Il corona
virus che ci tiene separati è il sintomo collaterale dell’egoismo invalso da
più di trenta anni.
L’isolamento
nel quale il corona virus ci costringe è il coronamento appunto
dell’individualismo egoista iniziato verso la metà degli anni Settanta e
scoppiato negli anni Ottanta con l’elezione di personaggi come il guitto Reagan
a capi di Stato. Allora “comunismo”, il cui significato vero è antitesi di
egoismo, cominciò a diventare parola oscena anche in paesi dal governo
socialista o socialdemocratico, allora iniziò e da allora si sviluppò la
teocrazia trinitaria di Capitalismo, Mercato libero, Profitto. Non senza il
sacerdozio della Violenza, e il diaconato dell’Usura al servizio di quegli dèi.
Ho usato il passato remoto siccome questa catastrofe ha provocato almeno una
pausa di tale religio,
superstizione quae
tantum potuit suadere malorum, non esclusi i sacrifici umani.
Ora i
lavoratori lasciati nel precariato, detto flessibilità, e nell’indigenza,
dovuta a salari da schiavitù, stanno precipitando nella miseria, sino alla
fame. Molti oramai sono finiti nell’impossibilità di nutrirsi se non grazie
all’elemosina. Ma questa non c’è per tutti quanti ne hanno bisogno, e molti del
resto non se la sentono di chiederla.
Lucano
scrive: “nescit
plebes ieiuna timere” (Pharsalia, III,
58), la folla affamata non sa cosa sia la paura. Trova il coraggio di
ribellarsi dunque, di dare l’assalto ai forni e agli altri negozi con le
derrate di cui ha bisogno.
Sia
chiaro che io non approvo alcuna forma di violenza.
Ora
quanti osannavano e celebravano il capitalismo incontrollato cominciano ad
avere paura delle rivolte degli affamati.
Secondo
me non basta dare qualche aiuto ai tanti caduti in miseria, per sconfiggere il
male. Questo morbo assassino è una conseguenza del capitalismo illimitato e
globale, dello spreco suggerito dalla pubblicità che raccomanda ogni prodotto
industriale anche inutile e pure dannoso, dello sperpero sfrenato di quanto la
natura offre all’umanità. La nostra specie, se vuole sopravvivere, deve
cambiare tenore di vita, modelli da proporre, miti da presentare.
A parer
mio è necessario un ritorno all’umanesimo per il quale ciascuno di noi deve
sapere di essere un uomo prima che uno sfruttatore, prima che un consumatore,
prima che un burattino manovrato da fili alieni, estranei alla sua umanità. Sapere
di essere uomo umano e agire come tale.
Tornare all’Umanesimo
come rispetto e amore tanto della Natura quanto dell’Umanità.
Il virus
dunque è un deleterio effetto collaterale dell’egoismo e dello sfruttamento
tanto dell’uomo quanto della Terra perpetrato da alcuni grandi profittatori
assecondati dai loro mercenari, e durato per più di trenta anni. Già troppo a
lungo.
giovanni
ghiselli
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