A. Feuerbach, Iphigenie (1862) |
“Che buffona spregevole è costei!” pensai disgustato senza escluderla subito dalla mia vita però. e lasciandole la possibilità di spiegarsi. Sarebbero state le sue azioni, non solo le sue parole a decretare la fine due anni più tardi.
Ifigenia dunque si affrettò a raccontare che durante il tragitto, in prossimità di Cesena, un ferroviere, interrogato da lei sull’ora di arrivo a Pesaro, le aveva proposto di proseguire fino ad Ancona per fare l’amore con lui. Oppure di tornare a Bologna dove avrebbero potuto incontrarsi due giorni dopo e fare l’amore. Ma lei, casta e fedele com’era, le aveva risposto che questo non era possibile siccome amava riamata un uomo meraviglioso.
“Allora dov’è la bella avventura proclamata poco fa?” domandai per sentire quale altro tranello avrebbe disposto per sottomettermi.
“La bella avventura-rispose, spaventata dalla mia reazione, sta nel fatto che ti sono rimasta fede. Tu temevi l’estate che porta gli amori ricordando che l’estate scorsa ne aveva offerti più di uno tanto a te quanto a me. Ebbene, oggi ho affrontato e superato la prova: ora sono assolutamente convinta che passerò le ferie marine senza lasciarmi distrarre da te”
“Sono chiacchiere- pensai- ha voluto ingelosirmi per diventare sempre più desiderabile. Una mossa spregevole, da vera cocotte, mezza prostituta, mezza gallina”
Mi tornò in mente Helena la sera che mi aspettava affacciata alla finestra sotto la quale ero arrivato anèlo dopo essere scappato via dal picnic dei consumisti magiari. Disse che pure lei aveva povato a parlare con altre persone ma erano stupide ed tornata nel collegio sperando che sarei andato a cercarla.
Päivi dal canto suo disse soltanto: “I respect you”, io ti rispetto.
La collega trappolona dunque continuò: “ Ora posso affermare la mia fedeltà con sicurezza perché quell’uomo non mi spiaceva: abbiamo parlato per cinque minuti, lui mi ha tentata e io non mi sono emozionata. Quando fosti tu a tentarmi come sai non è andata così”
“Veramente fosti tu a tentare me - obiettai - e io mi sono fatto pregare. Ora cerca di non darmi altre noie di questo genere. Se vuoi stare ancora con me, lascia perdere altri possibili amanti; se non vuoi più starci, vai pure con chi ti pare e lasciami in pace”.
In quel momento cercavo di liberarmene. Pensavo che una donna venuta a tovare il compagno che la portava nella propria famiglia, in un ambiente difficile, non doveva permettersi tali provocazioni. Nessuna persona perbene lo avrebbe fatto.
Si era rivelata stupida e volgare: mi aveva fatto soffrire e si era fatta odiare.
Fino alla sera quel 24 giugno fu orrendo: l’onesto Giovanni mi aveva tolto la sua protezione sempre invocata. “Aiutami ancora!” pregai. La sciagurata aveva voluto sottomettermi provocando la mia sofferenza secondo il metodo degli aguzzini. Avrei dovuto troncare quel rapporto malato. Ma volevo imparare dell’altro attraverso il dolore. Per giunta in quel tempo il lavoro non mi riempiva la vita e Ifigenia occupava parte del vuoto. Avevo comunque capito che quella non era la donna per me: era bella ma non aveva la capacità di progredire nel bene siccome non aveva mai avuto la chiara visione del bene, il bersaglio massimo e supremo della conoscenza. Aveva l’anima turbata e confusa da cieche speranze. Dovevo guardarmi da lei. Restituirla presto al Sole, il dio che me l’aveva donata, perché la imbalsamasse.
Bologna 29 dicembre 2023 ore 10, 35
giovanni ghiselli
p. s.
Ieri ho ascoltato con dolore e confutato con decisione le parole empie di una persona proletaria ostile ai poveri, agli ultimi tra i poveri. Diceva che il reddito di cittadinanza veniva assegnato a chi non ne aveva alcun bisogno, che il salario minimo è uno spreco di denaro dato a chi non se lo merita, e altre battute sacrileghe del genere. Naturalmente approva la politica che penalizza i più poveri e la illude di essere al di sopra di questi. E’ sempre più difficile non diventare misantropo. La razza delle amanti come Helena, delle amiche come Antonia, degli amici come Fulvio si sta estinguendo.
“Il mondo in cui viviamo ci affatica, ci affligge e quel che è peggio, ci annoia; però la poesia crea per noi oggetti e mondi diversi”. Foscolo, Principi di critica poetica
p. s.
Ieri ho ascoltato con dolore e confutato con decisione le parole empie di una persona proletaria ostile ai poveri, agli ultimi tra i poveri. Diceva che il reddito di cittadinanza veniva assegnato a chi non ne aveva alcun bisogno, che il salario minimo è uno spreco di denaro dato a chi non se lo merita, e altre battute sacrileghe del genere. Naturalmente approva la politica che penalizza i più poveri e la illude di essere al di sopra di questi. E’ sempre più difficile non diventare misantropo. La razza delle amanti come Helena, delle amiche come Antonia, degli amici come Fulvio si sta estinguendo.
“Il mondo in cui viviamo ci affatica, ci affligge e quel che è peggio, ci annoia; però la poesia crea per noi oggetti e mondi diversi”. Foscolo, Principi di critica poetica
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