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mercoledì 11 settembre 2019

Il mito dell’amore in Leopardi, Platone, Orwell



C. Brancusi, Il bacio
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Alle donne che ho amato e a quelle che amerò

Leopardi nella Storia del genere umano sostiene che il massimo della felicità e della forza amorosa è concessa da "Amore, figliuolo di Venere Celeste". E spiega: “Quando viene in sulla terra sceglie i cuori più teneri e più gentili delle persone più generose e magnanime; e quivi siede per breve spazio; diffondendovi sì pellegrina e mirabile soavità, ed empiendoli di affetti nobili e di tanta virtù e fortezza, che eglino allora provano, cosa del tutto nuova nel genere umano, piuttosto verità che rassomiglianza di beatitudine. Rarissimamente congiunge due cuori insieme, abbracciando l'uno e l'altro a un medesimo tempo e inducendo scambievole ardore e desiderio in ambedue; benché pregatone con grandissima istanza da tutti coloro che egli occupa: ma Giove non gli consente di compiacergli, trattone alcuni pochi; perché la felicità che nasce da tale beneficio è di troppo breve intervallo superata dalla divina. A ogni modo, l'essere pieni del suo nume vince per sé qualunque più fortunata condizione fosse in alcuno uomo ai migliori tempi".

A proposito di Giove che non consente vediamo il discorso di Aristofane nel Simposio di Platone (189 c 2-193 e 2).
Il grande commediografo si esprime per immagini e, con un'antropologia fantastica, interpreta Amore come nostalgia della totalità della natura umana. Ogni persona è una creatura dimidiata che tende a ricongiungersi con la metà da cui è stata divisa. Una bella immagine significativa di questa sofferta dicotomia rappresenta ciascuno di noi mortali quale la metà del segno di riconoscimento di un essere umano in è stato diviso come le sogliole: “e{kasto" ou\n hJmw'n ejstin ajnqrwvpou suvmbolon, a{te tetmhmevno" w{sper aiJ yh'ttai", quindi ognuno cerca l'altra metà del segno di se stesso: "zhtei' dh; ajei; to; auJtou' e{kasto" suvmbolon" (191 d).
It was like the two halves of a countersign”,  era come fossero le due metà d'un segno di riconoscimento"[1].
In origine gli uomini erano doppi rispetto a oggi: ciascuno costituiva un intero (o{lon 189d) di forma sferica con quattro mani, quattro gambe e due facce uguali. Inoltre i sessi erano tre: quello maschile che traeva origine dal Sole, quello femminile che derivava dalla Terra e quello misto, l'androgino, di origine lunare, costituito dalla natura maschile congiunta con quella femminile.
Dai primi due tagliati a metà sono derivati gli omosessuali, maschi e femmine, dal terzo gli eterosessuali poiché ciascuno tenta di ricomporre l'unità fratturata cercando ciò che gli è congenere.
Zeus tagliò l’intero di forma sferica che eravamo (to; ei\do" strovggulon), 189e) siccome quelle sfere erano deina; per forza e per vigore th; ijscu;n kai; th;n rJwvmhn e avevano grande superbia e, come Oto e Efialte in Omero (Odissea XI, 305-320), tentarono di scalare il cielo per assalire gli dèi.
Perché Leopardi e Orwell con Platone?  Che cosa c'entrano? La talpa che si limita a masticare radici non lo vede e non lo capisce. Alle mie donne questo comparativismo piaceva pure prima che diventasse di moda. Le mie amanti migliori vennero affascinate anche dalle mie citazioni. Fino a tutti gli anni Settanta nella scuola invece faticavo a sopravvivere, tra mille difficoltà, per questo mio metodo nuovo per gente che limita lo studio ai tecnicismi e non legge.

Mi confortava e mi aiutava a non cedere - T. S. Eliot.
 In una recensione all'Ulisse di Joyce[2] il poeta di The Waste Land chiamò mythical method, metodo mitico, questo "maneggiare continui parallelismi tra la contemporaneità e l'antichità (…) un modo per controllare e ordinare, per dare una forma e un significato a quell'immenso panorama di futilità e anarchia che è la storia contemporanea".
Si tratta di una sistematica collazione tra frammenti della realtà contemporanea e i loro paradigmi mitici che tagliano perpendicolarmente tutta la storia.
La teoria degli archetipi di Jung fu elaborata, non per caso, in questo stesso periodo.
Quelli che non conoscono più nemmeno la grammatica e i paradigmi, ora che il metodo comparativo è di moda, menzionano a vanvera nomi di autori e titoli di libri che non hanno letto e quindi non sono in grado di ricordarne nemmeno un pensiero, tanto meno di citarne una frase bella, molto significativa. Voglio dire che i tecnicismi come primo gradino sono necessari. 
Sono un mezzo però, non un fine.
Saluti e baci
  



[1]        G. Orwell, 1984, parte II capitolo 4 8p. 153 inglese, 155 italiano. .
[2]        Ulysses, Order and Myth", "The Dial", nov. 1923.

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