NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica

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sabato 18 marzo 2023

ARISTOFANE - "La pace". 11. Irene amica delle viti oltre che delle vite umane


 
I due pestelli spacciati. Irene amica delle viti oltre che delle vite umane
 
Polemo dunque manda il suo servo Tumulto a Sparta e gli ordina di tornare preso tacuv (275)
Trigeo prega perché al servo di Polemo si storcano i piedi e non possa portare il pestello spartano.
 
Ora i pestelli  occidentali propongono l’incriminazione di uno dei contendenti. L’unico risultato che può avere tale trovata è l’allontanamento delle trattative, della stessa pace.
 
Torna Tumulto temendo punizioni perché non ha potuto portare Brasida: anche i Lacedemoni hanno perduto il loro pestello: Brasida è morto combattendo ad Anfipoli nel 422.
Trigeo è soddisfatto: ora la pace è meno lontana.
Ma Polemo non è rassegnato: dice che andrà dentro a fabbricare un pestello (288).
 
Oggi c’è l’invio di sempre altre armi perché la guerra continui.
 
Ma Trigeo è ottimista. Esorta comunque a tirare fuori la pace cara a tutti- ejxelkuvsai  th;n pa`sin Eijrhvnhn fivlhn 294 prima che un altro pestello a sua volta lo impedisca- pri;n e{teron  au\ doivduka kwlu`saiv tina (295).
 
Morto un capo guerrafondaio gli speculatori, i cambiavalute dei corpi, ne mandano avanti un  altro.
 
Trigeo invita cittadini, meteci, stranieri e alleati a darsi da fare per imporre la pace.
 
Segue la Parodo.
 Il coro è formato da contadini. Proclamano la liberazione- swteriva dalla guerra. Se non ora quando mai potremo liberarci dai tassiarchi, gli ufficiali con le tuniche rosse, e dal guerrafondaio Lamaco?
 
Questo era già stato sbeffeggiato da Aristofane negli Acarnesi.
Ne cito alcuni versi
Il coro dei carbonai del demo di Acarne a un certo punto (vv.557 e sgg.) si divide in due semicori: uno convinto da Diceopoli a condannare la guerra, mentre l’altro continua a dargli torto e ad approvare il conflitto, tanto che chiama in aiuto lo stratego guerrafondaio:
"Lamaco sguardo di folgore
tu che sull'elmo hai la Gorgone, soccorrici
o Lamaco, caro, compagno di tribù" (566-568).
Lamaco interviene con atteggiamenti da miles gloriosus cioé da spaccone e gradasso: apostrofa Diceopoli chiamandolo pezzente -ptwcov"- e minacciandolo.
Questo si difende ricordando di essere
 "buon cittadino-polivth" crhstov"- 595 e non un intrigante,
 e da quando c'è la guerra un buon soldato stratwnivdh"  mentre tu sei un misqarcivdh" (596-597), un signore dalla paga alta.
Lamaco sarà uno dei capi della spedizione in Sicilia dove morirà nel 414.
 
In questa parodo della Pace i contadini annunciano la luce di un giorno ostile a Lamaco- hjmevra h{de misolavmaco~- (304)
Quindi il coro si rivolge a Trigeo mettendosi a disposizione per propiziare il ritorno e la rinnovata consacrazione della dea più grande di tutte e più amica delle nostre viti- th;n qew`n pasw`n megivsthn kai; filampelwtavthn (308) la Pace naturalmente che noi studiosi possiamo considerare amica anche nostra.
Trigeo teme che i coreuti gridando riattizzino lo spirito guerriero che infiamma le viscere di Polemo- o{pw~ mh; to;n Povlemon ejkzwpurhvset j kekragovte~- 309- 310
Il Coro vuole esultare dato che è sospesa la chiamata alle armi dalla morte dei pestelli, ma Trigeo teme che quel Cerbero là sotto venga tra i piedi –ejmpodwvn-315- a incepparli e ostacolare la liberazione della bella Irene.
Il coro pensa di averla già in mano e che nessuno gliela possa togliere. ijou` ijou` 317.
I coreuti esultano come per la conquista di una bella ragazza.
Trigeo però continua a raccomandare prudenza e tira fuori di nuovo i piedi: questa volta quelli di Polemo che manderà tutto per aria a calci- pavnta suntaravxei  toi`n podoi`n (319).
Ma in tale giornata i contadini non possono smettere di esultare  ouj ga;r hjmei`~ thvmeron pausaivmeq  j a[n (321).
Il popolo che vota la guerra o comunque ne applaude l’inizio  poi ne desidera presto la fine.
Ecco perché la propaganda bellicista fa di tutto per spingere a odiare l’altro popolo, quello “nemico”.
Bologna 18 marzo 2023 ore 20, 15 giovanni ghiselli.   
p. s.
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