sabato 25 marzo 2023

La Grecia come paradiso perduto, da riconquistare.


 

 Dal romanzo epistolare  Iperione di  Friedrich Hölderlin

“Amo questa Grecia sopra ogni altra cosa. Essa porta i colori del mio cuore. Ovunque si guardi giace sepolta una gioia (…) Le messi dorate si stendono all’infinito , frammiste al fiordaliso gioioso, e le cime degli alberi, serene e luminose, si levano piene di speranza (…) Le montagne si innalzano una dietro l’altra all’infinito, simili a gradini, fino al sole. La bianca luce è soltanto un respiro dell’etere e la timida luna passa nel giorno chiaro come una piccola nuvola d’argento (…) l’eroica luce del sole dona gioia con i suoi raggi alla terra (…) Certo, anche il cielo e la terra hanno favorito gli Ateniesi, come tutti i Greci, risparmiando loro sia la povertà, sia la sovrabbondanza (…) A questo si aggiunse il gesto grande e ammirevole di Teseo: la spontanea limitazione del potere regale (…) presso i Greci e in particolare presso gli Ateniesi arte e religione sono autentiche figlie della bellezza eterna (…) e’ certo che nelle opere della loro arte si trova quasi sempre l’uomo nella sua maturità. Non si manifestano qui la infantilità e la mostruosità degli Egizi e dei Goti, ma lo spirito e la forma dell’uomo (…) Dalla bellezza spirituale degli Ateniesi derivò necessariamente il loro senso della libertà (…) L’egizio sopporta senza dolore il dispotismo dell’arbitrio, il figlio del Nord sopporta senza avversione il dispotismo della legge, l’ingiustizia sotto forma di diritto (…) l’ateniese non può tollerare l’arbitrio perché la sua natura divina non vuole essere turbata. Dracone[1] non si addice a lui. Egli vuole essere trattato con dolcezza”.

Citazioni dal primo libro edito nel 1797.

Sono tratte da Lettere di Iperione a Bellarmino

L’epigrafe è Non coerceri a maximo contineri tamen a minimo, divinum est  non essere rinchiuso dal carcere massimo, però essere contenuto da un ambiente molto piccolo è cosa divina. Una massima gesuitica.   

 

Passiamo al secondo volume (edito nel 1799)  la cui epigrafe è presa dal III stasimo dell’Edipo a Colono:

“Non essere nati (mh; fu'nai) supera

 tutte le condizioni, poi, una volta apparsi,

tornare al più presto là

donde si venne (vv. 1224-1227)

Un’espressione della sapienza silenica

Hölderlin-Iperione continua a scrivere a Bellarmino ripetendo gli insegnamenti ricevuti dai Greci  “Vivevamo gli ultimi momenti belli dell’anno dopo il nostro ritorno dalla regione dell’Attica (….) Il sacro sole sorrideva tra i rami, il buon sole che non posso nominare senza gioia e gratitudine (…) la santa teocrazia del bello deve stabilirsi uin umo stato libero (…)

 

 Iperione a Diotima “Ti scrivo da una vetta delle montagne di Epidauro (…) Mi trovo ora nel cuore del Peloponneso (…)

Vago per questo paese come per il sacro bosco di Dodona, dove le querce risuonano di profezie di gloria (…) Sull’Eurota il destino mi ha falciato (…) ed è magnifico che solo nella sofferenza sentiamo veramente la libertà dell’anima. Libertà è una parola profonda”.

 

Iperone a Bellarmino. “Tu, natura vivente, divenisti per i Greci un magico modello e ogni agire umano , acceso dalla felicità degli dèi eternamente giovani, tornò a essere, come un tempo, una festa (…) Io non voglio avere figli: non voglio darli a questo mondo di schiavi (…) Alla scuola del destino hai imparato a sopportare; ora potrai agire quanto vorrai (…) Mi sembra una gioia l’invecchiare tra i giovani, ma invecchiare dove tutto è vecchio, mi sembra peggio d’ogni altra cosa (…)

 

I Tedeschi

Così giunsi tra i Tedeschi: erano vuoti e disarmonici come i cocci di un vaso gettato (…) non posso immaginarmi un popolo più dilacerato. Puoi incontrare operai , ma non uomini; pensatori, ma non uomini; padroni e schiavi, giovani e adulti ma non uomini (…) quando perfino il bruco mette le ali e l’ape comincia a sciamare, il tedesco rimane ancorato al suo ruolo e non si preoccupa molto del tempo! (…) I buoni! Essi vivono nel mondo come stranieri nella propria casa, simili al paziente Ulisse che sedeva, mendicante, davanti alla sua porta, mentre nella loro insolenza i Proci facevano gran chiasso nella sala chiedendo: “Chi ci ha portato questo vagabondo? (…) le dissonanze del mondo sono come i litigi degli amanti : ogni discordia è abitata dal suo riconciliarsi, e tutto ciò che è stato separato si unisce nuovamente”.

 

Ho aggiunto a Nietzsche queste citazioni tratte dal romanzo epistolare di Friedrich Hölderlin per alcune similitudini tra i due autori e per la matrice culturale che mi lega a entrambi. E anche perché, se Dio vorrà, in luglio tornerò a pedalare in Grecia  traendo ogni energia buona da questa mia patria culturale. Saranno con me due ex allievi amantissimi anche loro della Grecia. Un maschio che ora insegna greco e latino e una femmina che lavora all’università. Due ragazzi cinquantenni più o meno.

 

Una volta irritai un collega e amico di Ragusa dicendo che la Sicilia è un paradiso. Lui mi corresse dicendo: “la Sicilia, sappilo Gianni, è il paradiso”. “

“No, carissimo Tano- replicai- il paradiso per me è la Grecia e in particolare il Peloponneso mai invaso da folle di turisti”.

 

 Bologna 25 marzo 2023 ore 118, 55 giovanni ghiselli

 

p. s.

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[1]  Dracone nel 621 promulgò leggi di straordinario rigore

 

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