domenica 19 marzo 2023

ARISTOFANE - "La pace". 12. I vantaggi della pace


Trigeo è spaventato dalla baldoria prematura dei contadini: tiv to; kakovn; 322, teme che la fretta rovini la sua bella impresa di recupero della pace.
Il corifeo risponde: non sono io che voglio rappresentare figure di danza-schmativzein- 324 ma le gambe per la gioia le gambe danzano da sole senza che io le muova - oujk ejmou` kinou`nto~ aujtw; tw; skevlei  coreuveton- 325
Trigeo non lo sopporta questa impazienza e ordina nuniv g j e{t j   pau `’ ojrcouvmeno~ 326, per ora basta e smetti di danzare.
Il coro annuisce, ma Trigeo gli fa notare che non ha smesso davvero. Il corifeo chiede di poter allungare ancora un passo. E’ come invasato da Tersicore e pure da Dioniso.
Sentiamo Nietzsche
Il dionisiaco ha analogia con l’ebbrezza. Quando “ si destano quegli impulsi dionisiaci, nella loro esaltazione l’elemento soggettivo svanisce in un completo oblio di sé.  Anche nel medioevo tedesco schiere sempre più vaste si agitavano sotto lo stesso potere dionisiaco cantando e danzando, muovendosi da un luogo a un altro: in quei danzatori di San Giovanni e di San Vito, noi riconosciamo le schiere bacchiche dei Greci con la loro preistoria in Asia Minore, fino a Babilonia e alle Sacee orgiastiche.
 
Vediamo che cosa sono
Berosso vissuto tra il 350 e il 270 compose in greco la Storia di Babilonia (Βαβυλωνιακav )  dove  racconta anche di una festa babilonese, la Festa delle Sacee, che durava cinque giorni e durante la quale i rapporti sociali si invertivano: gli schiavi comandavano i padroni (similmente all'originario Carnevale o ai Saturnali romani). Durante questa festa si svolgeva un rito: si liberava un condannato a morte, per cinque giorni egli poteva comportarsi da re (vestirsi regalmente, usare le insegne reali, banchettare con i dignitari, frequentare l'harem del re), ma al termine della festa veniva ucciso. Secondo la religione babilonese, infatti, gli dei donavano privilegi al popolo in cambio della morte di un re: non si poteva però sacrificare il vero re, così si uccideva un criminale.
 
Torniamo a Nietzsche
Ci sono uomini che, per mancanza d’esperienza o per ottusità, distolgono lo sguardo da tali fenomeni come da “malattie popolari”, schernendoli o compiangendoli nella coscienza della propria sanità: i poveretti non sospettano certo quanto cadaverica e spettrale apparirebbe questa loro “sanità”, quando passasse loro accanto fremendo la vita ardente degli invasati da Dioniso” ( La nascita della tragedia, capitolo  1)
 
Trigeo consente un altro passo ai coreuti, uno solo.
Il corifeo promette che smetteranno se è per giovare alla buona causa di Trigeo
Tuttavia non riesce a fermarsi, invasato com’è: alza la gamba destra, poi la sinistra e aggiunge: “sono allegro h{domai e godo gevghqa- e scoreggio- pevporda- e rido gelw` più che se mi fossi spogliato della vecchiaia dal momento che sono sfuggito allo scudo” 335-336).
Viene in mente il famoso frammento di Archiloco che non si duole di avere abbandonato lo scudo poiché ha salvato la vita.
La guerra e  le armi in Archiloco  sono   strumenti usati per procurarsi da mangiare e da bere, non senza   cercare nel contempo di salvarsi la pelle, come risulta dal frammento6D.:
 
"uno dei Saii si vanta dello scudo, arma incensurabile
che, senza volere, lasciai presso un cespuglio.
Ma ho salvato la vita: che mi importa di quello scudo?
Vada in malora, presto me ne procurerò uno non peggiore". Distici elegiaci
 
Trigeo suggerisce di prendere tempo prima di fare festa. Non è ancora arrivato  il momento
“ma una volta che abbiamo preso lei-la pace- allora  sì rallegratevi, e gridate e ridete- ajll j o{tan lavbwmen aujthvn, thnikau`ta caivrete-kai; boa`te kai gela`t  jj  338-339 poiché allora davvero vi sarà possibile navigare, rimanere a casa, fottere, dormire e andare a vedere le grandi feste solenni -dh  ga;r  ejxevstai toq  j   uJmi`n-plei`n- mevnein kinei`n kaqeuvdein,- eij~ panhguvrei~ qewrei`n- 340-342-
E anche banchettare, giocare al cottabo, condurre una vita dissoluta, e gridare iuh iuh!. ejstia`sqai- kottabivzein- subriavzein- ijou` kekragevnai
Il gioco del cottabo consisteva nel lanciare il  vino rimasto in fondo a una coppa dentro un vaso posto a distanza: una specie di gocciacanestro
 
Bologna 19 marzo 2023  ore 18, 45 giovanni ghiselli
p. s
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