A. Feuerbach, Iphigenie (1862) |
Moena con la valle di Fassa è
un’opera d’arte: un dono fatto al genere umano dal creatore il quale Bonus
est: fecit itaque quam optimum potuit” (Seneca, Ep. 65, 10).
Dobbiamo cercare di assimilarci alla sua bontà e generosità. Ecco perché cerco di donare anima e vita eterna alle mie donne: Elena e le altre.
Sono grato a Moena che durante le estati della mia infanzia e adolescenza mi ha ispirato mito, poesia, amore per la natura e per tutta la vita.
In fondo alla valle di Fassa scorre l’Avisio che allora era un vorticoso torrente ricco di trote lucide, scure, guizzanti, vivaci come le bambine e le ragazze che cominciavano già a piacermi tanto.
Il paese odoroso di legna e di fieno è una chiazza di colore rosso cupo, come i capelli delle modenesi giovani molto diverse dalle pesaresi e pure belle assai; intorno alle case verdeggiano i prati coni i fiori che oscillano al vento in mezzo alle onde dell’erba, come volti ridenti di belle fanciulle che nuotano o giocano sulla distesa vendicante del mare. Sopra i prati si spingono in alto i boschi di larici e abeti , colorati di un verde più scuro. Su queste lunghe foreste si innalzano le rocce che osservavo a lungo e interrogavo soprattutto durante i tramonti quando il sole già sparito dal paese indugiava sorridendo sulle cime più alte del Catinaccio il cui ultimo anello verso nord era il Sasso Lungo. Mi appariva diviso in due parti che parevano carnei coralli formati a ricordare le membra di femmine umane, o divine benedicenti la valle.
Sopra le rupi risplende un cielo bellissimo quando è bello: nelle giornate serene è allietato da una luce vivace che fende le ombre e fa brillare il verde smeraldino dei prati estivi e il bianco adamantino della Marmolada, regina delle Dolomiti. Se il cielo è attraversato da nuvole erranti sopra le foreste e tra le rocce, mostra grandi figure inquiete: Eracle, per esempio, che uscito dal bosco di Eritia porta via l’armento di Gerione tricorpore, sottratto al bovaro[1] senza pagarlo[2]
Di notte il firmamento non offuscato brilla di stelle che appaiono più luminose e inducono a pensieri che vanno oltre la finitezza della vita mortale.
Entrai nel paese di quelle mie stati immaginose. Allora abitavo con la zia Giulia in via Damiano Chiesa 11 non lontano dalla fontana del Turco. Ero solitario già da bambino, e a Moena ancora più che a Pesaro. I miei conforti erano quei monti di forma umana e il volto santo del sole. Quando mi svegliavo, se lo vedevo brillare nel cielo uscendo dal passo San Pellegrino e illuminare la cucina esposta a est, dopo la colazione correvo verso l’Avisio per osservare le trote grige, picchietttate di rosa e di azzurro come i sassi del fiume: quei pesci mi parevano pietre guizzanti e i sassi trote pietrificate da un dio ludico e capriccioso, magari ancora bambino, che voleva prenderle senza fatica ma poi si era annoiato della pesca troppo facile e le aveva lasciate lì nel torrente che le lisciava con i suoi flutti precipitosi.
Così fantasticavo. Appoggiato su una ringhiera posta sopra il torrente guardavo affascinato la trasparenza dell’acqua, i vorticosi gorghi d’argento, le schiume canute delle cascate. Osservavo e ascoltavo i suoni con attenzione fermandomi a lungo perché ero solo e non avevo nessun amico con cui parlare.
Anche il 13 aprile del 1979 a Moena ero solo. Per scelta. Non volevo confusione ma ordine di pensieri e sentimenti
Bologna 3 dicembre 2023 ore 10, 44
[1] Cfr. Euripide, Eracle : triswvmaton both'r j (vv. 423-424)
[2] l'Eracle di Pindaro portò via le vacche di Gerione senza pagarle:"levgei d j o{ti ou[te privameno" ou[te dovnto" tou' Ghruovnou hjlavsato ta;" bou'", wJ" touvtou o[nto" tou' dikaivou fuvsei, kai; bou'" kai; ta\lla kthvmata ei\nai pavnta tou' beltivonov" te kai; kreivttono" ta; tw'n ceirovnwn te kai; hJttovnwn", il poeta dice che senza averli pagati né ricevuti in dono si portò via le vacche di Gerione, poiché questo è giusto per natura, che cioé i buoi e le altre proprietà del meno valente e più debole siano tutte del migliore e più gagliardo (Platone, Gorgia, 484c).
p. s.
Statistiche del blog
Sempre1432605
Oggi245
Ieri368
Questo mese1155
Il mese scorso14896
Ecco i numeri per nazione
Italia
721.217
Stati Uniti
516.891
Germania
36.855
Russia
24.554
Singapore
21.576
Francia
14.899
Irlanda
8.671
Regione sconosciuta
7.251
Ucraina
5.852
Regno Unito
5.017
Portogallo
3.824
Cina
2.598
Spagna
2.250
Paesi Bassi
1.925
Giappone
1.616
Indonesia
1.563
Svizzera
1.354
Polonia
1.287
Finlandia
1.277
Altro
52.128
Le Finlandesi - immagino tutte donne - crescono ogni giorno da quando è uscito il mio libro. Buon segno? Credo di sì. saluti e baci a tutti. Gianni.
Dobbiamo cercare di assimilarci alla sua bontà e generosità. Ecco perché cerco di donare anima e vita eterna alle mie donne: Elena e le altre.
Sono grato a Moena che durante le estati della mia infanzia e adolescenza mi ha ispirato mito, poesia, amore per la natura e per tutta la vita.
In fondo alla valle di Fassa scorre l’Avisio che allora era un vorticoso torrente ricco di trote lucide, scure, guizzanti, vivaci come le bambine e le ragazze che cominciavano già a piacermi tanto.
Il paese odoroso di legna e di fieno è una chiazza di colore rosso cupo, come i capelli delle modenesi giovani molto diverse dalle pesaresi e pure belle assai; intorno alle case verdeggiano i prati coni i fiori che oscillano al vento in mezzo alle onde dell’erba, come volti ridenti di belle fanciulle che nuotano o giocano sulla distesa vendicante del mare. Sopra i prati si spingono in alto i boschi di larici e abeti , colorati di un verde più scuro. Su queste lunghe foreste si innalzano le rocce che osservavo a lungo e interrogavo soprattutto durante i tramonti quando il sole già sparito dal paese indugiava sorridendo sulle cime più alte del Catinaccio il cui ultimo anello verso nord era il Sasso Lungo. Mi appariva diviso in due parti che parevano carnei coralli formati a ricordare le membra di femmine umane, o divine benedicenti la valle.
Sopra le rupi risplende un cielo bellissimo quando è bello: nelle giornate serene è allietato da una luce vivace che fende le ombre e fa brillare il verde smeraldino dei prati estivi e il bianco adamantino della Marmolada, regina delle Dolomiti. Se il cielo è attraversato da nuvole erranti sopra le foreste e tra le rocce, mostra grandi figure inquiete: Eracle, per esempio, che uscito dal bosco di Eritia porta via l’armento di Gerione tricorpore, sottratto al bovaro[1] senza pagarlo[2]
Di notte il firmamento non offuscato brilla di stelle che appaiono più luminose e inducono a pensieri che vanno oltre la finitezza della vita mortale.
Entrai nel paese di quelle mie stati immaginose. Allora abitavo con la zia Giulia in via Damiano Chiesa 11 non lontano dalla fontana del Turco. Ero solitario già da bambino, e a Moena ancora più che a Pesaro. I miei conforti erano quei monti di forma umana e il volto santo del sole. Quando mi svegliavo, se lo vedevo brillare nel cielo uscendo dal passo San Pellegrino e illuminare la cucina esposta a est, dopo la colazione correvo verso l’Avisio per osservare le trote grige, picchietttate di rosa e di azzurro come i sassi del fiume: quei pesci mi parevano pietre guizzanti e i sassi trote pietrificate da un dio ludico e capriccioso, magari ancora bambino, che voleva prenderle senza fatica ma poi si era annoiato della pesca troppo facile e le aveva lasciate lì nel torrente che le lisciava con i suoi flutti precipitosi.
Così fantasticavo. Appoggiato su una ringhiera posta sopra il torrente guardavo affascinato la trasparenza dell’acqua, i vorticosi gorghi d’argento, le schiume canute delle cascate. Osservavo e ascoltavo i suoni con attenzione fermandomi a lungo perché ero solo e non avevo nessun amico con cui parlare.
Anche il 13 aprile del 1979 a Moena ero solo. Per scelta. Non volevo confusione ma ordine di pensieri e sentimenti
Bologna 3 dicembre 2023 ore 10, 44
giovanni ghiselli.
[1] Cfr. Euripide, Eracle : triswvmaton both'r j (vv. 423-424)
[2] l'Eracle di Pindaro portò via le vacche di Gerione senza pagarle:"levgei d j o{ti ou[te privameno" ou[te dovnto" tou' Ghruovnou hjlavsato ta;" bou'", wJ" touvtou o[nto" tou' dikaivou fuvsei, kai; bou'" kai; ta\lla kthvmata ei\nai pavnta tou' beltivonov" te kai; kreivttono" ta; tw'n ceirovnwn te kai; hJttovnwn", il poeta dice che senza averli pagati né ricevuti in dono si portò via le vacche di Gerione, poiché questo è giusto per natura, che cioé i buoi e le altre proprietà del meno valente e più debole siano tutte del migliore e più gagliardo (Platone, Gorgia, 484c).
p. s.
Statistiche del blog
Sempre1432605
Oggi245
Ieri368
Questo mese1155
Il mese scorso14896
Ecco i numeri per nazione
Italia
721.217
Stati Uniti
516.891
Germania
36.855
Russia
24.554
Singapore
21.576
Francia
14.899
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8.671
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5.852
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5.017
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3.824
Cina
2.598
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Paesi Bassi
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Giappone
1.616
Indonesia
1.563
Svizzera
1.354
Polonia
1.287
Finlandia
1.277
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Le Finlandesi - immagino tutte donne - crescono ogni giorno da quando è uscito il mio libro. Buon segno? Credo di sì. saluti e baci a tutti. Gianni.
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