Cari lettori, vi presento un paio di citazioni da due tragedie di
Euripide quale controcanto rispetto a quanto scrivono da secoli sulle donne gli
autori maschi, spesso frustrati, talora finiti suicidi. le traduzioni, come sempre sono mie.
Euripide
Medea
(del 431). Il coro è costituito da donne
di Corinto
Primo Stasimo
Prima strofe (vv. 410-420)
Verso l'alto scorrono le sorgenti dei sacri fiumi,
e giustizia e ogni diritto a rovescio si torcono.
Sono di uomini i consigli fraudolenti, e la fede
negli dèi non è più ferma ajndravsi me;n dovliai boulaiv,
qew'n d j
oujkevti pivsti" a[rare
La fama
cambierà la mia vita al punto che avrò gloria:
arriva onore alla razza delle donne; e[rcetai tima; gunaikeivw/ gevnei
non più una fama maligna screditerà le donne-oukevti duskevlado" favma
gunai'ka" e{xei-.
Prima antistrofe (vv 421-430)
E le Muse degli antichi poeti smetteranno
di celebrare la mia infedeltà
mou'sai de; palaigenevwn lhvxous
j ajoidw'n
ta;n ejma;n ujmneu'sai
ajpistosuvnan-
Infatti Febo signore del canto
non accordò nel
nostro spirito
suono ispirato di lira: poiché avrei intonato un inno
di risposta
alla razza dei maschi. Una lunga età ha
molte cose da dire sul nostro ruolo e quello degli
uomini. 430
Euripide Ione (del 411?) terzo stasimo, seconda antistrofe.
Il Coro è formato da ancelle di Creusa che è rimasta incinta in seguito
a una violenza subita da Apollo.
Il coro si rivolge ai poeti
che “cantano con inni dal fragore maligno-duskelavdoisi u{mnoi" (v.1091) i nostri letti, e le
nozze illegittime, empie di Cipride; guardate
quanto superiamo in virtù la stirpe ingiusta degli uomini maschi. Un canto contrario
di poesia vada contro i maschi-palivmfamo" ajoida;- kai; mou's j eij" a[ndra" i[tw-
(vv 1090-1097)
Breve commento
Euripide rappresenta donne deinaiv,
terribili
e meravigliose, femmine umane al cui confronto i maschi-come Giasone per
esempio-sono dei miserabili, eppure c’è chi lo considera ancora un
antifemminista, una fama cattiva che risale ad Aristofane (cfr. le Tesmoforiazuse in particolare )
Ciò succede agli uomini che
amano davvero le donne e per questo motivo distano assai dai luoghi comuni
degli maschi comuni che non poche volte si sposano per dissimulare la loro
omosessualità latente o praticata. Per uno che ama davvero le donne è molto più
difficile ammogliarsi, quasi impossibile.
Chi lo fa, anche se non è
proprio sodomita, passa spesso le serate con gli amici maschi giocando a carte
o guardando le partite di calcio. Chi non impiega parte della propria vita in
siffatti passatempi, che mostrano il bisogno di eccitazione della volontà ed
esprimono benissimo “l'aspetto lamentevole dell'umanità"[1] viene considerato un effemminato
da quei giocatori, i maschi veri, i maschi doc.
Infatti noi amantissimi delle donne siamo filogini e ginofili in quanto ci sentiamo molto più simili alle femmine umane che ai maschi.
E’una tesi, rovesciati i termini, analoga a quella del
personaggio Pausania del Simposio di
Platone (180 c
4-185 c 3).
Baci
gianni
Nessun commento:
Posta un commento