NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica

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venerdì 24 marzo 2023

La siccità. Autori antichi e cause ancora presenti

via depositphotos.com
L’attuale carenza di acqua ha un significato anche morale. Facciamo scorrere tanto sangue che il cielo non ci manda più l’acqua. Ci mancava solo l’uranio impoverito mentre è la terra con i suoi fiumi e i suoi laghi che diventa
misera siccome offesa dal sangue che le viene versato sopra. C’è una simpatia organica tra la madre terra e le sue creature.
 
Già Eschilo nell'Orestea proclama che che il nero sangue di un uomo, una volta caduto sulla terra, nessuno può chiamarlo indietro con incantesimi (Agamennone vv.1019-1021), che vana è la fatica di spargere tutti i libami per una goccia sola di sangue ( Coefore  vv.520-521) e che il sangue versato al suolo non si raccatta né si riscatta ( Eumenidi vv.260 e sgg.).
 
 Sulla stessa linea si trova il Manzoni quando, nelle Osservazioni sulla morale cattolica  (cap. VII) scrive:" Il sangue di un uomo solo, sparso per mano del suo fratello, è troppo per tutti i secoli e per tutta la terra".
 
Guerre e naufràgi con i naufraghi lasciati senza soccorso:  fanno venire  in mente “gli scogli sporchi di strage” nella sintesi che Tacito premette alla Storia che sta per narrare: “ Pollutae caerimoniae, magna adulteria, plenum exiliis mare, infecti caedibus scopuli " (Historiae, I, 2)-
 
La Tebe contaminata nel prologo dell’ Edipo re di Sofocle viene presentata con queste parole dal Sacerdote : "la città di fatto, come anche tu stesso vedi, troppo/già fluttua e di sollevare il capo /dai gorghi del vortice insanguinato non è più capace e si consuma nei calici infruttuosi della terra,/si consuma nelle mandrie dei buoi al pascolo, e nei parti/senza figli delle donne; e intanto, il dio portatore di fuoco,/scagliatosi,si avventa sulla città, peste odiosissima,/dalla quale è vuotata la casa di Cadmo,e il nero/Ades si arricchisce di gemiti e lamenti" vv. 22-30
Scorre sangue dunque invece dell’acqua
 
 Nell’Oedipus  di Seneca lo stesso Edipo evidenzia l'aridità  la siccità e lo scolorimento che significano sterilità e morte:"Deseruit amnes humor atque herbas color,/aretque Dirces; tenuis Ismēnos fluit,/et tingit inǒpi nuda vix undā vada "(Oedipus, vv.41-43), l'acqua ha lasciato i fiumi e il colore le erbe, è disseccata Dirce; l'Ismeno scorre vuoto, e con la povera onda bagna a stento i guadi nudi.
Dirce è una fonte di Tebe
 Mancano acqua e colore.
Il primo Coro dell'Oedipus descrive la peste :"longus ad manes properatur ordo/agminis moesti; seriesque tristis/haeret, et turbae tumulos petenti/non satis septem patuere portae./ Stat gravis strages premiturque iuncto/funere funus. " (127-132), la lunga fila della lugubre schiera  si affretta verso gli inferi; poi il tetro corteo si ingorga, e le sette porte non hanno aperture sufficienti per la folla avviata alla tomba. Si ammucchiano gravi  cataste di cadaveri e il lutto è incalzato dal lutto contiguo.
Il male ha infettato anche i pascoli: l'erba, oltre essere scolorita, ha un sapore cattivo, aggiunge il coro dei Tebani  :"laniger pingues male carpsit herbas " (v. 134), gli animali lanuti sentono un cattivo gusto nell'erba folta.
Abbonda la cenere[1], che rimanda alla  polvere compagna del caos: nella tempesta finale del Prometeo incatenato i turbini fanno girare la polvere (strovmboi kovnin-eiJlivssousi v. 1083-1084).
 
 T. S.  Eliot ripropone questa situazione in The Waste land: "Qui non c'è acqua ma soltanto roccia/Roccia e non acqua e la strada di sabbia/La strada che serpeggia lassù fra le montagne/Che sono montagne di roccia senz'acqua (331-334)...
Vi fosse almeno acqua fra la roccia (338)...
Non c'è neppure silenzio fra i monti/Ma secco sterile tuono senza pioggia/Non c'è neppur solitudine fra i monti (341-343)...
Ma non c'è acqua (358)".
Insomma:"I will shaw you fear in a handful of dust" (T. S. Eliot, The Waste Land, v.30), in un pugno di polvere vi mostrerò la paura.

 
Bologna 24 marzo 2022
giovanni ghiselli

p. s.
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[1]Ille, ille dirus callidi monstri cinis/in nos rebellat; illa nunc Thebas lues/perempta perdit " (vv. 106-108), proprio quella cenere tremenda del mostro scaltro riprende la guerra contro di noi, ora quella peste ammazzata uccide Tebe.

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