Ho sempre pensato e più che
mai ora penso che l’aria condizionata portatrice di freddo porti anche germi e
malattie.
In questo tempo calamitoso trovo
la mia sensazione autorizzata da quanto ha già detto la virologa Ilaria Capua. L’autorevole
professoressa lo ripete nel quotidiano “la Repubblica” di oggi 21
marzo (p. 12): “dobbiamo così ritornare sull’anomalia dei focolai scoppiati a Codogno,
Bergamo, Brescia e Cremona. In comune hanno l’epidemia partita dentro gli
ospedali. A livello di ipotesi esistono fattori sconosciuti che possono
favorire la diffusione aerea del virus. Quello della Sars 1 aveva cominciato a
circolare nel sistema di condizionamento di un hotel di Hong Kong. In Lombardia
dobbiamo capire subito se il Covid-19 è entrato in impianti di areazione,
magari vecchi, che ne hanno accelerato e moltiplicato la circolazione proprio
tra chi ha le difese più fragili”.
Vecchi o no, cambia poco. L’aria
condizionata soffia germi e morte.
La premura non potrà “uguagliare
l’urgenza” (cfr. Manzoni, I promessi
sposi, cap. XXXI) se non verrà proibita l’aria condizionata, almeno quella
estiva tutt’altro che necessaria, anzi quasi sicuramente dannosa per i comuni
mortali, sebbene proficua per chi vende quegli ordigni che sputano freddo
facendoci rabbrividire.
giovanni ghiselli
p. s. Se mi si dovesse obiettare che l’aria condiziona può essere anche calda, risponderei che questa per lo meno d’inverno è necessaria, e a una replica ribatterei: allora ripristiniamo il focolare che oltretutto ha un valore etico e religioso. Almeno da Omero a Giovanni Verga in letteratura e nei fatti fino a tutti gli anni Cinquanta.
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