lunedì 23 ottobre 2023

La fobia dell'amore: Eschilo e Manzoni. Persone giuste e buone: Gesù, Maria Maddalena e Giuseppe di Arimatea

Masaccio, Crocifissione (particolare)
La fobia del sesso
fa parte della propaganda di qualsiasi regime.
Tante volte deriva della storia personale e, quando è espressa da autori maschi, deve essere collegata alla paura che hanno delle donne. Faccio un esempio che  accosta, addirittura, Aristofane a Manzoni.
Nelle Rane il personaggio Eschilo si vanta di non avere mai fatto agire nei suoi drammi Fedre né Stenebee puttane (povrna", v. 1043) e anzi di non avere mai creato una donna in amore (" ejrw'san pwvpot j ejpoivhsa gunai'ka", v. 1044). Il personaggio Euripide ribatte maliziosamente che nei drammi del rivale in effetti non c'è nulla di Afrodite (1045), ossia non c'è grazia.
In effetti Eschilo tende a mettere in scena una guerra tra maschi e femmine - nelle Supplici e l’Orestea soprattutto
 
Ebbene lo stesso merito, dubbio assai, se lo attribuisce Manzoni nel Fermo e Lucia: "Non si deve scrivere di amore in modo da far consentire l'animo di chi legge a questa passione. Di amore ce n'è seicento volte di più di quanto sia necessario alla conservazione della nostra riverita specie. Io stimo dunque opera impudente l'andarlo fomentando con gli scritti".
 
A queste parole dell'autore aggiungo alcune frasi prese da una tesi di abilitazione all'insegnamento secondario di una giovane laureata della SSIS di Bologna:"Il carattere di Lucia è architettato sulla base d'un sistema che uccide il pensiero…Le sue aspirazioni, il suo voto incontrano freddezza nel lettore di cuore sano; essa appare o insipida o egoista e tutta la maestria della disposizione non basta a infondere sangue a quella creazione…Lucia fa olocausto di sé sull'altare di un sistema"[1]. 
 
Questo maniaco dell'antisesso, si noti, è un moderato ed è uno che si dice cristiano. Eppure il Cristo disse bene della peccatrice: "Remissa sunt peccata eius multa, quoniam dilexit multum, cui autem minus dimittitur, minus diligit " (N. T. Luca, 7, 47), le sono perdonati i suoi molti peccati poiché ha amato molto, quello invece cui si perdona meno, ama meno. E' una di quelle splendide pagine del Vangelo che sono ignorate o fraintese dai furfanti bigotti i quali adulterano le parole sante.
 
 A tale categoria appartiene "la vecchia Bovary" la quale, quando il farmacista propose di chiamare sua nipote Madeleine "protestò aspramente contro quel nome di peccatrice"[2].
 
 Tolstoj ci scherza sopra con intelligenza:" I libertini, queste Maddalene di sesso maschile, hanno un segreto senso della propria innocenza, né più né meno come le Maddalene femminili, e basato sulla medesima speranza di perdono: "Tutto le sarà perdonato, perché ha molto amato; e a lui tutto sarà perdonato, perché si è molto divertito"[3].
 
Per quanto riguarda la bellezza della figura di  Maddalena, consiglio vivamente la visione di quella di Masaccio col manto rosso sangue, i lunghi capelli biondi e le braccia alzate a V, come a significare la prossima vittoria sopra il dolore della morte (Crocifissione del 1426, Napoli, Museo di Capodimonte). 
 
Maria Maddalena - Magdalhnh; Mariva, Maria Magdalene - non era la peccatrice come alcuni credono ancora, bensì una delle donne venute con Gesù dalla Galilea. Queste seguirono Giuseppe di Arimatea quando calò il corpo di Cristo dalla croce e lo calò nel sepolcro. Giuseppe era  membro del sinedrio eppure uomo giusto e buono - ajnh;r ajgaqo;~ kai; divkaio~ - che non si ea associato alla deliberazione e all’azione degli altri.
Poi, la mattina dopo il sabato, le pie donne tornarono al sepolcro con gli aromi e lo trovarono vuoto. Ebbero la notizia della resurrezione da due angeli e raccontarono l’evento ai discepoli (N. T. Luca, 23, 55- 24, 10)
Assimilo Giuseppe di Arimatea, uomo giusto e buono, agli Israeliani contrari alla vendetta di Stato che massacra i civili di Gaza.

Bologna 23 ottobre 2023 
giovanni ghiselli ore 10

p. s.
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[1] G. Morandini, La voce che è in lei, Bompiani, 1997, p. 16. La tesi è di Alessandra Neri, alumna optima  diversi anni fa, ora collega e amica.
[2] G. Flaubert, Madame Bovary, p. 74.
[3]Guerra e pace , p. 855.

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