sabato 7 marzo 2020

Il virus, la barbarie e il rischio dell'eclissarsi di una civiltà




Le scuole sono chiuse, i cinema pure, le conferenze nelle biblioteche sono sospese, le serate sono ancora buie e fredde. Non resta che la televisione dopo lo studio e lo sport della giornata. Non tutti i programmi sono spregevoli. Molti però sono proprio inguardabili. Nelle trasmissioni brutte e insopportabili tanto che ne emigriamo subito, non ci sono persone vere, versatili, umane e nemmeno personaggi dai grandi tratti caratteristici, ma soltanto maschere con un’unica espressione. Presentatori eternamente sorridenti e consenzienti o continuamente infuriati o tenacemente sghinazzanti e, quando ancora c’era, un pubblico che applaudiva a comando senza che nessuno degli ospiti dicesse mai: “vi prego, risparmiatemi” o almeno quel “cum meruero”  con cui Nerone rispondeva signorilmente ai senatori  che lo ringraziavano  (Svetonio, Neronis Vita, 10). Ma l’eleganza dello stile e perfino il pudore   ora scarseggiano.
Infatti cambiando canale corriamo il rischio di imbatterci nelle solite cinciallegre capaci soltanto di chiacchierare a vuoto saltarellando giulive.
Uomini e donne che dicono con parole perspicue pensieri pensati sono sempre più rari.
Difficile trovare l’essere umano come problema. Ora i problemi sono soltanto il virus e l’economia danneggiata da questo veleno.
C’è il rischio che sparisca o si eclissi a lungo un’intera civiltà.
Le persone educate se non verranno spazzate via dal virus o dalla barbarie potrebbero smetter di riprodursi per il disgusto.
giovanni ghiselli

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