Tony deve tornare dal padre che vuole imporle un matrimonio sgradito.
Thomas va con la carrozza a prendere la sorella. Il padre di Morten intanto aveva mandato il figlio a Gottinga dove studiava e Tony aveva potuto appena salutarlo. Faceva freddo e tirava vento, sicché non poterono fare colazione sulla veranda.
Quando finisce l’estate, finisce tutto in questi amori nati nelle vacanze. Ne so qualcosa. Tutti. O quasi tutti ne sappiamo qualcosa. I nostri amori sono mortali come siamo noi, spesso stagionali o mensili-mestruali. perfino effimeri, giornalieri.
Il comandante navale e capofamiglia aveva detto al figlio: “Così, basta. Via!”-
Alle undici i due fratelli Buddenbrook salirono sulla carrozza. Tony era pallida e rabbrividiva di freddo, dalla stanchezza, dall’ansia del viaggio, e la malinconia le riempiva il cuore di pena.
Ricordate come rabbrividisce (rJivghsen) Calipso, luminosa tra le dee (V, 116) quando Ermes le porta l’ordine dato da Zeus di lasciar partire Odisseo?
Tony prima di salire in carrozza salutò la sorellina di Morten con un bacio, la madre con una stretta di mano e Schwartzkopf con un cenno della testa. L’uomo le disse: “Non si dimentichi di noi, signorina. E senza rancore. Tanti doveri al babbo e alla signora mamma”.
Quando lo sportello si chiuse i tre sventolarono i fazzoletti.
Tony non potrà mai dimenticare quei giorni perché rimarranno i più belli, i più felici della sua vita.
Anche di questo, credo, sappiamo tutti qualcosa.
La felicità certamente è in buona parte legata alle persone, a una in particolare, ed è pure associata in parte non piccola all’età, alla giovinezza che ci predispone a essere felici affinché si abbia il coraggio di amare e generare altra vita. Poi arriva il disincanto. Oggi sono già disincantati i ragazzi.
Tony soffriva ma, ripensando a Morten il ragazzo che le piaceva, le era congeniale e amava contraccambiata , prometteva che avrebbe conservato il ricordo di quell’amore e di quella estate nel suo cuore come qualcosa di sacro e di intangibile.
Tuttavia nell’ultima pagina del romanzo, arrivata a 50 anni comunque ben portati nonostante due matrimoni falliti alle spalle, dice queste ultime parole: “la vita, voi sapete, frantuma tante cose nel nostro cuore”.
Suo fratello Thomas invece era morto ante diem.
Credo che Tony portasse bene l’età e fosse ancora una bella donna grazie al ricordo di quell’estate di 35 anni prima.
Io non ho mai dimenticato l’estate del 1971 e questo ricordo mi tiene ancora su.
Indico questi nessi per significare che gli autori classici, sia antichi sia moderni, scrivono di noi tutti.
Ma torniamo a Tony quindicenne. In carrozza la ragazza pensava che forse avrebbe dovuto seguire “la strada che le era stata tracciata e sposare il signor Grünlich; questo era indifferente” ma sapeva che parlando con lui avrebbe pensato”Io so una cosa che tu non sai…I nobili, per principio, sono spregevoli”. Glielo aveva insegnato Morten.
Lo stesso è accaduto a me: frequentando per forza o per caso persone insignificanti mi sono sempre salvato nella mia nicchia e ho conservato la mia identità, i miei gusti pensando a Helena che meravigliodsamente mi disse: “io non sono materia”.
Tony dunque sorrise contenta perché aveva fatto tesoro dei sentimenti cari e soavi, della gioia provata. Prevedeva che l’esperienza di quell’estate l’avrebbe aiutata sempre.
A un tratto ricordando le parole di Morten che le aveva detto: “Oggi signorina Tony dobbiamo sederci tutti e due sui sassi” si mise a piangere amaramente. Sapeva che la sua posizione sociale presa come destino, non le avrebbe più consentito di stare seduta sui sassi. Certo non con quel ragazzo che era unico.
Il fratello Thomas la confortò dicendole che la capiva. Anche lui aveva la strada segnata. Con l’anno nuovo il babbo l’avrebbe mandato ad Amsterdam e gli dispiaceva.
Tony obiettò che separarsi dai genitori e dai fratelli non è nulla.
Il fratello capì perché pure lui viveva un amore senza futuro ma disse solo: “ci si rassegna. Si dimentica”
Tony esclamò disperata: “Ma appunto, dimenticare non voglio. Dimenticare è forse un conforto?” p. 99
Dimenticare non è bene: dimenticare è non capire, non imparare, non amare. Amare infatti è conoscere e conoscere è ricordare (cfr. Platone, Menone) perché tutto è collegato con tutto, tutto scorre e interferisce insieme.
capitolo precedente: Giovanni Ghiselli: T. Mann. I Buddenbrook. 18
Bologna 2 dicembre 2023 ore 16, 39
giovanni ghiselli
p. s.
Thomas Mann sarà uno degli autori descritti e commentati nel corso di 8 incontri che inizierò il 16 gennaio 2024 alla primo Levi. Gli altri autori del Novecento saranno Proust, Joyce, Svevo, Musil, Pirandello, T. S. Eliot.
Se avremo tempo e ci sarà richiesta, illustrerò anche qualche autore dell’Ottocento o Shakespeare.
Asseconderò gli interessi degli uditori iscritti.
p. s.
Thomas Mann sarà uno degli autori descritti e commentati nel corso di 8 incontri che inizierò il 16 gennaio 2024 alla primo Levi. Gli altri autori del Novecento saranno Proust, Joyce, Svevo, Musil, Pirandello, T. S. Eliot.
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