Voglio citare e commentare alcune parole da Zarathustra III: “ Per una volta ancora io voglio andare dagli uomini: tra loro voglio tramontare, morendo voglio donare loro il più ricco dei miei doni! Questo l’ho imparato dal sole che di ricchezza sovrabbonda quando va giù: attingendo da tesori inesauribili ricolma d’oro il mare, così che anche il più povero dei pescatori rema con remi d’oro! Questo io vidi, infatti una volta, né mi saziai di lacrime al vederlo” (Di antiche tavole e nuove, 3).
Queste parole mi tornano in mente quando dal molo più avanzato nel mare del porto di Pesaro vedo il sole che cala sull’acqua marina nei giorni di massima luce: tra il 14 maggio e il 31 luglio. Anzi, se uno si sporge dall’estremità nord occidentale del molo fino a rischiare un tuffo, si vede ancora uno spicchio di sole cadere dentro l’acqua purpurea la sera del primo agosto intorno alle 20 e 20 ora legale. E’ il commiato dell’estate che poi è finita anche se chiudono le fabbriche solo allora perché gli operai non devono trarre luce e calore dal cielo e possono andare in vacanza solo alla fine della stagione più bella e speranzosa, la meno dolente per noi mortali.
“Sopraggiunsero i migliori giorni dell’anno: i primi giorni di giugno” (Ivan Turgenev, Padri e figli, X , p.56, Mondatori, 1980)
Bologna 11 marzo 2023 giovanni ghiselli
p. s.
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