venerdì 31 marzo 2023

L’immagine artistica è associabile a quella onirica. L’una e l’altra condensano.

L’immagine artistica è associabile a quella onirica. L’una e l’altra condensano   

 

Nel primo capitolo della stravaganza geniale La nascita della tragedia  Nietzsche cita i Maestri cantori[1] di Wagner dove il maestro poeta e ciabattino Hans Sachs dice che ogni poesia è interpretazione di sogni. Il sogno è presupposto delle arti figurative e della poesia dove fluttuano le immagini.

Il nesso tra l’immagine onirica e quella artistica viene colto anche da Freud

Bisogna tenere conto della condensazione per cui "ogni situazione porta la traccia di due o più reminiscenze della vita reale (...) non è neanche raro che il processo del sogno si diverta a formare un'immagine composta con due idee contrastanti; per esempio una giovane donna sogna di portare un ramo fiorito, quello dell'angelo nei quadri dell'Annunciazione (simbolo d'innocenza; questa giovane si chiama Maria). Soltanto, in questo caso, il ramoscello porta dei fiori bianchi e carnosi simili alle camelie. (Il contrario dell'innocenza: la signora dalle camelie)"[2].

La condensazione onirica può spiegare gli ibridi mostruosi o meravigliosi della mitologia, della pittura, della scultura e della letteratura.

“Non ci deve meravigliare la parte che tocca alla parola nella formazione del sogno. Come punto nodale di molteplici rappresentazioni, la parola è per così dire un polisenso predestinato”3

 

In parole più semplici: la storia di Medea racconta non solo della nipote del Sole ma di tutte le donne abbandonate che hanno reagito ammazzando i figli; Giasone contiene anche Teseo, Enea e Casanova; Didone invece rappresenta ogni donna abbandonata che si uccide, Arianna la ragazza lasciata che si rifà la vita con un altro amante. Figure archetipiche e universali.

Silvia di Leopardi non è solo una ragazzina di Recanati morta ante diem ma è il simbolo da collegare alla speranza delusa dalla Vita che non mantiene le  promesse di cui riempie i cuori degli adolescenti.

 Elena compendia tutte le amanti foriere di gioia di questa mia  vita   mortale, e non solo della mia.

 

Note

[1] Die Meistersinger von Nürnberg è il titolo di un'opera di Richard Wagner in tre atti, composta fra il 1862 e il 1867. La prima dell'opera ebbe luogo alla Bayerische Staatsoper di Monaco di Baviera il 21 giugno 1868, sotto la direzione di Hans von Bülow con successo ed alla presenza del compositore e del re Luigi II di Baviera, patrono del compositore. La vicenda si svolge a Norimberga verso la metà del XVI secolo: a quel tempo, Norimberga era un libero comune imperiale e uno dei centri del Rinascimento nordeuropeo. Al centro della storia vi è la realmente esistita corporazione dei Meistersinger (Maestri Cantori), un'associazione di poeti e musicisti "dilettanti", provenienti soprattutto dai ceti artigiani e popolari. I maestri cantori svilupparono una serie di regole loro proprie di composizione e di esecuzione, che Wagner studiò dettagliatamente: l'opera I maestri cantori di Norimberga deve parte del suo fascino anche alla fedele ricostruzione storica della Norimberga dell'epoca e delle tradizioni della corporazione dei Maestri cantori. Il poeta-ciabattino Hans Sachs, uno dei protagonisti principali, è un personaggio storico realmente esistito: Hans Sachs (1494-1576) fu il più famoso dei maestri cantori e una delle figure più amate della letteratura tedesca delle origini

2 S. Freud, Il sogno e la sua interpretazione ,  (del 1900) p. 45 e p. 53

 

3 S. Freud L’interpretazione dei sogni (del 1899),  p. 316   

Bologna 31 marzo 2023 ore 18, 15 giovanni ghiselli

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[1] Die Meistersinger von Nürnberg) è il titolo di un'opera di Richard Wagner in tre atti, composta fra il 1862 e il 1867. La prima dell'opera ebbe luogo alla Bayerische Staatsoper di Monaco di Baviera il 21 giugno 1868, sotto la direzione di Hans von Bülow con successo ed alla presenza del compositore e del re Luigi II di Baviera, patrono del compositore. La vicenda si svolge a Norimberga verso la metà del XVI secolo: a quel tempo, Norimberga era un libero comune imperiale e uno dei centri del Rinascimento nordeuropeo. Al centro della storia vi è la realmente esistita corporazione dei Meistersinger (Maestri Cantori), un'associazione di poeti e musicisti "dilettanti", provenienti soprattutto dai ceti artigiani e popolari. I maestri cantori svilupparono una serie di regole loro proprie di composizione e di esecuzione, che Wagner studiò dettagliatamente: l'opera I maestri cantori di Norimberga deve parte del suo fascino anche alla fedele ricostruzione storica della Norimberga dell'epoca e delle tradizioni della corporazione dei Maestri cantori. Il poeta-ciabattino Hans Sachs, uno dei protagonisti principali, è un personaggio storico realmente esistito: Hans Sachs (1494-1576) fu il più famoso dei maestri cantori e una delle figure più amate della letteratura tedesca delle origini.

 

 

[2]Freud, Il sogno e la sua interpretazione ,  (del 1900) pp. 45 e 53

 

 

Le occupazioni dei Licei.


 

Poco fa c’era in televisione un cronista che intervistava tre studenti del liceo Copernico di Bologna occupato.  Due ragazzi e una ragazza dalle istanze plausibili. Tuttavia il loro procedimento era logico-astratto, non coglieva sempre il centro dei problemi.

Comunque anche troppo bravi data l’età, soprattutto la ragazza, Viola.

 

Cerco di fare e dare chiarezza su due parole chiave del dibattito.

Una è merito. Devo dire che non è cosa brutta. Certo va attribuito a chi fa meglio dove e quando le condizioni di partenza sono uguali per tutti. Chi si impegna di  più, impara di più, chi è più generoso, intelligente, creativo, va ricompensato riconoscendone i meriti. Va additato come esempio.

Se tali qualità non vengono riconosciute e premiate, allora primeggiano i raccomandati e gli avvantaggiati in partenza.

 

L’altra parola è umiliazione che il ministro Valditara ha definito “un fattore fondamentale della crescita”.

Una definizione contraria alla verità effettuale, logica e linguistica. Umiliazione è mortificazione, interramento--cfr. humus-, è in definitiva sepoltura. Questa improvvida, sconsiderata uscita del ministro umilia lui stesso rivelandone le carenze etiche, educative e linguistiche.

Bologna 31 marzo 2023 ore 10, 30

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giovedì 30 marzo 2023

Eraclito, Euripide, Platone e Nietzsche contro i tuttologi.


 

A proposito della polemica di Nietzsche contro i dotti compulsatori di libri già presentata più di una vota, sentite quanto Eraclito gli è congeniale: “polumaqivh novon ouj didavskei:  JHsivodon ga;r a]n ejdivdaxe kai; Puqagovrhn aujtiv~ te Xenofavneav te   JEkatai`on (fr. 82 Diano), sapere molte cose non insegna ad avere trsta: lo avrebbe insegnato a Esiodo  e a Pitagora, a Senofane e pure a Ecateo.

 

Ricorderete pure il sapere non è sapienza delle Baccanti di Euripideto; sofo;n d j ouj sofiva” v. 395

 

Né avrete dimenticato il dialogo platonico (?) Alcibiade II

SW. `Or´j oân, Óte g' œfhn kinduneÚein tÒ ge tîn ¥llwn

™pisthmîn ktÁma, ™£n tij ¥neu tÁj toà belt…stou ™pist»mhj

kekthmšnoj Ï, Ñlig£kij mn çfele‹n, bl£ptein d t¦ ple…w

tÕn œconta aÙtÒ, «r' oÙcˆ tù Ônti Ñrqîj ™fainÒmhn lšgwn;   

vedi dunque, dice Socrate ad Alcibiade, quando dicevo che il possesso delle altre scienze se uno non possiede la scienza di quanto è ottimo (l'idea del Bene), di rado giova, mentre per lo più danneggia chi ce l'ha, non ti sembra che io parlavo dicendo quanto è sostanzialmente corretto? 

Alcibiade  dà ragione a Socrate il quale aggiunge

Ð d d¾ t¾n kaloumšnhn polumaq…an te kaˆ polutecn…an

kekthmšnoj, ÑrfanÕj d ín taÚthj tÁj ™pist»mhj, ¢gÒ-

menoj d ØpÕ mi©j ˜k£sthj tîn ¥llwn, «r' oÙcˆ tù Ônti

dika…wj pollù ceimîni cr»setai, ¤te omai ¥neu kubern»tou

diatelîn ™n pel£gei, crÒnon oÙ makrÕn b…ou qšwn; éste

sumba…nein moi doke‹ kaˆ ™ntaàqa tÕ toà poihtoà, Ö lšgei

kathgorîn poÚ tinoj, æj ¥ra poll¦ mn ºp…stato

œrga, kakîj dš, fhs…n, ºp…stato p£nta.  (Alcibiade II 147b)

 e chi possiede la cosiddetta conoscenza enciclopedica e politecnica , ma sia privo di questa scienza (del Bene), e venga spinto da ciascuna delle altre, non farà uso sostanzialmente di una grande tempesta senza un nocchiero, continuando a correre sul mare, non a lungo del resto? Sicché mi sembra che anche qui capiti a proposito quello che dice il poeta criticando uno che effettivamente sapeva molte cose ma le sapeva tutte male 

Bologna 30 marzo 2023 ore 19, 44 giovanni ghiselli

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Eraclito, Cristo e Myškin privilegiano i fanciulli. Sono loro gli idioti?


 

Ritiratosi nel tempio di Artemide, Eraclito giocava agli astragali-ossicini usati come dadi- con dei fanciulli, e diceva agli Efesii che andavano a osservarlo con meraviglia: “ di che cosa vi meravigliate, vilissimi? Non è meglio fare questo che partecipare con voi alla vita della citta?” (Diogene Laerzio -180-240-, Vita dei filosofi, IX, 3)

“Dicono che domandatogli perché tacesse, Eraclito rispose: “Perché voi parlate” Diogene Laerzio IX, 12.

Sarebbe un’ottima lezione per i beceri delle cagnare televisive. Ma costoro non leggono.

 

 Dario ( re di Persia dal 522 al 486) lo invitò a corte per avere parte della sapienza greca. Gli promise ogni riguardo e un tenore di vita degno di quanto insegnava. Eraclito rispose che gli uomini sono tellurici avidi e ambiziosi mentre lui fuggiva dalla sazietà associata all’invidia e non amava il fasto. Dunque “non verrò da te siccome mi contento del poco e in conformità dei bisogni del mio animo” (Diogene Laerzio IX, 13-14)

 

 

 “Gli Efesii dovrebbero impiccarsi tutti nell’età giovanile e lasciare la città ai fanciulli” (Eraclito, Fr. 125 Diano)

 

Cfr. N. T: Marco 10, 13: “Sinite parvulos ad me venire et ne prohibueritis eos; talium est enim regnum Dei”, il regno di Dio è di tali creature. I discepoli avevano cercato di allontanare i bambini da Cristo che reagì con queste parole da santo idiota.

 

Un altro celebre idiota Lev Myškin di Dostoevskij diceva che in Svizzera passava il tempo a raccontare storie imparate per   i bambini: “Essi ci curano l’anima” (L’idiota parte prima capitolo 6). Ora certi adulti guastano le anime dei bambini portandoli ad applaudire le persone di potere o usandoli per la pubblicità.

 

Bologna 30 marzo 2023 ore 19, 10 giovanni ghiselli

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Sul disagio degli studenti.


 

Leggo questi due  titoli nella prima pagina del quotidiano “la Repubblica” di oggi”.

 

Fuga dai licei

Ad anno in corso

“L’ansia

Devasta i ragazzi”

Segue un articolo a pagina 21 di Bernacchia e Giannoli

 

Il secondo titolo è questo

“Prigionieri

del mito perverso

del successo”.

L’articolo di Mariapia Veladiano è a pagina 26

 

Sull’ansia che devasta i ragazzi dico che questa è spesso motivata dall’inadeguatezza degli adulti rispetto al loro ruolo di genitori, insegnanti, dirigenti, governanti. Il bambino e l’adolescente hanno bisogno di guide sicure e rette.

I ragazzi, ci ricorda Orazio, quando giocano, dicono: sarai re se farai bene.

  "at pueri ludentes  'Rex eris ' aiunt/ 'si recte facies" [1]

Quando vedono le incertezze e le contraddizioni di chi dovrebbe guidarli in modo retto, entrano in crisi. Questa è la mia risposta, molto  sintetica al problema dell’ansia.

 

Quanto al mito del successo, questo non è sempre perverso.

Il successo è autentico quando uno realizza se stesso e attua il monito di Pindaro: “diventa quello che sei”- gevnoio oi|o~ ejssiv" (Pitica II  v. 72). Il successo perverso è adeguarsi al conformismo del “così dicono tutti, così fan tutti”, anche se non piace perché è detto e fatto male da tutti.

 

Aggiungo che qui a Bologna sono stati occupati dagli studenti i licei Minghetti, Copernico e Sabin.

Ne scrive a pagina 2 della cronaca locale Marco Bettazzi.

Trascrivo le prime righe: “Chiedono una scuola che non sia una “gabbia” dove ci si sente in competizione, se la prendono con il ministro Valditara “autoritario repressivo e reazionario” e con un governo che stanzia fondi per la guerra e non per l’istruzione”.

Rispondo che la scuola quando è gabbia va ristrutturato in un a[sulo~, un luogo esente da suvlh, sequestro, dove non è lecito spogliare sula`n il ragazzo della sua creatività per farne un mediocre.

Quanto al ministro autoritario, personalmente rimpiango quelli invece autorevoli di una volta, quali Tullio De Mauro e  Francesco De Sanctis. L’autorevolezza deriva dall’ottima preparazione, dalla vasta cultura e dalla buona educazione.

I fondi destinati alla guerra, ricordo, vengono sottratti non solo all’istruzione e alla cultura ma anche alla medicina, ossia alla salute e soprattutto a quella dei non abbienti.

 A questo proposito rivolgo una richiesta a Papa Francesco che viene curato con molti riguardi, come è giusto. Sarebbe bello e giusto che il Pontefice rivolgesse un appello ai medici, agli infermieri e ai politici d’Italia perché anche i poveri potessero fruire di cure efficienti, tempestive e premurose tanto quelle prodigate a Bergoglio.

 

Bologna 30 marzo 2023 ore 16, 35. giovanni ghiselli

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[1]              Orazio, Epistulae  I, 1, 59-60.

La necessaria capacità di cogliere i segni.


 

Nella Prefazione Posteriore a La filosofia nell’età tragica dei Greci (inverno  1874-1875; la prima prefazione è del 1873) Nietzsche scrive:“ Questo tentativo di raccontare la storia dei più antichi filosofi greci si distingue da altri per la sua brevità (…) Con tre aneddoti è possibile dare l’immagine di un uomo: io cerco di mettere in risalto, in ogni sistema, tre aneddoti, e sacrifico il resto”.

Così termina questa seconda .

 

Parole di significato simile usa Plutarco (47-127 circa) nella prefazione alle Vite parallele di Alessandro e Cesare.

Leggiamole:“Scrivendo in questo libro la vita di Alessandro il re, e quella di Cesare dal quale fu disfatto Pompeo, per la gran massa delle azioni che ci stanno davanti, nient'altro diremo come prefazione se non chiedere ai lettori di non accusarci se riferiamo non ogni cosa, né  compiutamente in particolare ognuno dei fatti famosi, ma sintetizzandone la massima parte. 

Del resto nelle azioni più famose è in ogni caso insita una manifestazione di virtù o di vizio, ma un'azione breve, spesso, e una parola e una battuta danno un'immagine del carattere più che battaglie con innumerevoli morti e schieramenti di eserciti enormi e assedi di città.

Come dunque i pittori colgono le somiglianze dal volto e dalle espressioni dello sguardo nelle quali si mostra il carattere, mentre delle parti restanti si prendono pochissima cura, così a noi si deve concedere di penetrare piuttosto nei segni dell'anima- hjmi`n dotevon eij~ ta th`~ yuch`~ shmei`a ma`llon ejnduvesqai, e attraverso questi rappresentare la vita di ciascuno, lasciando ad altri le grandezze e le contese” (Vita di Alessandro, I, 1-3).

 

Attualizziamo e universalizziamo. Ogni persona intelligente è un semiologo: coglie i segni -shmei`a- rivelatori dell’anima, del carattere, delle intenzioni.

Da quelle degli uomini a quelle del tempo.

Chi non sa o non vuole farlo si perde in chiacchiere confuse o si dilunga in esse appositamente per confondere, e inganna, e annoia chi non si lascia ingannare. Dunque dobbiamo imparare poi insegnare a cogliere i segni forieri dei significati delle persone, delle cose, degli eventi. Ai politici non può mancare il talento  shmeiwtikov~

Nella Storia di Tucidide Temistocle è il politico che ha in alto grado questa dote. Egli "oijkeiva/ xunevsei" appunto, con la sua facoltà di capire, era "tw'n te paracrh'ma di j ejlacivsth" boulh'" kravtisto" gnwvmwn", ottimo giudice della situazione presente attraverso un rapidissimo esame" e "tw'n mellovntwn ejpi; plei'ston tou' genhsomevnou a[risto" eijkasthv"" (I, 138, 3), e ottimo a congetturare il futuro per ampio raggio quello che sarebbe accaduto. Prevedeva benissimo i danni o i vantaggi quando erano ancora avvolti nell’oscurità: “tov te a[meinon h] cei'ron ejn tw/' ajfanei' e[ti proewvra malista”.

Ora stiamo correndo il rischio di precipitare in una guerra mondiale ancora più distruttiva delle precedenti e nelle chiacchiere bolse di politici e giornalisti si mena il can per l’aia o addirittura si fa propaganda all’inasprimento del conflitto in malafede sperando di trarne sei vantaggi, o in buona fede per stupidità.

Avvenne già quando si preparava la guerra in Iraq con le armi e le menzogne. Ma questa volta le conseguenze sarebbero molto peggiori. Per tutti,  noi compresi. La maggior parte degli Italiani lo ha capito ma la maggioranza dei parlamentari e dei giornalisti non ne tiene conto, contando piuttosto di meritare prebende provenienti da altre parti.  

Bologna 30 marzo 2023 ore 10, 12

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mercoledì 29 marzo 2023

Un esempio di comparativismo nella letteratura europea.


 

Un pensiero di Nietzsche che si presta a un commento di Kafka

 

"Della nostra esistenza dobbiamo rispondere a noi stessi, di conseguenza vogliamo agire come i reali timonieri di essa e non permettere che assomigli ad una casualità priva di pensiero. Essa richiede una certa temerità e un certo azzardo (…) E' così provinciale obbligarsi a delle opinioni che, qualche centinaio di metri più in là già cessano di obbligare. Oriente e Occidente sono tratti di gesso che qualcuno disegna davanti ai nostri occhi per beffarsi della nostra pavidità (  …) Al mondo vi è un'unica via che nessuno oltre a te può fare: dove porta? Non domandare, seguila"[1].

 

 

 Nel Processo  di Kafka ce n'è un paraklausivquron, il lamento dell’innamorato  davanti alla porta chiusa dell’amata che non vuole aprirla, tanto particolare da essere inverso: è infatti un'attesa ansiosa e querula davanti a una porta aperta proprio per colui che attende senza avere il coraggio di entrare. E' la parabola che il cappellano delle carceri  racconta a K. nel Duomo :"Davanti alla legge c'è un guardiano. A lui viene un uomo di campagna e chiede di entrare nella legge. Ma il guardiano dice che ora non gli può concedere di entrare. L'uomo riflette e chiede se almeno potrà entrare più tardi. "Può darsi" risponde il guardiano, "ma per ora no". Siccome la porta che conduce alla legge è aperta come sempre e il custode si fa da parte, l'uomo si china per dare un'occhiata, dalla porta, nell'interno. Quando se ne accorge, il guardiano si mette a ridere:"Se ne hai tanta voglia, prova pure a entrare nonostante la mia proibizione. Bada, però: io sono potente, e sono soltanto l'infimo dei guardiani. Davanti a ogni sala sta un guardiano, uno più potente dell'altro. Già la vista del terzo non riesco a sopportarla nemmeno io". L'uomo di campagna non aspettava tali difficoltà; la legge, pensa, dovrebbe pur essere accessibile a tutti e sempre, ma a guardar bene il guardiano avvolto nel cappotto di pelliccia, il suo lungo naso a punta, la lunga barba tartara, nera e rada, decide di attendere piuttosto finché non abbia ottenuto il permesso di entrare. Il guardiano gli dà uno sgabello e lo fa sedere di fianco alla porta. Là rimane seduto per giorni e anni. Fa numerosi tentativi per passare e stanca il guardiano con le sue richieste. Il guardiano istituisce più volte brevi interrogatori, gli chiede notizie della sua patria e di molte altre cose, ma sono domande prive di interesse come le fanno i gran signori, e alla fine gli ripete sempre che non lo può far entrare. L'uomo, che per il viaggio si è provveduto di molte cose, dà fondo a tutto per quanto prezioso sia, tentando di corrompere il guardiano. Questi accetta ogni cosa, ma osserva:"Lo accetto soltanto perché tu non creda di aver trascurato qualcosa". Durante tutti quegli anni l'uomo osserva il guardiano quasi senza interruzione. Dimentica gli altri guardiani e solo il primo gli sembra l'unico ostacolo all'ingresso nella legge. Egli maledice il caso disgraziato, nei primi anni ad alta voce, poi quando invecchia si limita a brontolare tra sé. Rimbambisce e, siccome studiando per anni il guardiano, conosce ormai anche le pulci nel suo  bavero di pelliccia, implora anche queste di aiutarlo e di far cambiare opinione al guardiano. Infine il lume degli occhi gli si indebolisce ed egli non sa se veramente fa più buio intorno a lui o se soltanto gli occhi lo ingannano. Ma ancora distingue nell'oscurità uno splendore che erompe inestinguibile dalla porta della legge. Ormai non vive più a lungo. Prima di morire, tutte le esperienze di quel tempo si condensano nella sua testa in una domanda che finora non ha rivolto al guardiano. Gli fa un cenno poiché non può più ergere il corpo che si sta irrigidendo. Il guardiano è costretto a piegarsi profondamente verso di lui, poiché la differenza di statura è mutata molto a sfavore dell'uomo di campagna. "Che cosa vuoi sapere ancora?" chiede il guardiano, "sei insaziabile". L'uomo risponde:"Tutti tendono verso la legge, come mai in tutti questi anni nessun altro ha chiesto di entrare?". Il guardiano si rende conto che l'uomo è giunto alla fine e per farsi intendere ancora da quelle orecchie che stanno per diventare insensibili, grida:"Nessun altro poteva entrare qui perché questo ingresso era destinato soltanto a te. Ora vado a chiuderlo"[2].

 

Credo che sia capitato a ognuno di voi lettori almeno una volta nella vita di perdere un’occasione che ci veniva offerta. Gli autori bravi scrivono libri buoni che parlano davvero di tutti noi,

 

Bologna 29 marzo 2023 ore 18, 59 giovanni ghiselli

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[1] F. Nietzsche, Considerazioni inattuali III (1874), Schopenhauer come educatore,  1.

[2]F. Kafka, Il processo  , IX capitolo,  pp. 220-221.

L’esclusione degli atleti russi.


 

Nel quotidiano “la Repubblica” di oggi un’atleta ucraina campionessa europea del salto triplo detta una regola iniqua:

“Marina Bekh lasciateli fuori

il silenzio li rende complici di Putin” (pagina 84)

 Non ho mai creduto che le colpe dei padri o delle madri ricadano sui figli, anche se Erodoto, Eschilo e Sofocle lo hanno scritto.

Tanto meno credo che le colpe di un capo di Stato si possano attribuire a milioni di ragazze e ragazzi di quello Stato.

 Credo invece che l’esclusione delle atleta russe e degli atleti russi dai giochi olimpici, o anche soltanto il trattali in maniera diversa dagli altri agonisti, sia una discriminazione razzista e odiosissima.

Nemmeno Hitler arrivò a impedire o inceppare le gare di quanti non gli piacevano. 

Bologna 29 marzo 2023 ore 16, 23 giovanni ghiselli

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Non sono soddisfatto.


 

Nietzsche conclude la Prefazione alla seconda delle Considerazioni inattuali Sull’utilità e il danno della storia per la vita (1874) con queste parole. “Solo in quanto sono allievo di epoche passate, specie della greca, giungo a esperienze così inattuali su di me come figlio dell’epoca odierna. Ma questo devo potermelo concedere già per professione, come filologo classico: non saprei infatti quale senso avrebbe mai la filologia classica nel nostro tempo, se non quello di agire in modo inattuale-ossia contro il tempo, e in tal modo sul tempo e, speriamolo, a favore di un tempo venturo”.

 

Ieri sera Michele Santoro a di martedì ha detto che l’uranio impoverito mandato un Ucraina può contaminare la terra e il grano che quel paese esporta diffondendo il cancro nel mondo. Io non mi intendo di questo, anzi non ne so niente, e chiedo lumi.

So però che se questa guerra non finirà presto e non si concluderà con le armi atomiche, tattiche o strategiche che siano, non ci sarà un tempo venturo non solo per i vecchi come me o quasi come me, ma nemmeno per i bambini.

 

 

Non possiamo fare finta di niente e unirci al coro stonato dei politici che affermano ripetutamente di essere soddisfatti. Io non sono soddisfatto, anzi sono molto preoccupato come tanti altri cittadini italiani.

 

Mi viene in mente il pugile suonato  di un vecchio film a episodi: I mostri di Dino Risi (1963). Il boxeur, interpretato da Gassman- era finito in una sedia a rotelle dopo un incontro perduto dove era stato massacrato.

Tuttavia  dice più volte: “so’ contento, sì so’ contento, so’ contento”

 

Bologna 29 marzo 2023 giovanni ghiselli ore 10, 35 giovanni ghiselli

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martedì 28 marzo 2023

il borghese e l'oro.

Il borghese in Pasolini, don Milani e Gorki.

 Maledizioni dell’oro In Platone, Shakespeare, Marx

Leggiamo Pier Paolo Pasolini con il suo anatema contro la cultura pragmatica, priva di carità che è poi quella borghese: “io per borghesia non intendo tanto una classe sociale quanto una vera e propria malattia. Una malattia molto contagiosa: tanto è vero che essa ha contagiato quasi tutti coloro che la combattono: dagli operai settentrionali, agli operai immigrati dal Sud, ai borghesi all’opposizione, ai “soli” (come son io). Il borghese - diciamolo spiritosamente – è un vampiro, che non sta in pace finché non morde sul collo la sua vittima per il puro, semplice e naturale gusto di vederla diventar pallida, triste, brutta, devitalizzata, contorta, corrotta, inquieta, piena di senso di colpa, calcolatrice, aggressiva, terroristica, come lui.[1]

 

Quindi don Lorenzo Milani: Una classe che non ha esitato a scatenare il fascismo, il razzismo, la guerra, la disoccupazione. Se occorresse “cambiare tutto perché non cambi nulla” non esiterà a abbracciare il comunismo”[2].

 

 Il rivoluzionario Maksim Gorj’ ki

Nel romanzo La madre (del 1906) Pavel, il figlio dice: “E’ proprio così, madre! Voi avete afferrato per le corna il toro della storia (…) Sono proprio questi omuncoli panciuti i colpevoli principali e gli insetti più velenosi che pungono il popolo. I francesi li chiamano con un’indovinata definizione, borghesi. Ricordatevelo bene, mamaša, borghesi, ci succhiano e ci divorano (…) se l’uomo viene avvelenato con l’oro, la sua anima diventa fiacca, meschina, senza vita, come una palla di gomma da cinque copechi (capitolo XXIII)

 

Altri autori contro l’oro

Nella Politeiva di Platone, Socrate dice che i guardiani-fuvlake~- non devono avere una oujsiva ijdiva, sostanza propria (416d) se non strettamente necessaria. Alla loro oi[khsiς kai; tamiei'on, abitazione e dispensa, deve potere accedere chiunque voglia.

Abbiano  il necessario sostentamento, solo quanto abbisogni ad ajqlhtai; polevmou temperanti e coraggiosi (416 e). Devono vivere in comune, frequentando pasti comuni sussivtia, oro e argento l’hanno nell’anima e non hanno bisogno di quello umano per il quale sono accadute molte empie cose (polla; kai; ajnovsia), mentre il metallo che hanno nell’anima è puro.

 

Sentiamo Shakespeare

This yellow slave-will knit and break religion- lo schiavo giallo unirà e spezzerà religioni, bless the accursed, benedirà I maledetti, make the hoar leprosy adored, farà adorare la lebbra canuta, place thieves, darà posti ai ladri e titoli genuflessioni e approvazioni con i senatori nei banchi del senato and give them title, knee and approbation with senators on the bench (Timone di Atene, IV, 3, 35-38)

 Dunque l’oro è  " the common whore-allied to polish kurwa lat. carus loving diletto e costoso- of mankind, comune bagascia del genere umano"; l'universale mezzana " (IV, 3, 43) che semina discordia tra la marmaglia delle nazioni.

 

Infine Karl Marx il quale commenta Shakespeare scrivendo che nel denaro il grande drammaturgo inglese rileva:"la divinità visibile, la trasformazione di tutte le caratteristiche umane e naturali nel loro contrario, la confusione universale e l'universale rovesciamento delle cose"[3].

 

Bologna 28 marzo 2023 giovanni ghiselli

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[1] P- P. Pasolini, Il caos, p. 39.

[2] La frase fra virgolette è nel romanzo “Il Gattopardo”. La dice un principe siciliano all’arrivo dei garibaldini (1860). Poi fa il garibaldino anche lui e così non perde né i soldi né il potere.  Scuola di Barbiana. Lettera a una professoressa, p. 74.

[3] Manoscritti economico-filosofici del 1844, p. 154.

Il caso Scurati.

Non giudico il valore di Scurati che non conosco e certamente mi sdegno davanti alla censura che limita la libertà di parola, la parresia ...