NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

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mercoledì 25 ottobre 2023

Ifigenia XLI. Voglia di scherzare

A. Feuerbach, Iphigenie (1862)
Avvertenza: questo breve capitolo non deve essere letto dai bambini né dagli adulti pudichi. Questi potrebbero adontarsene.

 
Prese queste due decisioni: di non lasciare il marito da parte sua e di lasciare Pinuccia da parte mia, eravamo contenti del vago avvenire che avevamo in mente.
Sicché facendo della strada insieme dopo la scuola ci mettemmo a scherzare, ridere, motteggiare.
Mi venne in mente la domanda da stratega erotico che feci a Kaisa quando era oramai indubitabile che la voglia di fare l’amore era reciproca.
Dopo avere concluso un discorso serio pieno zeppo di citazioni tratte da autori greci e latini non senza un poco di Shakespeare  dovuto al fatto che si parlava inglese, la guardai negli occhi azzurri e sorridendo le chiesi: “di che colore hai le mutande in questo momento?”
“Del colore dei miei occhi”, rispose la linguista  sposina e giovane madre.
“Beate quelle mutande - la incalzai - vorrei essere in loro”.
Ripetei il gioco con Ifigenia anche se non aveva azzurri gli occhi né le mutande di solito. Infatti rispose “bianche”.
Allora aggiunsi: “Io non credo a ciò che non vedo e non tocco”. E lei: “d’accordo. Facciamo un salto in camera tua: dirò a mio marito che ho dovuto accompagnare i ragazzini al funerale di una nostra collega morta ieri sera. Là, a casa tua non al funerale, potrai vederle, toccarle e togliermele tutte le volte che vorrai.
“A proposito di funerale - replicai - spero di morire facendo l’amore mille volte con te: “di faciant, leti causa sit ista mei ". 
“Questa volta chi hai citato?”
Naso Magister est ” risposi.
Dopo tanta allegria non avevo più dubbi che quella sola amante mi riempiva la vita e mi bastava
 
p. s.
Ora voglio coonestare la mia licenza verbale con un paio di citazioni dotte
Non dovete giudicarmi poco casto per il fatto che le mie parole  talora sono lascive
“me ex versiculis meis putastis,/quod sunt molliculi, parum pudìcum./ Nam castum esse decet pium poetam/ipsum, versiculos nihil necessest " (Catullo, 16, 3-6), mi consideraste, dai miei versi leggeri, poiché sono lascivi, poco casto. In effetti si addice al pio poeta come persona essere puro, che lo siano i suoi teneri versi non è necessario. 
"Lasciva est nobis pagina, vita proba "(Marziale I, 4, 8), la mia pagina è licenziosa, la vita onesta.
 Bologna 25 ottobre 2023 ore 18, 57 giovanni ghiselli. Sono studente e povero, come sempre, più di sempre. Abbiate comprensione anche se la pensate in modo diverso da me. Io non faccio del male a nessuno. Però voglio vivere la vita mia, non quella presa a prestito da altri.


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