domenica 12 marzo 2023

Apollineo e Dionisiaco in termini di geopolitica.


 

Ottaviano già all’inizio del triumvirato (43 a. C.) si identificava con Apollo, il dio della giusta misura, del conosci te stesso, del nulla di troppo.

Antonio invece aveva preso come modelli prima Eracle, poi Dioniso, il dio  del vino, delle feste ,  della gioia e pure del dolore.

Quando Antonio, nelle vesti di Dioniso-Osiride, incontrò a Tarso la regina d’Egitto nel costume di Afrodite-Iside, furono in molti a pensare che il volto del mondo stesse cambiando, come se si fosse all’inizio di una nuova età più felice. L’incontro a Tarso è del 41.

Ne nacque una storia d’amore tra le più famose di sempre. I due amanti “dionisiaci” vennero sconfitti da Ottaviano nella battaglia navale di Azio (31 a. C.) e l’anno successivo si suicidarono entrambi

“In campo oratorio Antonio era un seguace dello “stile asiano”, sontuoso e immaginifico (Suet. Aug. 86, 2), appunto “orientale”, che i classicisti (o atticisti), e con loro lo stesso Ottaviano, consideravano non solo esteticamente sgradevole, ma anche moralmente corrotto”[1].

“Apollo era il Purificatore, contrario a ogni forma di eccesso, e in quanto tale poteva ben rappresentare la parte dell’Italia che nello scontro decisivo si opponeva all’Oriente e alla sua luxuria, all’Egitto con le sue divinità dalla testa animale e il suo libertinaggio ”[2].

A Roma “Ottaviano, il favorito di Apollo, appariva come uomo d’ordine e tutore della moralità (…) Cassio Dione racconta che Antonio e Cleopatra posavano per quadri e statue dicendo lui di essere Osiride e Dioniso, e lei Selene e Iside.

E’ significativo che tra le molte figure mitologiche presenti sullo sfondo dell’impero non si trovi mai quella di Dioniso. La figura del dio si era “bruciata” con la sconfitta di Antonio”[3].

 

 Brevissimo commento

Lo scontro Oriente Occidente è uno degli eterni ritorni della storia.

Quello che non torna è lo stile di chi sapeva raccontare artisticamente e commentare questo conflitto  senza eliminare del tutto l’obiettività “epica” inaugurata da Omero con la guerra di Troia:  Erodoto, Orazio, Plutarco, Shakespeare per ricordare solo  i primi nomi che mi vengono in mente.

Ora, se pure lo scontro di culture, addirittura di civiltà continua, non ci sono più gli aedi capaci di individuare le ragioni antiche e presenti delle guerre, né vi è alcun cronista in grado di riconoscere aspetti di  umanità al nemico: chi le racconta si limita a ripetere gli opposti ritornelli dell’una o dell’altra propaganda. Slogan pubblicitari privi di ogni bellezza e pieni di evidenti menzogne.

 

 

Bologna 12 marzo 2023 ore 11, 12  giovanni ghiselli

p. s.

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[1] Zankler, Augusto e il potere delle immagini, p. 71.

[2] P. Zanker, Augusto e il potere delle immagini, pp. 55 sgg.

[3] Zankler, Op. Cit., p. 63 e p. 71

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