“L’uomo tragico afferma anche il dolore più aspro: è abbastanza forte, ricco e divinizzatore per ciò. Il cristiano nega anche il destino più felice in terra: è tanto debole, povero e diseredato da soffrire ogni forma di vita”. –(Nietzsche, Frammenti postumi Primavera 1888)
Quanto ero un bambino in chiesa mi facevano cantare queste parole con voce stridula. Una cosa da fare pietà.
Salve, regina, mater misericordiae,
vita, dulcedo et spes nostra, salve.
Ad te clamamus exsules filii Hevae,
ad te suspiramus gementes et flentes
in hac lacrimarum valle.
Eia ergo, advocata nostra, illos tuos
misericordes oculos ad nos converte,
et Jesum, benedictum fructum ventris tui,
nobis, post hoc exsilium, ostende.
O clemens, o pia, o dulcis Virgo Maria.
Nella parrocchia di Santo Terenzio, il patrono di Pesaro, ci davano pure da intendere che in Paradiso sarebbero andati soltanto bambini e bambine che come questa acclamata regina non avessero mai avuto rapporti sessuali. Insomma volevano farci credere che il paradiso fosse un Vespasiano aulente. Cristo che ha perdonato l’adultera e ha rimesso i peccati alla peccatrice seriale poiché ha amato molto, non ha niente a che vedere con questo.
Solo dopo i 22 anni compresi l’inganno, e mi diedi al libertinaggio protratto poi per decenni. E ogni volta che ho trovato un’amante focosa ho ringraziato Dio buono di avermi collocato in hac cachinnorum valle.
Bologna 26 marzo 2023 ore 12, 10 giovanni ghiselli
p. s.
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