NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

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venerdì 6 marzo 2020

I serpenti velenosi di Medusa e il virus che ci paralizza.





Ho letto un pregevole lavoro mandatomi da Francesco Scozzaro che ho conosciuto nel liceo Pirandello di Bivona. Ora questo ragazzo studia lettere classiche nell’Università di Palermo.
Il suo lavoro dunque ha per titolo
“Il furor e le sue conseguenze in Seneca tragico” ma non si limita a questo autore e tende a un comparativismo nell’ambito della letteratura latina.
Dopo una citazione dalla Fedra di Seneca, Francesco fa questo commento: “anche la natura insomma, presa da furor, è nocens , così come Lucano in Pharsalia  IX 629 la definisce”. In nota lo studente di Palermo cita il poeta nipote di Seneca e vittima di Nerone: “Hoc primum natura nocens in corpore saevas/eduxit pestes illis e faucibus” in questo corpo (di Medusa) la natura per la prima volta nociva trasse fuori veleni crudeli da quelle fauci. La descrizione continua con i serpenti che sciolti sulle spalle, come capelli di donna,  sibilavano stridendo con lingue vibratili e flagellavano il collo della Gorgone che ne provava piacere. Scendevano serpi anche sulla fronte dove colava veleno di vipera vipereum venenum come Medusa si pettinava.
Prendo spunto da questi versi, ringraziando Francesco che me li ha ricordati, per identificare i veleni sparsi da Medusa ipostasi della natura nocens con il virus che sta ammorbando diverse pesone, uccidendone alcune e paralizzando tante delle nostre attività. Credo che le misure preventive imposte non siano sbagliate. Ma penso anche a cause remote, magari mitiche, forse immaginate da questa mia testa desolata tra spazi malsani.
Non si può escludere a parer mio un moto di rabbia della natura contro tutta l’innaturalezza nella quale viviamo infettando il pianeta. Il virus non è poi tanto misterioso: siamo noi che stiamo avvelenando la terra. Gli agenti di questo inquinamento volgare  sono troppi per poterli elencare: mi limito a menzionare quelli che mi disturbano di più: i veicoli a motore, i cellulari e l’aria condizionata. Il mostro che propaga questi mali è il sistema dissennatamente consumistico nel quale viviamo. Calvino scrisse su Perseo e Medusa che è necessaria una grande delicatezza d’animo per vincere i mostri.
La prima delle Lezioni americane[1] di Calvino  si intitola Leggerezza e segnala un atto di delicatezza da parte di Perseo nelle Metamorfosi di Ovidio: il figlio di Danae, dopo avere ucciso la Gorgone anguicrinita, ne appoggia la testa al suolo ma, usandole un premuroso riguardo, ammorbidisce la terra con foglie e stende verghe nate nel mare:"anguiferumque caput dura ne laedat harena " (IV,  741), per non sciupare con la sabbia scabra il capo che porta serpenti.  "Qui Ovidio ha dei versi (IV, 740-752) che mi paiono straordinari per spiegare quanta delicatezza d'animo sia necessaria per essere un Perseo, vincitore di mostri (…) Mi sembra che la leggerezza di cui Perseo è l'eroe non potrebbe essere meglio rappresentata che da questo gesto di rinfrescante gentilezza verso quell'essere mostruoso e tremendo ma anche in qualche modo deteriorabile e fragile. Ma la cosa più inaspettata è il miracolo che ne segue: i ramoscelli marini a contatto con la Medusa si trasformano in coralli, e le ninfe per adornarsi di coralli accorrono e avvicinano ramoscelli e alghe alla Medusa"[2]. Insomma la Gorgone non è svanita nel nulla, ma come canta Ariele in La tempesta di Shakespeare :"Of his bones are coral made;/Those are pearls that were his eyes:/Nothing of him that doth fade,/But doth soffer a sea-change/Into something rich and strange " (The Tempest , I, 2), delle sue ossa si sono formati coralli, sono perle quelli che furono I suoi occhi, nulla in lui scompare ma subisce un cambiamento marino in qualche cosa di ricco e strano.

Ho citato diversi autori come faccio quasi sempre per significare che potenziare la cultura, e non solo la mia che è prevalentemente letteraria, sarebbe un antidoto ai veleni latori di ogni male. E’ infatti per ignoranza che infettiamo la terra, per l’annichilirsi dell’umanesimo che è amore dell’umanità e della vita
giovanni ghiselli


[1] Tenute nel 1985-1986 e pubblicate postume nel 1988.
[2] I. Calvino, Lezioni americane, p. 10.

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