo di Venere
Celeste". E spiega: “Quando viene in sulla terra sceglie i cuori più
teneri e più gentili delle persone più generose e magnanime; e quivi siede per
breve spazio; diffondendovi sì pellegrina e mirabile soavità, ed empiendoli di
affetti nobili e di tanta virtù e fortezza, che eglino allora provano, cosa del
tutto nuova nel genere umano, piuttosto verità che rassomiglianza di
beatitudine. Rarissimamente congiunge due cuori insieme, abbracciando l'uno e
l'altro a un medesimo tempo e inducendo scambievole ardore e desiderio in
ambedue; benché pregatone con grandissima istanza da tutti coloro che egli
occupa: ma Giove non gli consente di compiacergli, trattone alcuni pochi;
perché la felicità che nasce da tale beneficio è di troppo breve intervallo
superata dalla divina. A ogni modo, l'essere pieni del suo nume vince per sé qualunque
più fortunata condizione fosse in alcuno uomo ai migliori tempi".
A proposito
di Giove che non consente vediamo il discorso di Aristofane nel Simposio di
Platone (189 c 2-193 e 2).
Il grande
commediografo si esprime per immagini e, con un'antropologia fantastica,
interpreta Amore come nostalgia della totalità della natura umana. Ogni persona
è una creatura dimidiata che tende a ricongiungersi con la metà da cui è stata
divisa. Una bella immagine significativa di questa sofferta dicotomia rappresenta
ciascuno di noi mortali quale la metà del segno di riconoscimento di un essere
umano in è stato diviso come le sogliole: “e{kasto" ou\n hJmw'n ejstin
ajnqrwvpou suvmbolon, a{te tetmhmevno" w{sper aiJ yh'ttai", quindi ognuno cerca l'altra
metà del segno di se stesso: "zhtei' dh; ajei; to; auJtou'
e{kasto" suvmbolon" (191
d).
" It
was like the two halves of a countersign”, era come fossero le
due metà d'un segno di riconoscimento"[1].
In origine
gli uomini erano doppi rispetto a oggi: ciascuno costituiva un intero (o{lon 189d) di forma sferica con
quattro mani, quattro gambe e due facce uguali. Inoltre i sessi erano tre:
quello maschile che traeva origine dal Sole, quello femminile che derivava
dalla Terra e quello misto, l'androgino, di origine lunare, costituito dalla
natura maschile congiunta con quella femminile.
Dai primi
due tagliati a metà sono derivati gli omosessuali, maschi e femmine, dal terzo
gli eterosessuali poiché ciascuno tenta di ricomporre l'unità fratturata
cercando ciò che gli è congenere.
Zeus tagliò
l’intero di forma sferica che eravamo (to; ei\do" strovggulon), 189e) siccome quelle sfere
erano deina; per forza e per vigore th; ijscu;n kai; th;n rJwvmhn e avevano grande superbia e,
come Oto e Efialte in Omero (Odissea XI, 305-320), tentarono di
scalare il cielo per assalire gli dèi.
Perché
Leopardi e Orwell con Platone? Che cosa c'entrano? La talpa che si limita
a masticare radici non lo vede e non lo capisce. Alle mie donne questo
comparativismo piaceva pure prima che diventasse di moda. Le mie amanti
migliori vennero affascinate anche dalle mie citazioni. Fino a tutti gli
anni Settanta nella scuola invece faticavo a sopravvivere, tra mille difficoltà,
per questo mio metodo nuovo per gente che limita lo studio ai tecnicismi e non
legge.
Mi confortava e mi aiutava a non cedere - T. S. Eliot.
In una
recensione all'Ulisse di Joyce[2] il
poeta di The Waste Land chiamò mythical method,
metodo mitico, questo "maneggiare continui parallelismi tra la
contemporaneità e l'antichità (…) un modo per controllare e ordinare, per dare
una forma e un significato a quell'immenso panorama di futilità e anarchia che
è la storia contemporanea".
Si tratta di
una sistematica collazione tra frammenti della realtà contemporanea e i loro
paradigmi mitici che tagliano perpendicolarmente tutta la storia.
La teoria
degli archetipi di Jung fu elaborata, non per caso, in questo stesso periodo.
Quelli che
non conoscono più nemmeno la grammatica e i paradigmi, ora che il metodo
comparativo è di moda, menzionano a vanvera nomi di autori e titoli di libri
che non hanno letto e quindi non sono in grado di ricordarne nemmeno un
pensiero, tanto meno di citarne una frase bella, molto significativa. Voglio
dire che i tecnicismi come primo gradino sono necessari.
Sono un
mezzo però, non un fine.
Saluti e
baci
Nessun commento:
Posta un commento