Ho letto un pregevole lavoro mandatomi da Francesco
Scozzaro che ho conosciuto nel liceo Pirandello di Bivona. Ora questo ragazzo
studia lettere classiche nell’Università di Palermo.
Il suo lavoro dunque ha per titolo
“Il furor e le sue conseguenze in Seneca tragico” ma
non si limita a questo autore e tende a un comparativismo nell’ambito della
letteratura latina.
Dopo una citazione dalla Fedra di Seneca, Francesco fa questo commento: “anche la natura insomma,
presa da furor, è nocens , così come Lucano in Pharsalia IX 629 la definisce”. In nota lo studente di
Palermo cita il poeta nipote di Seneca e vittima di Nerone: “Hoc primum natura nocens in corpore
saevas/eduxit pestes illis e faucibus”
in questo corpo (di Medusa) la natura per la prima volta nociva trasse fuori
veleni crudeli da quelle fauci. La descrizione continua con i serpenti che
sciolti sulle spalle, come capelli di donna, sibilavano stridendo con lingue vibratili e
flagellavano il collo della Gorgone che ne provava piacere. Scendevano serpi anche
sulla fronte dove colava veleno di vipera vipereum
venenum come Medusa si pettinava.
Prendo spunto da questi versi, ringraziando Francesco
che me li ha ricordati, per identificare i veleni sparsi da Medusa ipostasi
della natura nocens con il virus che
sta ammorbando diverse pesone, uccidendone alcune e paralizzando tante delle
nostre attività. Credo che le misure preventive imposte non siano sbagliate. Ma
penso anche a cause remote, magari mitiche, forse immaginate da questa mia testa
desolata tra spazi malsani.
Non si può escludere a parer mio un moto di rabbia
della natura contro tutta l’innaturalezza nella quale viviamo infettando il
pianeta. Il virus non è poi tanto misterioso: siamo noi che stiamo avvelenando
la terra. Gli agenti di questo inquinamento volgare sono troppi per poterli elencare: mi limito a
menzionare quelli che mi disturbano di più: i veicoli a motore, i cellulari e l’aria
condizionata. Il mostro che propaga questi mali è il sistema dissennatamente
consumistico nel quale viviamo. Calvino scrisse su Perseo e Medusa che è
necessaria una grande delicatezza d’animo per vincere i mostri.
La prima delle Lezioni
americane[1] di Calvino si intitola Leggerezza
e segnala un atto di delicatezza da parte di Perseo nelle Metamorfosi di
Ovidio: il figlio di Danae, dopo avere ucciso la Gorgone anguicrinita, ne
appoggia la testa al suolo ma, usandole un premuroso riguardo, ammorbidisce la
terra con foglie e stende verghe nate nel mare:"anguiferumque caput dura ne laedat harena
" (IV, 741), per non sciupare con
la sabbia scabra il capo che porta serpenti.
"Qui Ovidio ha dei versi
(IV, 740-752) che mi paiono straordinari per spiegare quanta delicatezza
d'animo sia necessaria per essere un Perseo, vincitore di mostri (…) Mi sembra
che la leggerezza di cui Perseo è l'eroe non potrebbe essere meglio
rappresentata che da questo gesto di rinfrescante gentilezza verso quell'essere
mostruoso e tremendo ma anche in qualche modo deteriorabile e fragile. Ma la
cosa più inaspettata è il miracolo che ne segue: i ramoscelli marini a contatto
con la Medusa
si trasformano in coralli, e le ninfe per adornarsi di coralli accorrono e
avvicinano ramoscelli e alghe alla Medusa"[2]. Insomma la Gorgone non è svanita nel nulla,
ma come canta Ariele in La tempesta di Shakespeare :"Of his bones are coral made;/Those are pearls
that were his eyes:/Nothing of him that doth fade,/But doth soffer a
sea-change/Into something rich and strange " (The Tempest , I,
2), delle sue ossa si sono formati coralli, sono perle quelli che furono I suoi
occhi, nulla in lui scompare ma subisce un cambiamento marino in qualche cosa
di ricco e strano.
Ho citato diversi autori come
faccio quasi sempre per significare che potenziare la cultura, e non solo la
mia che è prevalentemente letteraria, sarebbe un antidoto ai veleni latori di ogni
male. E’ infatti per ignoranza che infettiamo la terra, per l’annichilirsi dell’umanesimo
che è amore dell’umanità e della vita
giovanni ghiselli
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