Voglio vedere al più presto il film Foglie al vento del regista finlandese Aki Kaurismäki. Non è per il fatto che è stato premiato dalla Giuria dello scorso festival di Cannes che voglio vederlo bensì perché è una storia d’amore ambientata a Helsinki e può ricordarmi le mie, i miei tre amori a tempo determinato, molto determinato, eppure i più belli della mia vita.
La protagonista Alma Pöysti ha detto che il tono del film non è distante dalla realtà in quanto la cosa più scontata da condividere tra finlandesi è il silenzio. Posso confermare che le tre finlandesi che ho amato più di tutte parlavano poco. E forse loro mi hanno corrisposto perché io le corteggiavo con discorsi pieni di sentimento, mito, poesia, storia letteratura. Senza soffocarle poiché appena aprivano bocca le ascoltavo devota mente.
L’attrice aggiunge che l’alcool è molto diffuso nel suo paese perché serve a superare diverse barriere tra gli umani. Vero è che quelle tre ragazze beneducate bevevano vino e birra volentieri. E’ anche vero che pure io facevo così con loro. Del resto eravamo giovani in un ambiente universitario e non era un peccato e non è stato un danno delle nostre intelligenze. Certo, ci si regolava per non danneggiarci. Erano state brave a scuola e volevano esserlo anche nel lavoro. Di una so che ha fatto una carriera grande ben più della mia.
Le parole essenziali le dicevano e mi bastavano. Questa essenzialità, questa assenza di commedie e di pose mi piaceva molto.
Alma, l’attrice del film dice: “Aki è un vero genio: riduce le parole all’essenziale, senza che si senta la mancanza di alcunché”
Aggiunge che da certe frasi laconiche dei due attori emerge l’umorismo, e il modo così asciutto di far ridere è in qualche maniera finlandese ma è pure universale.
Päivi, quando voleva smontare certe mie iperboli o rodomontate diceva solo due parole: may be. Oppure: even if….
O anche: “ italian people always arrange”. Mi dava delle lezioni.
Helena quando mi lanciai a toccarla inopportunamente disse: aspetta: io non sono materia. Una grande lezione di rispetto e di buona educazione. Mi scusai e anche lei mi scusò: clemente e generosa.
Kaisa quando partì mi disse: “tu sei perfetto come amante di una bella vacanza di un mese in un collegio universitario in mezzo a una grande foresta incantata, ma voglio tornare da mio marito perché lui funziona bene nel suo ruolo di compagno domestico e quotidiano. Tu non so”.
“Non credo-risposi- non è il mio ruolo”.
Queste tre grazie donate a me da un destino molto buono mi hanno insegnato sulla vita e sul comportamento più di tutte le altre e più di tanti altri studi.
A far funzionare la vicenda è anche la confezione da fiaba scrive Marco Consoli che ha intervistato gli attori. Leggo il suo pezzo pregevole su il Venerdì di Repubblica di oggi.
Anche le tre storie da me vissute e raccontate funzionano come fiabe, belle fiabe che mi hanno aiutato a vivere e mi aiutano ancora
Bologna 22 dicembre 2023 ore 18, 48 giovanni ghiselli
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