A. Feuerbach, Iphigenie (1862) |
Lo scatto mio non fu rapido. Mi accorsi subito di essermi un po’ appesantito. Basta un chilo in più a rallentare le corse e le pedalate in salita. Un chilo in più è uno svantaggio per un atleta leggero e pure una colpa. Mi fissai l’obiettivo mirando al bersaglio di fare un tempo e una figura decente: il record personale inferiore ai 18 minuti era da escludere, non ero in grado di fare quel tentativo. Per tre quarti di ogni giro soffrivo una fatica opprimente, ma quando arrivavo a vedere l’idolo che mi incitava e incoraggiava sul traguado, quell’immagine mi liberava dall’acre affanno, mi ricaricava di forza e coraggio infondendomi la voglia e la speranza di compiere egregiamente l’impresa. Al primo passaggio mi vennero in mente alcuni versi dell’Olimpica I di Pindaro:
“ la gloria dell’atleta egregio da lontano brilla negli stadi degli agoni
Olimpici dove gareggia velocità di piedi
e vertici ardimentosi di forza;
e il vincitore per il resto della vita
ha una dolce serenità”.
Ifigenia era fiera del suo compagno non più giovanissimo ma forte di muscoli, fiato, cuore e soprattutto di volontà, ed era orgogliosa della propria capacità di spingerlo a impegnare il massimo delle sue forze fisiche e mentali, ovunque, non solo nel talamo. Come iniziava la curva successiva al traguardo e non vedevo più l’immagine sacra della musa santa che mi ispirava, la fatica si faceva sentire di nuovo, mi dolevano i muscoli, i tendini, perfino i polmoni e ansimavo a corto di fiato. Ce la mettevo tutta affinché la volontà non cedesse, le gambe non si illanguidissero, il cuore non scoppiasse, la lena non si spezzasse. Cercavo soccorso guardando il prato erboso, gli alberi ricchi di foglie, il cielo benigno pieno di luce e di voli. Pensavo che quanto vedevo era l’epifania dello stesso dio artista creatore della ragazza dispensatice d’incanto che mi aspettava sul traguardo in fondo al secondo rettilineo. Come la rivedevo allora mi tornavano tutte le forze. Riuscìi a rimanere dentro i diciannove minuti: un tempo decoroso.
Ifigenia mi accarezzò il volto con mano leggera per non togliermi del tutto il respiro dimezzato. Disse che continuando così avrei conseguito l’immortalità
“Sì - risposi dopo avere ripreso fiato - diventerò una creatura divina, come sei tu.
Bologna 17 dicembre 2023 ore 18, 29
giovanni ghiselli
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