domenica 1 ottobre 2023

T. Mann. I Buddenbrook. 18

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III, 11 pp. 94-97. La prepotenza e la scortesia esigono sottomissione. Questa va rifiutata sempre

Grünlich arriva a casa del “rivale” Morten che lo guardò sconcertato vedendone i favoriti
 che sembravano cosparsi di quella polvere con cui si indorano le noci dell’albero di Natale. Il pretendente più attempato guardò quello più giovane come si guarda una persona di servizio.
 Ma i suoi occhi erano azzuri come quelli delle oche p. 94
Quindi quest’uomo ridicolo si rivela anche prepotente e maleducato: domanda a Morten se il signor Morten Schwarzkopf sia lui.
Solo dopo la risposta  Grünlich dice chi è: Io mi chiamo  Grünlich.
 E’ la tecnica delle telefonate pubblicitarie più sgradevoli: lei è il signor Giovanni? Bisogna rispondere: lei chi è scusi?
Intanto Tony, il tesoro di Morten, riposava nella sua camera
Il babbo avvertito dal figlio arriva e “fece un breve inchino a scatto”, quindi disse: “ai suoi ordini”. L’ambiente è modesto. Il comandante navale fece sedere Grünlich sul sofà rivestito di incerato nero e screpolato e l’ospite  si mise seduto sull’orlo senza toccare la spalliera.
Il nuovo arrivato ripete il suo cognome e dice di essere “collega d’affari del console Buddenbrook”.
Vuole avvertire l’uomo da poco  che lui invece fa parte della razza padrona.
Il padre di Morten gli propone un ponce ma il “gran signore” ritrosetto dice che una carrozza lo aspetta e ha soltanto due minuti.
L’ospite si intimorisce e  sottomette: “ai suoi ordini, signore” p. 96.
 
Chi maltratta o è anche solo scortese lo fa proprio per sottomettere. Non bisogna lasciarsi intimidire dai prepotenti maleducati,
 
  Grünlich parla a Schwarzkopf manifestando sussiego e superiorità quindi nomina la signorina che “purtroppo abita da alcune settimane in casa sua”. Quindi dichiara di essere  fidanzato di Tony con il consenso della famiglia e il gradimento della ragazza. Sappiamo che non è vero.
Schwarzkopf se ne rallegra con l’ospite. Ma Grünlich lo mette sotto accusa: alzando e modulando la voce dice “dalla sua casa partono delle difficoltà”. A queste parole diede un’intonazione interrogativa.
E aggiunge: mi hanno detto che vostro figlio ha approfittato della presenza della signorina per strapparle non so quali promesse”.
Niente viene precisato e l’accusa può comprendere molti torti subiti da Tony a opera di quel delinquente.
Il padre infuriato chiamò il figlio con una voce che avrebbe sopraffatto il fragore del mare in tempesta.
 
Basta darsi importanza e inventarsi delle accuse per intimidire un uomo privo di coscienza della dignità di uomo.
 
Grünlich “con un sorriso sottile” dice ancora: “mi dispiacerebbe se dovessi ostacolare i suoi progetti paterni”. Qui c’è l’ironia dell’uomo che si mette al di sopra come il lupo con l’agnello e vuole che l’accusato cerchi di giustificarsi come deve fare un inferiore con il superiore: “so benissimo chi è mio figlio e so chi è madamigella Buddenbrook e ho troppo ritegno e orgoglio per concepire simili progetti paterni”.
 Il ragazzo, Morten, osservava con gli occhi cupi e le guance gonfie per lo sdegno. Il padre lo sgrida dicendo “tutto questo è una fanciullaggine” di cui non si deve più parlare. La moglie invece dice “Chi sa..” mentre vedeva crollare una bella speranza.
Grünlich ripete che ha fretta e se ne va concedendo l’onore delle armi a Schwarzkopf padre cui esprime “soddisfazione e riconoscimento per l’intervento virile e deciso”.
In questo capitolo c’è il tema anzi il problema-provblhma- nel significato greco di l’ostacolo all’amore costituito dalle differenze economiche e sociali di due giovani che si amano.
 
Nell’Aulularia di Plauto invece c’è un vecchio ricco, Megadoro che considera preferibile una moglie indotata siccome ha meno pretese di una dotata. Per giunta i matrimoni tra ricchi e povere correggerebbero almeno in parte le sperequazioni e servirebbero a moderare i risentimenti dei non abbienti.
Megadoro si propone come modello perché non ha pretende la dote della ragazza che vuole sposare e crede povera, mentre lui è ricco: “Nam meo quidem animo si idem faciant ceteri, -opulentiores pauperiorum filias-ut indotatas ducant uxores domum, -et multo fiat civitas concordior-, et invidia nos minore utamur quam utimur, et illae malam rem metuant quam metuunt magis, et nos minore sumptu simus quam sumus” (478-483) In effetti, almeno a parer mio, se altri facessero la stessa cosa cioè che i più ricchi sposassero le figlie senza dote dei più poveri, la cittadinanza sarebbe più concorde e noi saremmo meno soggetti all’invidia di come siamo e quelle avrebbero paura di comportarsi male più di quanta ne hanno ora e noi avremmo spese minori di adesso.
  
Un altro esempio di matrimonio interclassista
Nel Dyskolos di Menandro il giovane innamorato Sostrato, un giovane ricco  vuole sposare una ragazza povera e dare in moglie a un povero la propria sorella.
Il padre Callippide risponde:"Non voglio prendermi insieme un genero e una nuora pezzenti"(795),
 Ebbene, Sostrato obietta: “ tutto quello che hai è della sorte ( th'ς tuvchς de; pant j e[ceiς, v. 801) che come ha dato può togliere.


 capitolo seguente: Giovanni Ghiselli: T. Mann. I Buddenbrook. 19
 
Pesaro primo ottobre 2023 ore 19, 23 
giovanni ghiselli

p. s.
Questo post va bene per entrambi i miei corsi: quello che inizierà martedì 3 ottobre e il successivo. Situati certo e commentati in maniera diversa.
 
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