Demetrio I "Poliorcete" |
Scrivo questo breve pezzo contro la
malevolenza antiumana che, unita alla disperazione, può portarci perfino al
cannibalismo, se non altro a quello morale.
Siamo assediati da un Poliorcete
davvero tremendo: il virus nella cui corona siede beffarda la morte schernendo
il nostro stato e ghignando alle nostre contese per il denaro e per il potere.
Ebbene faccio un appello perché si
giunga alla concordia e alla benevolenza reciproca, all’aiuto degli uni per gli
altri, alla generosità, addirittura all’amore. Molti sanitari ce ne danno
l’esempio.
Altrimenti finiremo come l’umanità
dell’ultimo frammento del Satyricon
dove il vecchio poeta Eumolpo ricorda
tre esempi di cannibalismo nella storia, funzionali a persuadere Gorgia, l'heredipeta
il cacciatore di eredità che doveva trangugiare la carne del cadavere del
vecchio se voleva impossessarsi del suo patrimonio. Del resto tale avvoltoio
sarebbe rimasto deluso poiché Eumolpo non ha eredi del suo sangue né un’eredità
da lasciare a chicchessia.
Leggiamo dunque le ultime parole
del romanzo latino: "si exemplis quoque vis probari consilium,
Saguntini obsessi ab Hannibale humanas edere carnes nec hereditatem
expectabant. Petelini idem fecerunt in ultima fame, nec quicquam aliud in hac
epulatione captabant nisi tantum ut esurirent. cum esset Numantia a Scipione
capta, inventae sunt matres quae liberorum suorum tenerent semesa in sinu
corpora" (141, 9-11), se vuoi che la proposta sia avvalorata anche da
esempi, i Saguntini assediati da Annibale mangiarono carne umana e nemmeno si
aspettavano un'eredità. Lo stesso fecero i Petelini ridotti alla fame estrema,
e in questo banchetto non andavano a caccia di altro che di non morire di fame.
Quando Numanzia fu presa da Scipione, si trovarono madri che tenevano in seno corpi
mezzi rosicchiati dei propri figlioli.
giovanni ghiselli
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