sabato 25 marzo 2023

Seconda parte del post su gli studiosi seri in via di estinzione. Dedicato ai fortunati pochi.

 

Storicizzando i diluvi ricordati dal vecchio sacerdote egizio nel Timeo di Platone, posso devo aggiungere che il decadere della cultura, delle tradizioni e dei costumi, spazza via la classe colta.

Si pensi all’attuale declino del liceo classico dello studio del greco e del latino, o facendo un salto indietro, si pensi agli “Ottimati” rimproverati da Augusto perché non si sposavano e non facevano figli.

 

Cassio Dione racconta che  Augusto nel 9 d. C. parlò agli sposati e ai celibi. Elogiò i primi, meno numerosi, dicendo che erano cittadini benemeriti e fortunati: infatti ottima cosa è una donna temperante, casalinga, buona amministratrice e nutrice dei figli ("a[riston gunh; swvfrwn oijkouro;" oijkovnomo" paidotrovfo" "(LVI, 3, 3) ed è una grande felicità lasciare il proprio patrimonio ai propri figlioli; inoltre anche la comunità riceve vantaggi dal grande numero (poluplhqiva, LVI, 3, 7) di lavoratori e di soldati.

Quindi l’imperatore parlò con parole di biasimo ai non sposati che erano molto più numerosi. Voi, disse in sostanza, siete gli assassini delle vostre stirpi e del vostro Stato. Voi tradite la patria rendendo deserte le case e la radete al suolo dalle fondamenta:"a[nqrwpoi gavr pou povli" ejstivn, ajll' oujk oijkivai oujde; stoai; oujd j  ajgorai; ajndrw'n kenaiv" (LVI, 4, 1), gli uomini infatti in qualche misura costituiscono la città, non le case né i portici né le piazze vuote di uomini[1].

Poi Augusto accusò i celibi paragonandoli ai briganti e alle fiere selvatiche: voi, disse, non è che volete vivere senza donne, visto che nessuno  mangia o dorme solo:"ajll' ejxousivan kai; uJbrivzein kai; ajselgaivnein e[cein ejqevlete" (LVI, 4, 6-7), ma volete avere la facoltà della dismisura e dell'impudenza. Infine il Princeps senatus ammise che nel matrimonio e nella procreazione ci sono aspetti sgradevoli (ajniarav tina), ma, aggiunse, non  mancano i vantaggi. Ci sono per giunta i premi promessi dalle leggi:"kai; ta; para; tw'n novmwn a\qla", 8, 4).

 

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 Torno al Timeo  di Platone e concludo

Gli Ateniesi-racconta ancora il vecchio sacerdote egizio.  novemila anni prima avevano le stesse leggi degli Egiziani e pure migliori in quanto la loro città era stata disposta e organizzata dalla dea Atena in un luogo scelto dopo avere notato in esso la mitezza delle stagioni-th;n eujkrasivan tw`n wJrw`n ejn aujtw`/ katidou`sa- 24c6-7)

Gli Ateniesi si opposero all’imperialismo di Atlantide un’isola che, posta davanti alle colonne di Eracle e più grande della Libia e dell’Asia messe insieme,  aveva invaso con tracotanza-u{brei- (24e ) tutta l’Europa e l’Asia. Ma la vostra città sconfisse gli invasori di Atlantide e pose fine una buona volta a una grande potenza-hJ povli~ uJmw`n e[pausevn pote duvnamin (24e). Allora Atene dopo avere affrontato i pericoli estremi, vinse gli invasori e innalzò il trofeo della vittoria – trovpaion e[sthsen (25c)- Aveva liberato tutti i popoli che vivevano al di qua delle colonne d’Ercole.

Una liberazione di nuovo auspicabile

 In tempi successivi però, quando ci furono terremoti violenti e inondazioni, uJstevrw/ de; crovnw/ seismw`n ejxaisivwn kai; kataklusmw`n genomevnwn,   i guerrieri ateniesi sprofondarono tutti sotto terra e l’isola Atlantide allo stesso modo  sparì sommersa dal mare h{ te   jAtlanti;~ nh`so~ wJsauvtw~ kata; th`~ qalavtth~ du`sa hjfanivsqh- Quel mare è ancoa impercorribile e inespoìlorabile siccome è di notevole impedimento il fango che produsse l’isola andando a fondo (Timeo, 25c-d).

Bologna 25 marzo 2023 ore 8, 58

giovanni ghiselli

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[1] ll problema del calo demografico, adesso di nuovo attuale, era stato posto già nel II secolo a. C., per il mondo ellenico, da Ocello lucano e da Polibio il quale viceversa notava la virtù delle matrone romane. Nel libro XXXVI delle Storie  viene ricordata la crisi demografica della Grecia, una carenza di bambini e un generale calo di popolazione ("ajpaidiva kai; sullhvbdhn ojliganqrwpiva", XXXVI 17, 5) che hanno rese deserte le città, senza guerre né epidemie. In questo caso non si tratta di interrogare o di supplicare gli dèi poiché la causa del male è evidente: gli uomini hanno cominciato ad abbandonarsi all'arroganza, all'avarizia, alla perdita di tempo, a non volersi sposare, o se si sposavano, a non allevare i figli, tranne uno o due per poterli lasciare nel lusso. Basta poco dunque perché le case restino deserte, e, come succede per uno sciame di api, così anche le città si indeboliscano. Il rimedio è evidente: cambiare l'oggetto dei nostri desideri o fare leggi che costringano a crescere i figli generati. Non occorrono veggenti né operatori di magie!

 

 

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