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lunedì 23 marzo 2020

Le Argonautiche di Apollonio Rodio. X. Terzo libro delle "Argonautiche"

Annibale Carracci, dal Fregio di Giasone e Medea

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III libro
Apollonio invoca Erato la musa della poesia amorosa e le chiede di raccontare come Giasone superò le prove Mhdeivhς ujp j e[rwti  grazie all’amore di Medea.  Era e Atena si consultano. Era suggerisce di andare da Afrodite perché mandi Eros ad ammaliare Medea facendola innamorare di Giasone che può farcela con le astuzie di lei.
Vanno alla mevga dw'ma di Afrodite costruita da Efesto.
Cipride si pettinava lasciando cadere da ambo le parti i capelli e facendone delle trecce - plokavmouς - 47. La dea accoglie le altre due raccogliendo le chiome non curate dal pettine. Chiede la ragione della visita insolita da parte delle due dèe più grandi.
Era raccomanda Giasone che la prese sulle spalle in veste di povera vecchia e le fece passare il fiume Anauro. Inoltre non vuole che rida di lei Pelia che le ha tolto l’onore dei sacrifici (cfr. l’orrore della derisione nella Medea di Euripide e nell’ Aiace di Sofocle).
Era chiede quindi l’intervento di Eros per ammaliare Medea che può aiutare Giasone in quanto la ragazza è dolovessa  89 (cfr. Odisseo). Afrodite dice che il figlio non si cura molto di lei, ma ci proverà. Andò a cercarlo e lo trovò nel giardino fiorito di Zeus che si trastullava con Ganimede. Giocavano con gli astragali ossicini usati come dadi.
Cfr. i bambini nella letteratura ellenistica Zopirino delle Siracusane di Teocrito, p. e.
 Eros insaziabile (mavrgoς 120) ingannava Ganimede e vinceva. La madre promette a Eros una sfai'ra veloce, quella che fece per Zeus la nutrice Adrastea nell’antro dell’Ida. E’ fatta di cerchi dorati e, lanciata per aria, lascia un solco splendente ajsth;r w{ς, come una cometa. Eros la vorrebbe subito, ma la madre pretende prima il favore. Allora Eros contò gli astragali e li depose nello splendido seno della madre ka;d j de; faeinw'/ bavle kovlpw/ mhtrovς 155.
Intanto Giasone parla ai compagni e dice che andrà da Eeta con i figli di Frisso. Cercherà di convincerlo con la parola. Spesso il discorso ottiene più dell’azione.
Intanto Giasone parla ai compagni e dice che andrà da Eeta con i figli di Frisso. Cercherà di convincerlo con la parola. Spesso il discorso ottiene più dell’azione. Eeta ha accolto Frisso poiché anche il più cane degli uomini kuvntatoς ajndrw'n 192 rispetta la legge di Zeus protettore degli ospiti qevmin Zeno;ς xeinivou

Giasone si mosse con i Frissidi, poi Telamone e Augia figlio del Sole.
Videro su un colle dei cadaveri di uomini appesi a degli alberi. Era un cimitero. Le donne invece vengono inumate.
 Era li nascose con una nebbia come fece Atena con Odisseo giunto tra i Feaci (Od. VII, 14-17). Il palazzo di Eeta ricorda quello di Alcinoo VII 81-83.
Eeta aveva come figli Assirto partorito da Asterodea una ninfa del Caucaso; poi da Idea, figlia di Oceano e Teti, aveva avuto Calciope e Medea che era sacerdotessa di Ecate. Medea vide gli Argonauti e gridò. Uscirono le ancelle e Calciope che vide i suoi figli. Poi escono Eeta e la sua sposa Idea
Ma giunse anche Eros, violento come l’assillo oi\stroς 276 che si scaglia sulle giovani vacche  e i mandriani chiamano muvwpa tafano. Eros prese una freccia foriera di pene poluvstonon ijovn (279 stovno" gemito.). Scagliò il dardo contro Medea. Una incapacità di parlare le prese l’anima di lei th;n  ajmfasivh lavbe qumovn (284). La freccia ardeva bevloς ejnedaiveto sotto il cuore della fanciulla flogi; ei[kelon, come una fiamma. Guardava Giasone e consumava l’animo in un dolce affanno glukerh'/ ajnivh/ (290). Il terribile Eros la faceva bruciare. Parla Eeta e nota la lunghezza del viaggio che sua sorella Circe fece in senso contrario quando il loro padre il Sole la portò sul Tirreno. Risponde Argo che era il più anziano dei nipoti di Eeta.
Argo chiede il vello d’oro e Eeta si infuria. Teme che vogliano togliergli il potere. Giasone gli promette aiuto contro i Sauromati
Allora Eeta gli prospetta delle prove. Giasone deve aggiogare due tori dai piedi di bronzo e dalle bocche che spirano fuoco, poi deve seminare i denti di un drago che diventeranno uomini armati i quali dovranno essere falciati. Eeta sa fare questo e non vuole dare il vello a uno da meno di lui. Giasone rimane ajmhcanevwn kakovthti (424) privo di mezzi davanti alla sua disgrazia. Cfr. il polumhvcanoς. antico Odisseo. Ora, attraverso Euripide, siamo arrivati al graeculus.
 Tuttavia Giasone risponde che lo farà costretto dalla necessità spietata kakh; ajnavgkh (430). Poi esce splendido per la bellezza e la grazia. Medea fissava su di lui o[mmata loxav (445) gli occhi obliqui scostando il velo, e la mente volava dietro lui che partiva. Poi ripensava a come Giasone parlava, sedeva, si muoveva e pensò che non c’era nessun altro uomo siffatto (457) e le tornavano in mente le parole di lui. Ma era combattuta.
Nel primo monologo (464-470) dice ejrrevtw vada in malora e nello stesso verso (466) “possa sfuggire alla morte”. La novità è mostrare il tentativo di repressione di Eros.  Aveva la mente sconvolta
Per strada, fuori dalla città, Argo ricorda a Giasone che c’è una fanciulla la quale pratica incanti sotto la guida di Ecate. Vuole parlare con sua madre Calciope. Giasone risponde che la speranza è vana se il loro ritorno rimane affidato alle donne.
Arrivano alla nave e Giasone racconta le prove che ai compagni sembrarono impossibili ajnhvnutoς a[eqloς (502)-ajnuvw e ajnuvtw compio.
Peleo allora disse che, se non se la sentiva Giasone. ci provava lui: la morte sarà il dolore più cane possibile qavnatoς to; kuvntaton e[ssetai a[lgoς (514). Argo interviene e menziona l’aiuto che può venire dalla madre Calciope e descrive le capacità della zia Medea istruita da Ecate  (III, 529).
  
Medea sa fermare i fiumi e incatenare gli astri.
 Un buon segno: una colomba inseguita da uno sparviero si rifugia nel grembo di Giasone. Mopso dice parole profetiche: l’uccello di Afrodite è scampato alla morte e, come aveva detto Fineo, in Afrodite risiede la speranza del ritorno.
Dunque seguiamo il consiglio di Argo.
Ma Ida si alzò infuriato poiché si badava più agli sparvieri e alle colombe che alla forza di Ares (v. 561) Dunque e[rrete voi che non pensate più alla guerra ma a sedurre le vergini.
Argo tornò da Eeta e gli Argonauti sbarcarono.
Eeta convocò l’assemblea dei Colchi che tramavano inganni e mali contro gli eroi. I tori avrebbero fatto a pezzi Giasone e loro avrebbero incendiato la nave. Eeta dice che non avrebbe accolto nemmeno Frisso nella sua casa, il nipote di Eolo (padre di Atamante padre di Frisso), se non glielo avesse chiesto Zeus attraverso Ermes. Tanto meno sarebbero stati accolti e lasciati impuniti quei pirati. Li avrebbe puniti con i figli di Frisso che si erano uniti a quei malfattori per togliergli il trono. Il Sole lo aveva avvisato di guardarsi dalla sventura versatile (a[thn poluvtropon, 600). Non temeva Medea né Apsirto né Calciope ma i figli di questa. Argo raccomandò Giasone a sua madre, però Medea e Calciope temevano il padre Eeta.
Medea fa un sogno ingannevole: che Giasone è andato là non per il vello d’oro ma per portarle lei a casa sua kouridivhn paravkoitin ( 623) come legittima sposa. Vedeva se stessa che lottava con i tori e li vinceva. Nel sogno lei lasciava i genitori e seguiva lo straniero. I familiari gridavano e lei si svegliò.

Segue il secondo monologo (vv. 636-644) dove il suo cuore fluttua ancora: teme una sciagura, il petto le palpita per lo straniero, si augura che sposi una greca, eppure vuole tentare di aiutarlo, se la sorella glielo chiederà. Fa per andare dalla sorella Calciope ma è trattenuta dalla vergogna: i piedi la portavano qua e là. Aijdwvς la  tratteneva mentre qrasu;ς i{meroς il desiderio audace la spingeva (654). Tentò e si fermò tre volte, alla quarta cadde prona nel letto. Piange come una vedova cui il destino ha ucciso il marito prima che godessero del reciproco amore. Un’ancella la vede e riferisce a Calciope la quale va a domandarle il motivo, ma l’aijdw;ς parqenivh, il pudore di vergine (681) la trattenne dal parlare. Le parole fiorivano ajnevtelle- spuntavano-ajnatevllw- sulla cima della lingua, poi piombavano nel petto e non diventavano suono.
Finalmente Medea parla ma dovlw/ (687), con inganno. Dice di temere per i nipoti sperando che Calciope le chieda aiuto. Cosa che accade.
Poi intonarono insieme un  lamento (govon, 708). Medea promette che li aiuterà o{sson sqevnoς ejsti;n ejmei'o ( 716)
Calciope le dice che Argo ha chiesto aiuto per Giasone
A Medea balzò lo qumovς dalla gioia (ajnevptato cavrmati qumovς)  e il suo bell’incarnato divenne di porpora (foinivcqh-foinivssw)
Medea dice che ama i nipoti che le sono pure fratelli poiché hanno giocato insieme da bambini e Calciope ha allattato anche lei. Chiede il segreto con il padre loro e dice che porterà qelkthvria favrmaka (739) il filtro incantatore allo straniero.
Calciope va dai suoi figli contenta mentre Medea ha paura. Di notte dormiva perfino la madre che ha perduto i suoi figli, ma non Medea: il cuore si agitava fitto dentro il petto pukna; de; oiJ kradivh sthqevwn e[ntosqen e[quien (755) quvw 2 mi agito
Il cuore vibrava (ejlelivzeto, 760 ejlelivzw senza aumento) nel petto della fanciulla come un raggio di sole nell’acqua appena versata in un vaso. L’amore la faceva soffrire

Segue il terzo monologo (771-801), un’anticipazione del monologo interiore. Non c’è rimedio alla forza della pena che brucia costante. Vorrei essere morta prima di averlo visto (Cfr. Saffo)
 Ma muoia lui, se deve morire.  Però nemmeno da morto mi lascerà in pace, quindi vada in malora il pudore, vada in malora l’orgoglio, e Giasone vada via salvo per mio volere dove lo desidera il cuore.
 ejrrevtw aijdwvς,- ejrrevtw ajgla-ivh. Poi mi ucciderò impiccandomi o avvelenandomi. Comunque verrò giudicata male, come quella che ha disonorato i genitori cedendo alla lussuria. Sarebbe meglio morire subito.
Cercò il cofanetto dove erano polla; favrmaka, alcuni buoni, altri distruttivi (803). Voleva ingerire quelli mortali. Ma poi pensò alle attenzioni che rallegrano l’esistenza, ai piaceri che toccano ai vivi e la luce del sole divenne più dolce a vedersi (815).
E desiderava che venisse l’alba per dare il filtro a Giasone e vederlo in volto.




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