lunedì 13 marzo 2023

ARISTOFANE - "La pace". 10. I brindisi macabri

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Polemo chiama il suo servo Kudoimov~, Tumulto.
Gli rinfaccia lo stare ozioso ajrgov~ (256)  e gli dà un cazzotto - kovndulo~ -
E’ un pugno inasprito con l’aglio, commenta Tumulto.
Polemo ordina di portargli ajletrivbanon un pestello, di corsa - trevcwn - 259. Ma hanno traslocato e lo hanno lasciato dov’era, gli ricorda Tumulto.
Sicché Polemo ordina di andare a prenderlo dagli Ateniesi
Tumulto si affretta per non dover prendere altre botte e piangere eij de; mh; ge, klauvsomai.  262
Trigeo invece depreca il ritorno di Tumulto col pestello che identifica con il demagogo beniamino del popolo: Cleone che sconvolge la città. Ma Cleone è rimasto ucciso ad Anfipoli nel 422 e Tumulto annuncia ajpovlwl j aJletrivbano~ oJ bursopwvlh~ (269- 270), è morto il pestello, il mercante di cuoio che sconvolgeva l’Ellade - o}~ ejkuvka th;n jEllavda (270)
Trigeo ne è contento –eu\ poiw`n- ajpovlwl j ejkei`no~  kajn devonti th`/ povlei 271-272 , ha fatto bene a morire colui e opportunamente per la città prima di versarci addosso la sua salsa agliata.
In diversi testi non è vietato esultare quando un nemico muore.
Ricordo Alceo
Ora bisogna ubriacarsi e che si beva
a tutta forza, poiché è morto Mirsilo". (nu`n crh` mequvsqhn kai; tivna pro;~ bivan- pwvnhn, ejpeidh; kavtqane Mursilo~,  fr. 39 D.)
 
Poi  Orazio che per la morte di Cleopatra scrisse (Odi , I, 37, 1-2):"nunc est bibendum, nunc pede libero/pulsanda tellus ", ora bisogna bere, ora con piede libero battere il suolo.
Prima di questo era un’empietà tirare fuori il Cècubo
Dalle cantine degli avi, finché una regina preparava
Folli rovine al Campidoglio e morte all’impero
Col suo gregge appestato di uomini
Ripugnanti e malati, sfrenata nello sperare
Qualsiasi cosa e ubriacata dalla fortuna favorevole.
 
Mirsilo era il tiranno che mandò Alceo in esilio da Mitilene e  la regina d’Egitto- Capitolio- dementis ruinas-  regina funus et imperio parabat”.
 
Questo tripudio sul cadavere del nemico morto può non incontrare la nostra approvazione: Freud in Totem e tabù  cita Il ramo d’oro di Frazer a proposito di un tabù che riguarda il trattamento dei nemici.
“Nell'isola di Timor si pratica il rito della riconciliazione. Quando un drappello di guerrieri torna vittorioso da un’azione di guerra portando le teste dei nemici uccisi, il capo della spedizione è per lo più sottoposto a rigide restrizioni”[1]. Segue le citazione di alcune parole di Frazer: “Al momento del solenne arrivo dei vincitori, vengono offerti sacrifici per placare le anime dei nemici; altrimenti si dovrebbe temere delle sventure per i vincitori. Viene eseguita una danza, accompagnata da un canto in cui si piange il nemico abbattuto e si chiede il suo perdono: ‘non adirarti, perché la tua testa è con noi, se la fortuna non ci fosse stata tanto benigna, ora forse le nostre teste penderebbero nel tuo villaggio. Abbiamo offerto un sacrificio per placarti. Ora il tuo spirito può essere soddisfatto e lasciaci in pace. Perché ci sei stato nemico? Non avremmo fatto meglio a rimanere amici? Allora il tuo sangue non si sarebbe sparso e la tua testa non sarebbe stata tagliata”[2]
Questi “selvaggi” sono più umani di quelli che compiono le stragi nella guerra in corso e se ne vantano. E pure di quelli che non si scusano dopo avere lasciato morire annegati nel mare un centinaio di persone in buona parte bambini.
Ma torniamo alla Pace di Aristofane
Polemo ordina a Tumulto di andare a Sparta per prendere un altro pestello.
Tumulto esce per andare a Lacedemone mentre Polemo lo incalza.
Il secondo pestello è il comandante spartano Brasida, già morto anche lui come vedremo
Potrei fare i nomi di Putin e Zelenskj ma sarebbe inappropriato: intanto perché questi due non vanno a combattere mentre mandano altri a uccidere e morire, poi perché non sono solo il presidente ucraino e quello russo a volere la guerra ma tanti altri politici ciechi di mente.


Bologna 13 marzo 2023 ore 18, 25 
giovanni ghiselli

p. s
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[1] Freud, Totem e tabù pp. 58-59
[2] Frazer, Il ramo d’oro, p. 166

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