NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica

LE NUOVE DATE! Protagonisti della Storia Antica | Biblioteche Bologna   -  Tutte le date link per partecipare da casa:    meet.google.com/yj...

mercoledì 20 dicembre 2023

T. Mann. I Buddenbrook. 31

IV, 7. Seconda  parte. Il fallito è sistemato!
 
Il console conferma il fallimento di Grünlich.
La parola fallimento colpisce Tony come una cannonata.
“Era una cosa più spaventevole della morte, era il disordine, la rovina, la vergogna, il disonore, la disperazione, la miseria”.
 
Nel dramma Il gabbiano (1896)  di Čechov un giovane scrive una pièce che non ha successo e la sua ragazza lo lascia per seguire Trigorin scrittore riuscito. Il fallito constata che “le donne non perdonano l’insuccesso”  (atto secondo) e alla fine si spara.
 
La moglie di  Grünlich dunque “era colpita e schiantata da quella notizia”
Il suo ruolo di sposa era finito: la sua identità di borghese facoltosa, se voleva salvarsi, non poteva permetterle di rimanere sposata con un perdente.
Il padre le domandò se sarebbe stata disposta a seguire il marito anche nella povertà.
“Certo babbo rispose” perché era ancora la moglie di Grünlich e la propria rispettabilità esigeva questa risposta. Ma sapeva che quella del padre era una domanda retorica e che la propria risposta era tattica. Quindi si mise a piangere e a “singhiozzare come quando era bambina”.  L’autore aggiunge “d’un pianto spontaneo e senza riguardi”. Ma anche questo fa parte del copione e oserei dire del gioco che deve massacrare il fallito.
Il padre assicura la figlia che non la costringerebbe. Ma sa bene che non ne ha bisogno perché la giovane ha sempre fatto la volontà del babbo suo.
Il console suggerisce una via d’uscita: “io avrei il desiderio di sottrarti a queste prime noie e di accogliere intanto in casa mia te e la nostra piccola Erika”. Poi fa la mossa di lasciare a Tony il tempo di pensarci: “Ti ho già detto che devo ancora avere una spiegazione con lui e col suo banchiere”.
Sa bene quale sarà la spiegazione da quando il genero gli ha scritto chiedendogli del denaro.
La figlia prende la posa di una donna dipinta su un divano dipinto: “curva sui tre cuscini di seta appoggiò il gomito sul ginocchio e il mento sulla mano e stette a guardare la stanza con occhi trasognati” Doveva avere visto un quadro o letto una pagina con una descrizione siffatta.  Quindi abbandona un braccio sulle ginocchia del babbo, mentre la mano le pendeva inerte e senza sostegno.
 
Di questa mano che pende inerte posso indicare un modello raffaelliano con l’aiuto di  Salvatore Settis.
Raffaello nella sua Deposizione (1507), tolse da un sarcofago di Meleagro (riusato per un sepolcro in una chiesa di Roma) due formule gestuali, rimettendone in vigore con suprema efficacia il potere espressivo: il braccio esanime del Cristo defunto, abbandonato nell'impotenza della morte, e il tenero gesto pietoso della Maddalena che tiene nelle proprie mani la mano di Gesù. "[1] .
 
Non credo che Tony avesse visto questo dipinto ma, così come l’artista urbinate riprende un motivo classico, questa giovane donna  ricorda le scene che ha visto recitare in casa dalla madre o da altre donne del suo ambiente. Questa borghesia delle “buone famiglie educate” non fa nulla spontaneamente: ex abundantia cordis.
 
Il padre era disposto ad ammettere di avere sbagliato spingendo la figlia a sposare un incapace negli affari. Questa è la colpa confessata mentre non accenna nemmeno al fatto che quando Tony era ancora adolescente l’ha data in moglie a un uomo che a lei non piaceva facendole lasciare un ragazzo di cui si era innamorata.
Il console dunque dice di essere pentito della propria scelta sbagliata dell’uomo da fare sposare alla figlia diciannovenne. Però chiarisce: “Credo di non essere colpevole davanti a Dio”. Tony non si sogna nemmeno di dire: “lo sei, eccome, lo sei davanti a me!”
Il console, un uomo “di molto riguardo” continua: “Credo di avere fatto il mio dovere cercando di procurarti un’esistenza adeguata alla tua origine”
E i sentimenti della ragazza e i suoi gusti?
Questi non contavano. Contava solo la solidità finanziaria del pretendente. Ma l’aveva fraintesa.
“ Grünlich si presentò fornito delle migliori raccomandazioni, come figlio di un pastore, come cristiano e uomo di mondo. In seguito cercai referenze commerciali sul suo conto e queste furono le più favorevoli”. Erano informazioni menzognere.
 
Questo sistema del prendere informazioni sui pretendenti attraverso agenzie usava ancora negli anni Cinquanta negli ambienti di una certa borghesia pesarese per quanto ne so. Non so se usi ancora.
 
Tony butta le braccia al collo del babbo suo per significare che non gli addossa alcuna colpa.
 
Secondo me  invece ha commesso un crimine distogliendo una figlia adolescente da un giovane di cui era innamorata per darla in moglie a un uomo che la disgustava in tutto e per tutto.
 
Johann Buddenbrook ammette di non sentirsi del tutto senza colpa di fronte alla figlia che è ancora una ragazza e si ritrova a 23 anni maritata con un fallito sposato a 19 anni per obbedire al padre.
 
Se avessi avuto una figlia le avrei consigliato di non sposarsi mai, certamente non prima di avere messo alla prova l’uomo, anzi diversi uomini e uomini diversi. Ma forse l’avrei amata troppo e  per questo non è mai nata.
 
Il console quindi pone la domanda decisiva: “Sii sincera Tony: in questi anni di matrimonio, hai imparato ad amare tuo marito?” p. 139.
 
Avrei risposto: amare non discitur. Ma non credo che Tony conoscesse il latino, altrimenti avrebbe avuto un’arma di difesa da cotale famiglia.
 
Tony asseconda ancora il padre, questa volta ex abundantia cordis: “Oh babbo, che domanda! Io non l’ho mai amato: mi è sempre stato antipatico, tu lo sai.
Così il tanghero è sistemato.
Tony aggiunge che nemmeno lei piaceva a lui: “Quattro anni qualche sera si è seduto vicino a me a leggere il giornale in questi quattro anni”.
Il babbo la consola: “Dio vi ha donato una bambina”
“E’ vero babbo e a Erika voglio molto bene. Ma Grünlich, oh via Grünlich”
Mi chiedo se lo abbia mai chiamato con il nome
“E ora per di più bancarotta. Senti babbo, se vuoi condurmi a casa Erika… Ma sì con gioia!”
 
La bambina Erika dunque è figlia solo della madre che ha un padre facoltoso. Il padre naturale impoverito non ha più alcun diritto di presenza nemmeno con la prole.
 
Si ricordi la tragedia Eumenidi  di Eschilo dove il figlio può ammazzare impunemente la madre siccome nella generazione conta solo il padre.
Lo affermano Apollo e Atena che fanno assolvere il matricida Oreste il quale ha vendicato Agamennone.
 
Il console ripetè la mimica facciale della soddisfazione stringendo le labbra. Quindi, per non avere più dubbi sui sentimenti della figlia le dice che i soldi per salvare il fallito ci sarebbero però aggiunge che la somma necessaria è grossa e che la ditta di famiglia ha subito perdite, perciò e un ulteriore indebolimento creerebbe grandi difficoltà”.
Tony balzò in piedi ed esclamò: “Sta bene!. Basta. Mai!”
Aveva un atteggiamento quasi eroico. La parola Ditta aveva fatto colpo. Molto probabilmente era stata più efficace e decisiva che la stessa avversione contro Grünlich”. La Ditta per Tony era sacra.
 
In casa mia secondo la nonna matriarca era sacra la terra: da non vendere per nessuna ragione. Ho assunto questo tabù. Il bisnonno Guglielmo Scattolari aveva circa 500 ettari e sei figli. La nonna Margherita ne ha ereditati 70 e ha avuto sei figli e 5 nipoti. Io ho avuto 18 ettari che ho affittato per poche migliaia di euro all’anno.
Ebbene: un costruttore edile mi chiese di vendergli 5 ettari per costruirvi case, in cambio di appartamenti e di tanto denaro. Non ho voluto venderla e vivo con poco denaro. E non sono pentito, anzi ne sono fiero: il denaro è carta, la terra è viva. Vero che con il denaro puoi comprarti tante cose. Io ho già la casa piena di quanto mi serve: i libri. Non mi attira il lusso, meno che mai i ristoranti costosi. A Bologna mangio all’Arci con 8 euro e ottanta o al massimo in un ristorante greco con una ventina di euro anche perché tengo molto alla snellezza e mangio poco.
A Pesaro mangio a La Rustita un solo piatto di pesce con una ventina di euro, oppure vado al Pesce azzurro di Fano dopo un giro ciclistico sul colle di Novilara e mangio pesce. Con quindici euro faccio pranzo e cena perché mi porto a casa il primo che mi serve per la sera dopo lo studio, la nuotata e la corsa. Altro non voglio.
Trovo che spendere 50 euro per un pranzo sia oltre che volgare immorale quando c’è tanta gente che soffre la fame. Seguo l’esempio dei poverelli.
Quello di Betlemme disse: “Non itellligitis quia omne quid in os intrat in ventrem vadit et in secessum emittitur?” (N. T. Matteo, 15, 17)
 
Concludendo il capitolo, Grünlich, il ripudiato entrò nella stanza e Buddenbrook si alzò con un gesto che esprimeva: tutto fatto.
 
Avvertenza: le righe battute con un carattere più piccolo si possono saltare. Le ho scritte per chi avesse la curiosità di conoscere qualcosa dell’autore di questi post quotidiani. Saluti gianni
 
 
Bologna 20 dicembre 2023 ore 12, 19 
giovanni ghiselli

p. s
Statistiche del blog
Sempre1439930
Oggi100
Ieri286
Questo mese8480
Il mese scorso14896
 
 
 
 
 


[1] Salvatore Settis, Futuro del 'classico', p. 56.

Nessun commento:

Posta un commento