Cappella Brancacci |
Massimo Cacciari e Tomaso Montanari
sull’affresco di Masaccio della cappella Brancacci
La tavola 7 di La mente inquieta
Saggio su l’Umanesimo di Massimo
Cacciari (Einaudi, 2019) riproduce un affresco di Masaccio: Distribuzione dei
beni ai fedeli e morte di Anania , 1425 - 1428 circa, particolare.
Firenze, Santa Maria del Carmine, cappella Brancacci.
Il commento nota che l’atto di
carità vi appare come un grande dovere, scevro da ogni sentimentalismo,
compiuto da figure che sono “spazio concentrato” (Argan), grande architettura
capace di sopportare immensi carichi, espressione di un’antica virtus, che qui
rivive, nella città
reale fatta dai suoi cittadini, quelli
che Masaccio aveva ritratto volto per volto , “in infinito numero” (Vasari),
sopra la porta che andava in convento (anche questo dipinto è andato distrutto)
in occasione della loro partecipazione alla festa per la consacrazione del
Carmine”.
Vasari: E’ un miracolo che
Fiorenza”abbia prodotto in una medesima età Filippo, Donato, Lorenzo, Paolo
Uccello e Masaccio eccellentissimo ciascuno nel genere suo”.
Sentiamo Tomaso Montanari in un articolo
di “il venerdì di Repubblica” (27 marzo 2020, p. 93) intitolato Masaccio, il mio
rifugio nella Firenze deserta (p. 93)
La cappella Brancacci “E’ un luogo
unico nella storia della cultura europea. Qua, un artista venticinquenne (che
sarebbe morto due anni dopo) cambiò il corso della storia dell’arte portando
sull’altare lo spazio e i corpi del mondo reale. Come Giotto, più di Giotto:
come solo Caravaggio seppe fare dopo di lui. Col suo stile “puro e senza ornato
(come dirà un ispirato Cristoforo Landino qualche decennio dopo), Masaccio fece
capire a tutti (e per primo al suo dotatissimo “principale” Masolino, che aveva
quasi vent’anni di più e dipingeva con lui nella stessa cappella) che anche la
pittura poteva mostrare i prodigi con cui Filippo Brunelleschi e Donatello
stavano incendiando l’architettura e la scultura. Ora i corpi gettavano ombra,
i nudi tremavano dal freddo, i ritratti si riconoscevano al primo sguardo. Le
vie di Firenze, con le colline che le sovrastano, col bianco degli intonaci e
il rosso delle tegole, diventavano la scena (prospettica, abitabile, credibile)
in cui ambientare la storia sacra. E di quella storia erano protagonisti gli
ultimi, gli scartati: tra tutti, questa indimenticabile madre povera col
bambino mezzo nudo e sgraziato: questa madonna della strada che tende le mani
e, con tutta la dignità del mondo, guarda negli occhi un san Pietro incapace di
sostenerne lo sguardo. Rappresentare la realtà significa dire la verità. Anche
su Anania: stramazzato ai piedi dell’apostolo per aver truffato la comunità
pensando al suo profitto privato. Ora d’aria, ora rivoluzionaria”.
“Tommaso (che era il suo vero nome)
fu da tutti detto Masaccio; non già perché e’ fusse vizioso, essendo egli la
bontà naturale, ma per la tanta trascurataggine; con la quale niente di manco,
egli era tanto amorevole nel fare altrui servizio e piacere, che più altro non
può bramarsi” scrive Giorgio
Vasari (1511 - 1574)il
quale ne mette in risalto la naturalezza: “perché invero le cose fatte innanzi
a lui si possono chiamare dipinte, e le sue vivaci, veraci, e naturali, allato
a quelle fatte dagli altri”
Vita di Masaccio. Da
S. Giovanni di Valdarno Pittore.
In Vite dei più eccellenti architetti pittori et scultori
italiani da Cimabue insino a' tempi nostri.
Prepariamoci dunque a distribuire i nostri beni ai
bisognosi.
Bologna 27 marzo. giannettaccio
Bravo giannettaccio mi hai fatto rivivere le numerose visite alla cappella Brancaccie anche questa sera la gioia si rinnova e mi alza le difese immunitarie.
RispondiEliminaMargherita