Elisabeth Fredriksson, Four mountains |
Summertime
dieci anni più tardi, nel Trentino
Il due marzo
del 1981 andai sull'alpe di Pampeago, sopra Predazzo. Il sole non c'era e
tirava un vento gelato. Avevo cambiato disposizione mentale, e non in meglio.
Quando non abbiamo affetti sicuri, né un forte autocompiacimento, né un
equilibrio saldo, il tempo atmosferico influisce assai sull'anima debole e
vacillante.
Sul
mezzogiorno, non potendone più dell'aria fredda e scura, entrai in un rifugio
di latta e di legno, riscaldato con una stufa. Quando mi fui seduto con una
bottiglia di birra, una radio diffuse il canto antico della Sarjantola
biancovestita
"Summertime,
when the living is easy".
Rividi il
suo volto ridente nella notte d'estate sotto gli alberi strani tra le cui
foglie biancheggiava la luna e comparivano or sì or no le stelle, vaghe e
luminose come occhi di ragazze timide eppure contente di un avvenire lieto,
ricco di eventi meravigliosi. Dalla memoria, nel cuore gocciava il ricordo di
quei giorni lontani. Per converso pensai che Ifigenia era stanca di me, io ero
nauseato di lei, e il nostro rapporto era disfatto. Il nostro amore già bello
era diventato una lotta terribile. Eris mortificava Eros ogni giorno. Come
quando la terza e ultima finlandese incinta di me non volle più vedermi quindi
decise di negare la vita al frutto del nostro amore esponendolo furtivamente di
notte sulle rive di un lago gelato osservata da lupi che fissavano la neonata
con occhi lucidi per la gioia del pasto. Intanto uccelli rapaci volteggiavano
sopra con i rostri che crepitavano nell'attesa ansiosa di ingozzare gli avanzi.
La bambina
tendeva invano le mani cercando il seno e l’abbraccio della madre sciagurata
che si allontanava, e io, il padre ancora più sciagurato, non c’ero mentre si
avvicinavano le fauci fameliche di quelle bestie dai denti spietati.
eij pai'da g jei\de" cei'ra" ejkteivnonta moi racconta Creusa (Euripide, Ione,
961) ma Ione il figlio concepito durante una violenza subita da Apollo venne
poi salvato dal padre, la nostra bambina invece fu fatta a pezzi e inghiottita
appena la madre si fu allontanata, senza voltarsi.
Come lo so?
Me l’hanno fatto sapere con chiarezza le visioni notturne mandate da Ermes lo
psicopompo che portò la figlia mia nella casa di Ades.
Con Helena
Sarjantola era una gioia vederci, andare a zonzo ogni giorno, era una scoperta
parlare delle nostre vite e culture, lontane e diverse; ed era anche possibile
lasciarsi andare, sia pure con garbo: giocare come bambini, senza sfiducia e
sospetti. Poi era estate, i dì scivolavano lisci, dolci, senza dolore, verso
tramonti purpurei, lunghe sere rosate, piene di voli; eravamo in vacanza, tra
amici, e ci godevamo la vita. Negli ultimi mesi invece, dovevo misurare
ogni parola,
siccome Ifigenia era pronta a criticarmi, per sospetto che io volessi fare
altrettanto con lei.
Confrontando
le due situazioni distanti tra loro dieci anni nel tempo e ancor più nel mio
cuore, piansi di nostalgia e mi chiesi quando sarebbe rinata una situazione
ricca di affetti e di eventi pieni di gioia. Pensavo alla guerra perenne che
avevo dovuto combattere contro avversità dolorose spinto dal desiderio della
felicità che poteva essere solo una donna degna di me. Avevo
ottenuto
qualche successo parziale, anche tre o quattro trionfi, ma la vittoria
definitiva mi era sfuggita sempre. Però non avevo fatto del male a nessuno, e i
progressi c'erano stati comunque.
Sicché non
ero fallito del tutto, e non ero cattivo. Finita l'antica canzone, uscii dal
rifugio un poco ebbro di birra. Il vento si era addolcito. Guardai il cielo che
si rischiarava sopra le
montagne,
umide per il disgelo e luccicanti nelle piante prossime a germogliare. Rimasi
fermo a osservare, finché provai un sentimento di riconoscenza per la natura,
per tutte le creature che
mi avevano
accolto con simpatia, e per la vita stessa che non mi aveva mai rinnegato del
tutto.
giovanni
ghiselli
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