A. Feuerbach, Iphigenie (1862) |
In questo amore furono piuttosto i difetti di educazione e sensibilità della ragazza a mettermi addosso le prime inquietudini gravose.
Faccio un paio di esempi
Una mattina di mezzo inverno, quando piccoli uccelli quasi assiderati spargevano flebili versi latori di auspici non buoni, mentre rattrappiti dal gelo pure noi stavamo entrando nel solito bar dell’intervallo tra le ore di scuola, Ifigenia disse: “ verrà a recitare al Duse il grande attore di cui ti ho parlato: voglio andare nel suo camerino per fargli delle proposte”.
“Quali?” domandai allarmato.
“Quelle lascive che ho avuto in mente di fargli fin da bambina quando lo vedevo in televisione e lo ammiravo, poi lo sognavo”.
“Sicché ho fatto male a lasciare le altre amanti e a farmi manovrare da te”.
Capì e si corresse: “volevo dire che gliele farei se non fossi legata con te”.
“Puoi scioglierti quando vuoi” dissi con tono maligno e doloroso.
La frase volgare e violenta oramai era stata scagliata come un dardo velenoso e mi aveva ferito. Il vulnus volgeva all’ulcus, la ferita alla piaga. Mi piegai su me stesso, offeso, senza dire parola.
Pochi giorni dopo andammo al Duse a vedere quell’ attore nei panni di Otello. Soffrivo di gelosia anche io. Leggendo la storia fino alla catastrofe finale vedrete che ne avevo di che.
Durante l’ intervallo Ifigenia si allontanò con un suo allievo bello assai. Probabilmente ingelosirmi era nelle sue intenzioni: per farmi soffrire e sottomettermi. Rimasto solo pensavo questo e provavo disgusto.
“Meglio perderla che trovarla una così”, mi dissi. “Se va a fare le porcherie nel camerino dell’ ’istrione magari esibendosi prima con il ragazzo davanti a quel vecchio per ringalluzzirlo e fornicare, sarà solo un bene: “Faccia il nostro grande attore grande attrice pure te”. Ero stralunato come Masetto[1]
I mostri delle mie angosce avevano ripreso a tormentarmi.
Del resto c’ era un terzo elemento che mi portava a non sopportare i difetti delle persone che frequentavo. L’amore della solitudine e il distacco dagli altri erano già attitudini radicate nel mio carattere e nel mio vissuto, al punto che soltanto una donna giovane, bella e vivace come Ifigenia, educata, fine e formosa come Helena, colta, carina e spiritosa come Kaisa, studiosa e significativa come Päivi avrebbe potuto indurmi a una relazione priva di pensieri cattivi e dolorosi. L’amore delle tre finlandesi mi aveva insegnato che non avevo bisogno di verginità né di ricchezza ma di una compagna non stupida, non volgare, non ignorante, non perfida.
Del resto Ifigenia era giovane molto e a una maggior finezza di comportamento avrei dovuto educarla. In fondo mi aveva cercato anche per questo. Io la educavo solo scolasticamente ma lei aveva bisogno di educazione e sapienza umana. Ne avevo bisogno anche io.
Finito l’intervallo, la professoressa e l’allievo tornarono ai loro posti.
Iniziò subito l’ultimo atto e non feci domande. Però sentivo già che molte cose non funzionavano punto.
Bologna 29 ottobre 2023 ore 11, 40 ora solare
giovanni ghiselli
Sempre1415880
Oggi142
Ieri160
Questo mese8021
Il mese scorso8635
[1] Cfr. Don Giovanni, Da Ponte, Mozart, I, 21
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