Francesco Hayez, Solone |
L’eterna speculazione. Dall’Atene
di Solone (VI secolo a. C.) alla pandemia di oggi .
Il virus spaventa molti di noi,
tanti ne mortifica nel senso peggiore, ossia li ammazza, ma gli speculatori
come è successo durante altre catastrofi, già gongolano pensando ai profitti
che è possibile trarne.
Lo dico per le analogie alle quali
il metoto comparativo mi induce.
Penso al terremoto dell’Aquila con
tante vittime e non pochi sciacalli.
Quindi noi umani guardiamoci dal
virus, e lo Stato ci salvi dalla speculazione favorita dal morbo quanto e più
della morte.
La speculazione è un mestiere
antichissimo, più antico ancora e più sporco della prostituzione. Alle proposte
meretricie si può dire di no, a certa speculazione, quella finanziaria per
esempio, è impossibile sottrarsi.
Faccio un esempio di speculazione
antica: risale alla prima parte del VI secolo a. C.
Nella polis ateniese dell’epoca
molti cittadini erano oppressi dai debiti. Plutarco racconta che tutto il popolo era indebitato nei
confronti dei ricchi. Molti davano per garanzia la propria persona e finivano
con il diventare schiavi, magari venduti all’estero.
Leggiamo alcuni versi del
legislatore Solone
“Questi
mali nel popolo si aggirano: e dei poveri
molti
giungono in terra straniera
venduti
e legati con ceppi indegni”
(Elegia
detta del Buon governo, fr. 3D., vv 23—25)
Tanti tra gli Ateniesi indebitati
erano costretti a vendere i propri figli - polloi;
de; kai; pai'da" ijdivou" hjnagkavzonto pwlei'n, nessuna legge
infatti lo vietava –oujdei;" ga;r
novmo" ejkwvlue (Plutarco, Vita di Solone, 13, 5)
Nell’anno 594 Solone fu nominato
arconte (a[rcwn) con l'incarico di
fare da pacificatore e legislatore (diallakthv"
kai; nomoqevth"): i possidenti lo accettarono in quanto benestante,
i poveri, siccome galantuomo.ù Doveva fare da paciere tra nobili e popolo.
La prepotenza e la speculazione
però tolsero efficacia alla sua riforma.
Lo scita Anacarsi per qualche tempo
suo ospite derideva il progetto dell’amico di frenare le iniquità - gravmmasin –con parole scritte le
quali, disse, non differiscono in nulla dalle ragnatele - a] mhde;n tw'n ajracnivwn diafevrein, ma,
come quelle, fra le prede trattengono le piccole e deboli - tou;" me;n ajsqenei'" kai;
levptou;" tw'n ajliskomevnwn kaqevxein, mentre saranno spezzate dai
potenti e ricchi (Vita
di Solone 5, 4).
Questo per quanto riguarda la
scarsa efficacia delle leggi nei confronti di chi detiene ricchezza e potere.
Per quanto concerne la
speculazione, riferisco un episodio che ci fa davvero sorridere amaramente per
quanto è attuale.
Abbiamo detto sopra dei debiti che
opprimevano gli ateniesi poveri, cioè la maggior parte dei cittadini.
Allora i più assennati tra gli
Atenies - tw'n jAqhnaivwn oiJ fronimwvtatoi
- , temendo una rivolta, pregarono Solone di porre fine ai contrasti creati
dalle differenze eccessive - katapau'sai
ta;" diaforav" - (Vita, 14, 1).
Consideravano l’uomo adatto a tale
opera difficoltosa in quanto non partecipe dell’ ingiustizia dei ricchi - mhvte toi'" plousivoi" koinwnou'nta
th'" ajdikiva" - né soggetto alle necessità dei poveri –mhvte tai'" tw'n penhvtwn ajnavgkai"
ejnecovmenon - .
Un suo detto molto noto era che
l’uguaglianza non provoca guerra - to;
i[son povlemon ouj poiei' (14, 4).
Solone dunque prescrisse th;n tw'n crew'n ajpokophvn - il taglio
dei debiti che chiamò seisavcqeian
- 15, 2. Letteralmente scossa - seismov"
- dei pesi - ajcqw'n - .
Ricordo che questa stessa parola
veniva ripetuta e scritta nei cartelli del luglio 2015, in Grecia nel tempo del
referendum. Arrivato in bicicletta nella piazza Syntagma di Atene mi unìi ai
cori di giubilo per la vittoria del “NO”, poi intonai un “Bella ciao” seguito
da un folto gruppo. Seguì una festa come quella ricordata sopra di Debrecen
quando, nell’agosto del ’74, Nixon fu costretto a dimettersi.
Ma torniamo a Plutarco che
considera seisavcqeia una
parola eufemistica.
Gli Ateniesi ci sono portati,
continua il biografo, tanto che chiamano amiche le prostitue - ta;" me; povrna" ejtaivra", e dimora il carcere - oi[khma de; to; desmwthvrion. (Vita di Solone 15,
2)
Secondo i più la seisavcqeia, questo sgravio, fu un’estinzione dei debiti, e i
versi di Solone concordano con questa interpretazione.
Secondo
altri non vennero aboliti i debiti, ma solo alleggeriti con una riduzione degli
interessi commisurata alle possibilità dei debitori - ajlla; tovkwn metriovthti koufisqevnta" - . (Vita di Solone,
15, 3)
Dopo
la necessaria introduzione veniamo finalmente alla speculazione, l’eterna
speculazione
Plutarco
racconta che a Solone toccò pra'gma
pavntwn ajniarovtaton (Vita, 15, 7) un
incidente tra tutti penosissimo. Il riformatore aveva comunicato il suo
progetto agli amici nei quali riponeva la massima fiducia, Conone, Clinia e
Ipponico. Disse loro che non aveva intenzione di toccare la terra, ma aveva
deciso di tagliare i debiti crew'n
de; poiei'n ajpokopa;" e[gnwken.
Quelli
allora, anticipando la riforma, presero in prestito grosse somme di denaro e
acquistarono vaste estensioni di terreno e, quando il decreto fu pubblicato,
non restituirono il denaro ai creditori avvalendosi della riforma dell’amico.
Così misero Solone in condizione di subire una grave accusa e calunnia come se
non fosse vittima, bensì complice di quella speculazione: eij" aijtivan to;n Sovlwna megavlhn
kai; diabolhvn w{sper ouj sunadikouvmenon, ajlla; sunadikou'nta katevsthsan (Plutarco, Vita di Solone,
15, 8).
Aristotele commenta
questo fatto nella Costituzione degli Ateniesi (prima
metà degli anni Venti del IV secolo).
Il
filosofo di Stagira dunque scrive che Solone kuvrio" de; genovmeno" tw'n pragmavtwn, divenuto padrone della
situazione politica, liberò il popolo per il presente e per il futuro - to;n te dh'mon hjleuqevrwse kai; ejn tw'/
parovnti kai; eij" to; mevllon,
avendo impedito di prestare denaro dietro la garazia dei corpi - kwluvsa" daneivzein ejpi; toi'" swvmasin, e promulgò delle leggi - kai; novmou" e[qhke - e tagliò i debiti - kai; crew'n ajpokopa;" ejpoivhse - , sia pubblici sia privati, a]" seisavcqeian kalou'si, wJ"
ajposeisavmenoi to; bavro" ,
che chiamano sgravio in quanto ne alleggerirono il peso (Costituzione degli
Ateniesi, 6, 1).
Aristotele
poi ricorda anche il tentativo di calunniare –diabavllein
- Solone e aggiunge che i democratici dicono che venne manovrato dagli amici - parastrathghqh'nai dia; tw'n fivlwn - , mentre i denigratori che
vogliono infamarlo sostengono che anche lui partecipò alla speculazione - kai; aujto;n koinwnei'n - (6, 2)
Comunque
i suoi amici comparono molta terra dopo avere contratto debiti che non
pagarono, ouj polu; th'"
tw'n crew'n ajpokoph'" genomevnh" dal momento che poco dopo ci fu il taglio dei
debiti, sicché diventarono ricchi e successivamente i loro discendenti vennero
chiamati palaioplouvtou" -
uomini di antica
ricchezza.
Aristotele
seguita dicendo che è più convincente il discorso dei democratici - piqanwvtero" oJ tw'n dhmotikw'n lovgo" su Solone che fu un uomo
equilibrato e attento al bene comune, al punto che essendogli possibile
diventare tiranno, non lo volle e considerò sempre il bene della città più
importante del proprio vantaggio (6, 3).
Torno
a Plutarco e concludo.
Solone ebbe a dire agli amici che lo spingevano a impossessarsi di un potere
gestito da lui solo: “kalo;n ei\nai
th;n turannivda cwrivon, oujk e[cei d’ ajpovbasin” (Vita di Solone,
14, 8) che la tirannide è una bella fortezza ma non ha via d’uscita.
Bologna
24 marzo 2020 giovanni ghiselli
Ottimo gianni margherita Alessandro buona serata
RispondiEliminaBravo. Sei l'antitesi di coloro davanti a cui ogni uccello giace spennato.
RispondiEliminaalessandro